Trasferirsi all'estero è la chiave per ritrovarsi?

Vita quotidiana
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Scritto da Asaël Häzaq il 12 settembre, 2024
Ricominciare da capo lasciandosi alle spalle tutto ciò che è familiare - che si tratti di trasferirsi dall'altra parte del mondo o in una nazione vicina, di avviare un'attività, di fare carriera o di inseguire un sogno - è una scelta dettata dalla voglia di riscoprire sé stessi. Trasferirsi all'estero è la chiave per riconnettersi con il proprio io?

È un nuovo inizio o una fuga?

"Lasciare tutto per ricominciare altrove" incarna l'essenza del trasferimento all'estero inteso come percorso alla scoperta di sé stessi. Quando la routine è opprimente e il lavoro diventa un atto meccanico, il trasferimento può servire a ripartire e a ritrovarsi. Trasferirsi all'estero aiuta a prendere una pausa dalla quotidianità e offre un rifugio da problemi personali, come conflitti in famiglia o problemi sentimentali.

Ma si tratta di un nuovo inizio o di una fuga? Esistono due scuole di pensiero. La prima equipara questo tipo di espatrio a una corsa ad ostacoli. E' opinione comune che i problemi non spariscono cambiando paese. Non bisogna fuggire dai problemi, ma affrontarli. La parola “fuggire” ha sempre una connotazione negativa (è equiparata alla debolezza), tranne quando si tratta di fuggire dal pericolo.

La seconda scuola di pensiero, invece, ritiene che fuggire non sia un segno di debolezza. Chi intraprende un progetto di espatrio sa che i problemi vanno al seguito. Cambiare ambiente offre una distanza fisica che favorisce l'introspezione. Fuggiamo dall'ambiente in cui stavamo soffocando per capire meglio noi stessi e ciò che ci circonda. Partiamo per preservare noi stessi e fare un passo indietro.

L'espatrio come modo per fare pace con sé stessi

Viaggiare è terapeutico: il viaggio aiuta a ritrovare la fiducia in sé stessi e a riscoprirsi. Partire per ricordarsi di cosa si è capaci, per rafforzare la propria autostima. L'espatrio ha la stessa funzione, ma con una grande differenza: non si tratta di un viaggio di pochi giorni o  settimane, ma di un trasferimento a lungo termine.

L'espatrio inteso come terapia è un progetto che si costruisce in corso d'opera. Non puoi sapere in anticipo quali saranno gli effetti del tuo soggiorno all'estero. Ma ti dai un'altra possibilità per fare pace con te stesso. Esistono ancora molti preconcetti, che trovano radici a livello culturale. Un errore di percorso, o un fallimento, sono percepiti come qualcosa di negativo. Uscire dal sentiero battuto non è visto di buon occhio. Eppure, uscire dai binari è anche un'opportunità per ricominciare da capo.

Espatrio senza pressioni

E' importante non mettersi troppa pressione addosso. La ricetta per l'espatrio perfetto, o per essere felici all'estero, non esiste. Si tratta piuttosto di trovare il giusto equilibrio tra il viaggio interiore e le iniziative che si prendono nella vita quotidiana.

Dopo la fine della crisi sanitaria, ad esempio, molti viaggiatori hanno intrapreso un progetto di espatrio. Spinti dal desiderio di fuga, dopo un periodo di pausa forzata, sono partiti alla ricerca di "qualcosa" di migliore. Alcuni erano spinti dal desiderio di espatriare almeno una volta nella vita. Altri aspiravano a realizzare i sogni d'infanzia. Il trasferimento è diventato un mezzo per riprendere il controllo della propria vita, ma senza preoccuparsi di dover realizzare dei progetti all'estero.

I sogni a cui ci si aggrappa, o gli obiettivi che ci si prefigge, fanno da elica mettendo in moto l'espatriato. Non è obbligatorio avere successo o "riuscire" a tutti i costi. Il semplice fatto di avviare il progetto di trasferimento è già un risultato positivo. 

