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Le conseguenze della vittoria dei laburisti sulle politiche di immigrazione del Regno Unito

 Sir Keir Starmer
Fred Duval / Shutterstock.com
Scritto daAmeerah Arjaneeil 10 Luglio 2024

Il 4 luglio 2024, i 14 anni di governo del Partito Conservatore del Regno Unito sono giunti al termine. Le elezioni generali lampo hanno portato a una vittoria schiacciante del partito laburista, guidato da Keir Starmer. Quali sono le promesse del nuovo governo in materia di immigrazione? Quali sono le conseguenze per gli espatriati e quali sono le loro preoccupazioni e speranze?

Il Partito Laburista ha ottenuto una schiacciante maggioranza in Parlamento

A maggio, il Primo Ministro conservatore uscente Rishi Sunak annunciava elezioni lampo per il 4 luglio. Dopo una breve ma intensa campagna elettorale durata sei settimane, i britannici e gli espatriati con diritto di voto sono andati alle urne. Come previsto, il Partito Laburista ha vinto, conquistando 412 dei 650 seggi in Parlamento. I Conservatori (Tories) hanno solo 121 parlamentari.

I Liberaldemocratici, un partito più giovane che si colloca al centro dello spettro politico, hanno più seggi rispetto al passato. Possono ora contare su 73 deputati. Anche il partito di estrema destra e anti-immigrazione Reform UK ha ottenuto risultati migliori di prima, conquistando 5 seggi. Si è registrato anche un aumento del numero di seggi ottenuti dal Partito Verde e da candidati di sinistra indipendenti o appartenenti a piccoli partiti. Anche il partito nordirlandese Sinn Féin, il Partito Nazionale Scozzese e il partito gallese Plaid Cymru hanno ottenuto alcuni seggi.
Grazie a una maggioranza forte, il Partito Laburista sarà probabilmente in grado di far passare molte delle sue proposte di legge nei prossimi 5 anni. Sebbene queste elezioni segnino uno spostamento generale dalla destra al centro-sinistra, non si prevede che le leggi sull'immigrazione subiscano grandi cambiamenti.

Qual è la posizione del nuovo governo nei confronti dell'immigrazione?

Il nuovo governo laburista non ha una posizione radicalmente diversa in materia di immigrazione rispetto a quella del precedente governo Tory: vuole ancora ridurre, piuttosto che aumentare, l'immigrazione nel Paese, e questa potrebbe non essere una buona notizia per gli espatriati che vogliono trasferirsi nel Regno Unito. Ecco un riepilogo dei loro obiettivi sull'immigrazione:

  • Eliminare il controverso Progetto Rwanda proposto dal governo conservatore. Questo progetto prevedeva la deportazione degli immigrati privi di documenti, compresi i richiedenti asilo che arrivavano su piccole imbarcazioni, in questa nazione dell'Africa orientale. Il primo giorno del mandato, Starmer ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale, eliminado il progetto
  • Ridurre la migrazione netta e formare la forza lavoro locale in competenze chiave, per assumere meno espatriati. Il governo darà la priorità alla formazione di personale locale per coprire i posti di lavoro nei settori della sanità, della tecnologia, dell'ingegneria e dell'edilizia, settori che storicamente hanno fatto molto affidamento sugli stranieri. Pur non imponendo un tetto ufficiale all'immigrazione o al numero di visti rilasciati, l'obiettivo è quello di ridurre l'immigrazione netta dalla cifra attuale di circa 700.000 a 350.000 persone all'anno.
  • Aggiungere ulteriori restrizioni ai visti per diminuire l'immigrazione netta. Per prima cosa, il governo vuole aumentare il requisito di reddito che un cittadino britannico, o un residente permanente, deve soddisfare per poter sponsorizzare un partner straniero (per l'ottenimento di un visto per partner). Attualmente il requisito di reddito è di 29.000 sterline, una cifra ci si avvicina allo stipendio medio nazionale. L'importo esatto dell'aumento non è ancora noto. Il governo intende inoltre inasprire le regole per i datori di lavoro locali che sponsorizzano lavoratori stranieri. Alle aziende che non investono a sufficienza nella formazione della forza lavoro disponibile, o che sottopagano i dipendenti, potrebbe essere vietato di sponsorizzare gli espatriati. Se un'industria non rispetta il piano del governo per la forza lavoro, i posti di lavoro in quel settore saranno rimossi dalla Immigration Salary List. Si tratta di un elenco di lavori che presentano carenze e per i quali i candidati espatriati possono ottenere più facilmente un visto per lavoratori qualificati.
  • Nessuna intenzione di ripristinare il programma di mobilità giovanile con l'UE dopo la Brexit. Questo programma avrebbe permesso ai giovani europei (tra i 18 e i 30 anni) di trasferirsi nel Regno Unito per un massimo di quattro anni per qualsiasi scopo, che si trattasse di lavorare, studiare o semplicemente viaggiare. Brutte notizie per i giovani cittadini europei desiderosi di vivere un' esperienza nel Regno Unito!

