Quasi l'80% degli espatriati ha avuto problemi digestivi
La compagnia assicurativa Allianz ha pubblicato quest'anno uno studio sulla salute intestinale e digestiva degli espatriati. Ha intervistato circa 3.000 espatriati provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Germania, India, Filippine, Singapore e Sudafrica, tra gli altri. La maggior parte degli intervistati ha un'età compresa tra 20 e 40 anni e si sono trasferiti in destinazioni come Emirati Arabi Uniti, Qatar, Singapore, Hong Kong, Svizzera, Regno Unito e Germania.
Il 77% degli intervistati ha dichiarato che i disturbi digestivi hanno compromesso il loro benessere generale. Per il 42%, inoltre, questi problemi sono aumentati dopo il trasferimento all'estero, suggerendo che il nuovo ambiente ha peggiorato la condizione. Per il 46%, lo stress associato alla vita all'estero ha peggiorato la salute digestiva. Gli espatriati dicono di fare un uso eccessivo di cibi in scatola e di alimenti processati, mentre in patria mangiavano più cibi freschi. Il 10% dichiara di avere difficoltà a trovare gli stessi alimenti che consumava a casa.
Una dieta scorretta, vivendo all'estero, può avere ripercussioni sull'apparato digerente, ma non solo. Può anche causare acne e altri problemi alla pelle, alterare i livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue, far aumentare/perdere peso e influire sulla gestione di problemi ormonali cronici.
I fastidi alimentari più frequenti quando si vive all'estero
Troppe spezie
Questo è un problema che interessa gli espatriati che si trasferiscono in Paesi con una cucina piccante. La definizione di “leggermente piccante” può avere una valenza diversa in India, o in Thailandia, rispetto al Regno Unito! Mangiare cibi più piccanti di quelli a cui si è abituati può provocare bruciori di stomaco, acne, ecc.
Fortunatamente, nelle grandi città ci sono sempre dei ristoranti e dei supermercati che propongono alternative senza spezie. Il servizio di catering indiano Homefoodi, ad esempio, disponibile nei principali centri del nord come Delhi e Gurgaon, propone la consegna a domicilio di pietanze non piccanti. Le principali catene internazionali di ristoranti/caffetterie tendono a servire cibi e bevande dal gusto abbastanza standardizzato.
Se vuoi andare a mangiare fuori per assaggiare un piatto locale, chiedi al cuoco di preparare una versione più leggera. Nella cucina tailandese, ad esempio, la zuppa Tom Kha Gai, a base di cocco e pollo, è più delicata della famosa zuppa Tom Yum.
Il latte
Il latte è una bevanda tanto comune, quanto "problematica". Quanto è fresco il latte nel nuovo paese e quanto lattosio contiene? Il latte in polvere è facilmente reperibile e quanto costa? Si trova il latte vegetale?
Fai attenzione: il contenuto di lattosio del latte locale può causare fastidi inaspettati, anche se mangi latticini da sempre. Un'espatriata mauriziana, che abbiamo intervistato, racconta di essere diventata intollerante al lattosio a 30 anni, dopo essersi trasferita a Kigali, la capitale del Ruanda. Il Ruanda ha una solida industria lattiero-casearia, quindi il latte è molto fresco e ricco di lattosio. Questa espatriata era cresciuta bevendo latte in polvere, con un contenuto di lattosio molto più basso, e il suo corpo ha reagito sviluppando un'intolleranza. Quando non sei sicuro che il tuo corpo tolleri i prodotti caseari locali, è più sicuro optare per le alternative vegetali.
Le alternative vegetali variano a seconda della destinazione. Se sei cresciuto nel Regno Unito, potresti essere abituato al latte d'avena o di mandorla. Se ti trasferisci in Cina, noterai che il latte di soia fresco si trova ovunque e a basso prezzo. Se nel tempo ti abitui alla bevanda di soia, comprare quella d'avena o di mandorla a lunga conservazione, importata e costosa, non ha molto senso. Una colazione che si fa spesso in Cina è a base di bastoncini di pasta fritta, chiamati “youtiao”, inzuppati in latte di soia caldo.
Cibi senza glutine
Gli espatriati intolleranti al glutine possono avere difficoltà a trovare prodotti per celiaci all'estero, soprattutto al di fuori delle grandi città. Senza contare che gli alimenti senza glutine possono essere molto più costosi dove la popolazione affetta da intolleranza al glutine è ridotta, o dove c'è una minore consapevolezza della patologia.
Un'opzione salva portafoglio è quella di trovare alimenti locali naturalmente privi di glutine. Il dosa, tipico dell'India meridionale - una crêpe sottile con vari ripieni (tra cui le patate) - è naturalmente privo di glutine perché è fatto con farina di riso e legumi. In Messico, puoi optare per i tacos, la versione preparata solo con farina mais. Dato che la cucina messicana usa tanto mais e riso, non dovrebbe essere difficile trovare piatti che puoi mangiare.
Gli espatriati diabetici, o con altri problemi legati alla resistenza insulinica devono, preferibilmente, consumare riso e pasta integrale. E se non fossero facilmente reperibili nel nuovo paese? Anche in questo caso, il trucco è trovare delle alternative locali. Gli spaghetti di grano saraceno si trovano abbastanza facilmente in tutta l'Asia orientale. Fonti mediche riportano che, avendo un basso indice glicemico, sono adatti ai diabetici. Altri cereali con proprietà simili sono il miglio e la quinoa.
Cibo vegetariano e vegano
Gli espatriati vegetariani e vegani assumono fonti proteiche da cereali, tofu, seitan ecc... Nei Paesi dell'Asia orientale, il buddismo ha contribuito alla nascita di una ricca tradizione culinaria vegetariana/vegana. Nei pressi dei templi buddisti puoi trovare ristoranti vegetariani/vegani; citiamo l'esempio del Tempio Lama nella zona di Dongcheng a Pechino, vicino al quale si trova il ristorante vegetariano Xiu Xiang Zhai!.
Se cucini a casa con ingredienti locali, piuttosto che acquistare cibo da asporto, cerca ricette a base di proteine vegetali che puoi realizzare con ingredienti freschi e del territorio, a prezzi accessibili. Prova il tempeh in Indonesia e nel Sud-est asiatico, o il kimchi in Corea del Sud.
Evita cibi processati o in scatola
Come dimostra lo studio di Allianz, gli espatriati tendono a consumare cibi meno vari e freschi quando vivono all'estero. Le cause sono diverse.
Vivendo in un posto di cui non si conosce ancora la cucina, è più facile ricorrere al cibo in scatola che potrebbe avere un gusto familiare. Può anche darsi che, prima della partenza, qualcun altro cucinasse per te e ora vivi da solo e non hai tempo di metterti ai fornelli perchè lavori tanto. Comprare carne in scatola, o cibi già pronti, è la soluzione più veloce. C'è anche la possibilità che il cibo fresco costi troppo nel Paese di espatrio, e il fast food sia un'opzione più conveniente. Dallo studio di Allianz risulta che gli espatriati che si trasferiscono in destinazioni costose (Regno Unito, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti) consumano una maggior quantità di cibi processati.
Chiedere alla gente del posto dove va a fare la spesa di prodotti freschi, frutta e verdura potrebbe essere una buona idea. Se non hai altra scelta che affidarti a cibi in scatola, acquista degli integratori sotto la supervisione di un farmacista.