Quando il lavoro influisce sulla salute mentale degli espatriati
Nel suo rapporto 2024 "A global state of mind" dedicato alla salute mentale degli espatriati, l'assicuratore internazionale AXA fa un'osservazione allarmante: 4 espatriati su 5 soffrono di problemi di salute mentale. Lo studio, condotto tra il 15 novembre e l'11 dicembre 2023, ha raccolto 16.000 testimonianze di espatriati di età compresa tra i 18 e i 75 anni in 16 nazioni (Stati Uniti, Giappone, Germania, ecc.).
Più della metà (54%) degli espatriati intervistati ritiene che la propria salute mentale non sia adeguatamente tutelata dall'azienda per cui lavorano. Questo dato è superiore di 6 punti rispetto al 2022. La percentuale è più alta tra i giovani lavoratori stranieri (49% nella fascia di età 18-24 anni). Le donne sono più colpite (34%) degli uomini (14%). Queste differenze sollevano il problema della discriminazione di età e di genere. Non tutti i lavoratori sono uguali sul mercato del lavoro internazionale. In alcuni Paesi la legislazione sta regredendo per quanto riguarda i diritti delle donne. Altri offrono poche prospettive agli espatriati senior (ad eccezione di manager e professionisti altamente qualificati).
Per l'80% degli intervistati, i problemi di salute mentale sono riconducibili a un ambiente di lavoro malsano. Secondo chi ha condotto lo studio, i problemi di salute mentale si manifestano in modo diverso: ogni persona è unica e reagisce in modo diverso. C'è chi perde fiducia in sé stesso, chi perde l'appetito, chi si sente perso. Altri sviluppano disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, stanchezza o noia cronica (bore-out).
Proteggere la carriera e la salute
Raffreddori e mal di gola ricorrenti, dolori, perdita di concentrazione, ritmi rallentati... I problemi di salute mentale si manifestano con sintomi che assomigliano a quelli di malanni comuni. Ma quando il numero di giorni di malattia aumenta, è il momento di farsi due domande. Periodi di malattia frequenti non aiutano gli espatriati a riposare e recuperare, bensì sono la prova della loro sofferenza. Lo studio rivela che, nel 2023, il 27% degli espatriati intervistati ha preso almeno un congedo per malattia a causa di un disagio psicologico. Anche in questo caso, i giovani sono i più colpiti (54%) così come i manager (38%).
I lavoratori stranieri sono più vulnerabili e più propensi a richiedere permessi per malattia. L'anno scorso, i lavoratori stranieri hanno richiesto il doppio dei giorni di malattia rispetto ai lavoratori locali.
Per non compromettere la carriera, gli espatriati preferiscono ignorare i segnali della loro sofferenza mentale, che può essere psicologica e/o fisica. Lo studio sottolinea che il disagio psicologico non è meno importante di quello fisico. Anzi, le due cose sarebbero correlate. Una recente indagine sugli operatori sanitari stranieri espatriati in Kuwait ha rivelato che l'85,9% di loro è stato vittima di qualche forma di violenza. Il 77,3% è stato esposto a violenza fisica. Il 48,8% ha subito violenza psicologica. L'indagine è stata condotta dalla dott.ssa Hoda Al-Gharib (Ministero della Salute del Kuwait).
Dovresti parlare al tuo datore di lavoro del tuo disagio psicologico?
Vai all'estero per cambiare vita o per fare carriera? Con chi dovresti confidarti quando il lavoro ti crea sofferenza? Anche se la crisi sanitaria ha riportato la tutela della salute mentale al centro degli obiettivi aziendali, il quadro rimane eterogeneo. Alcuni Paesi sono all'avanguardia, mentre altri sono fermi. I lavoratori stranieri (così come quelli locali) hanno difficoltà a confidarsi con i superiori. E' quello che è emerso tra gli intervistati del sondaggio: il 52% ha ammesso di avere difficoltà a parlare dei propri problemi psicologici. Questo perché la salute mentale è una questione intima e personale.
Ecco perché molti dipendenti preferiscono nascondere il proprio disagio psicologico e/o problemi mentali. Alcuni non osano nemmeno consultare un medico del lavoro, per paura di compromettere la carriera. Delle soluzioni comunque esistono, e fare carriera preservando la salute mentale è possibile.
Carriera all'estero: consigli per preservare la tua salute mentale
Carriera all'estero e benessere si possono coniugare. Mentre l'OMS continua a sensibilizzare i governi sull'urgente necessità di tenere in maggiore considerazione il benessere sul lavoro, le aziende e i lavoratori si stanno attivando per cambiare la situazione.
Ridefinire il proprio lavoro
Qualsiasi attività professionale può essere stressante. Tuttavia, lo stress varia a seconda dei compiti da svolgere, dal livello di responsabilità, dalle scadenze da rispettare e dai pericoli che comporta (materiali sensibili da trasportare, assistenza ai malati ecc.) Quale carriera ti piacerebbe intraprendere all'estero? Quanto conta per te fare carriera? Per alcuni si tratta di dirigere un'impresa all'estero e di raggiungere i piani alti, per altri si tratta di una realizzazione personale. Tu da che parte propendi?
Fare bene, senza esagerare
Qualunque sia la tua definizione di "fare carriera", non esagerare. Molti espatriati oltrepassano il limite per fare bella figura con il datore di lavoro. Può capitare, una tantum, di passare la notte in bianco per terminare un progetto o un incarico. Ma quando lavorare sotto stress è la norma, hai superato il limite. Attenzione al sovraccarico di lavoro e al burnout. L'espatrio professionale non significa che tutta la tua vita debba ruotare intorno alla carriera.
Informati sul valore che dà l'azienda alla salute mentale
La tua azienda tiene conto del benessere dei suoi dipendenti? Hai avuto modo di parlarne con il tuo datore di lavoro? Se da un lato alcuni espatriati non si fanno più scrupoli a parlare di salute mentale durante il colloquio di lavoro, altri sono riluttanti. Gli stessi esperti del settore sono divisi sull'argomento. Dovresti parlare di salute mentale? Dovresti dire al futuro datore di lavoro che hai sofferto di depressione o di qualsiasi altra malattia legata alla salute mentale? Chi è a favore afferma che i tempi sono cambiati e i datori di lavoro sono più comprensivi. Per loro, sollevare la questione è anche un buon modo per "mettere alla prova" l'azienda straniera. Se non sono a loro agio, gli espatriati possono rifiutare l'incarico.
Esprimiti e proteggiti
La tua azienda organizza seminari sul benessere o gruppi di discussione? C'è un medico del lavoro? Come sono disposti gli uffici? Come è organizzato il lavoro? Com'è l'atmosfera lavorativa? C'è libertà di parola? La risposta a tutte queste domande ti darà un'idea più precisa di come la salute mentale e il benessere siano tenute in considerazione all'interno dell'azienda.
Non avere paura di esprimerti. Se non riesci a farlo con il tuo manager, rivolgiti a qualcuno di cui ti fidi. Amici conosciuti sul posto o altri espatriati, gruppi di ascolto, associazioni... Se non esiste una struttura fisica nella tua città, rivolgiti ai gruppi online. Valuta la possibilità di mettere in pausa la carriera, se senti che la situazione ti sta sfuggendo di mano. È meglio procedere più lentamente, e preservare il proprio equilibrio.