Le speranze e le preoccupazioni degli espatriati nel Regno Unito

Abbiamo intervistato diversi espatriati che attualmente vivono nel Regno Unito. I loro profili sono diversi: alcuni sono studenti stranieri che intendono lavorare qui dopo la laurea, mentre altri hanno un visto per partner o per lavoro. Una delle principali preoccupazioni in materia di immigrazione è il costo elevato dei visti, e sperano che il nuovo governo li abbassi. Sono anche allarmati per le difficoltà che si incontrano nell'ottenere un visto di lavoro.

Durante il governo del Partito Conservatore, in particolare durante il mandato di Rishi Sunak, le spese per i visti sono salite alle stelle. Prima del 2015, gli espatriati nel Regno Unito potevano accedere all'assistenza sanitaria pubblica dell'NHS alle stesse condizioni dei locali, senza alcun costo aggiuntivo. Nel 2015, però, il governo Tory ha introdotto il supplemento sanitario per l'immigrazione (IHS), a carico degli espatriati, per finanziare l'NHS in difficoltà. Nel 2015 la tassa IHS era di 200 sterline all'anno. Quasi un decennio dopo, nel 2024, è cinque volte superiore: 1.035 sterline all'anno!

All'inizio del 2024, Sunak ha aumentato le tasse dell'IHS del 66%. È previsto un piccolo sconto per gli studenti internazionali e per i figli degli espatriati con meno di 18 anni. Per loro la tariffa è di 776£ all'anno, che resta comunque alta. Il costo totale per ottenere il Graduate Visa, che è il visto di lavoro più semplice da ottenere dopo aver completato gli studi in un'università britannica, è ad oggi di circa 3.000 sterline (include una tassa di 2.000 sterline per l'IHS per due anni).

Una studentessa indiana intervistata dice di non avere altra scelta se non quella di fare il turno di notte in un pub, per potersi permettere il Graduate Visa dopo la laurea. Sta facendo un master in una prestigiosa università londinese, ed è esausta. Stessa situazione per tanti altri giovani del Commonwealth con cui abbiamo parlato. I loro Paesi d'origine hanno valute molto più deboli della sterlina britannica, quindi le spese per il visto rappresentano una spesa gravosa. Un altro studente indiano ha paura che, dopo aver pagato il Golden Visa, gli rimangano pochi risparmi a cui attingere in caso di necessità.
Questi studenti universitari sperano che il nuovo governo consideri di ridurre le tariffe dei visti, ma non sembra un'opzione possibile, dato che l'obiettivo dei laburisti è di rendere il mercato del lavoro meno dipendente dagli stranieri. Al momento, il nuovo governo non ha fatto alcun annuncio in merito ai costi dei visti di lavoro.

E gli espatriati con un visto per partner o per ricongiungimento familiare? Abbiamo intervistato un espatriato argentino di circa 30 anni che ha un visto per partner. Lavora come cuoco in una zona rurale dell'Inghilterra. Spera di comprare una casa con la sua compagna britannica e di mettere su famiglia, ma al momento è difficile perché gran parte dei suoi risparmi sono destinati al rinnovo del visto ogni due anni e mezzo. A breve potrà richiedere l'Indefinite Leave to Remain (cioè la residenza permanente) dato che sono 5 anni che vive nel Regno Unito. La richiesta di residenza permanente costa circa 3.000 sterline, ma almeno non dovrà più rinnovare il visto per partner.

Le alte spese per i visti si ripercuotono anche sugli espatriati che svolgono lavori di primaria importanza, come quelli nel settore sanitario. Sky News riporta che alcuni infermieri espatriati che lavorano nell'NHS sono costretti a fare i conti con debiti e indigenza a causa dell'aumento del supplemento sanitario legato al loro visto. Nonostante lavorino per il servizio pubblico finanziato dalla tassa, non beneficiano di alcuno sconto o esonero.

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