Cosa non è l'espatrio

L'espatrio non è una cura miracolosa. In caso di grandi sofferenze o patologie che richiedano cure mediche, devi rivolgerti a un professionista. L'idea di vivere all'estero può essere vagliata dopo la guarigione. Ma non devi investire eccessivamente nell'espatrio, con il rischio di sovraccaricarti di aspirazioni irrealistiche o irrealizzabili, soccombendo alla tensione.

L'espatrio non deve essere un "progetto grandioso", o "il progetto della vita". Non è necessario andare in capo al mondo per ritrovarsi. Il progetto non perde di validità se ci si trasferisce in un Paese vicino.

L'espatrio non è per tutti. Alcuni optano per un soggiorno temporaneo all'estero, altri non viaggiano proprio, ma attuano dei cambiamenti rimanendo nel loro ambiente.

L'espatrio va ben ponderato. Bisogna tenere i piedi per terra e seguire delle tappe precise come la richiesta del visto o del permesso di soggiorno. Per essere realizzabile, il progetto deve essere realistico. Altrimenti rimarrà un sogno.

Cos'è l'espatrio

Certo, l'espatrio può essere una sfida, un bel percorso di vita, una riscoperta nei confronti di sé stessi e degli altri. Ma l'espatrio è prima di tutto :

  • Richiesta di un visto o di un permesso di soggiorno;
  • Disbrigo di lunghe trafile burocratiche;
  • Tanta pazienza;
  • Spese;
  • Contatti regolari con le autorità preposte all'immigrazione.

Un progetto di questo tipo richiede molte energie. Il viaggio interiore non inizia nel Paese straniero, ma con le pratiche da sbrigare per andarci. È qui che il viaggiatore mette alla prova la sua capacità di reperire e classificare le informazioni, di imparare la lingua della nazione di trasferimento (se necessario), di motivarsi quando le cose non vanno come previsto e di adattare il progetto in caso di intoppi mantenendo i piedi per terra.

Espatriare per ritrovarsi: altri consigli

Il consiglio è quello di fondare il progetto di espatrio in base ai tuoi punti di forza. Se il progetto di espatrio è difficile da realizzare, mettilo in pausa o ricalibralo. Tieni presente che l'espatrio richiede molte energie. Se non ti senti sufficientemente forte a livello mentale, evita di imbarcarti in un progetto troppo ambizioso.

Considera di fare un viaggio di perlustrazione, di qualche settimana o mese, a seconda di quanto puoi soggiornare senza il visto. I cittadini con “passaporto forte” hanno la fortuna di poter viaggiare in un gran numero di Paesi, fino a 3 mesi, senza visto.

Sottolineiamo l'importanza di non aspettarsi troppo dall'espatrio. Leggendo le testimonianze entusiasmanti di espatriati che sono partiti "senza aspettarsi nulla dal paese straniero" e hanno scoperto "felicità, pace, amore e ricchezza2 si è tentati di credere che l'espatrio sia qualcosa di magico. Certo, questo tipo di testimonianze è incoraggiante. Ma non dobbiamo aspettarci di vivere la stessa esperienza. La cosa fondamentale è partire senza aspettarsi nulla (per il semplice motivo che nessuno sa cosa succederà...). Non si tratta di essere pessimisti, al contrario, ma di avere la giusta motivazione per intraprendere una nuova vita all'estero, mettendo "sé stessi" al centro.

Piuttosto che darsi obiettivi precisi, è meglio lasciarsi trasportare, approfittando della nuova dinamica senza pretendere che il Paese straniero risolva i propri insoluti. Il contatto con gli altri e con la loro cultura ti farà cambiare gradualmente. Imparerai una nuova lingua, conoscerai nuove persone, ti troverai bene in un nuovo ambiente... Riscoprire sé stessi permette di entrare in contatto con il proprio "io" più profondo, in un viaggio carico di nuove spinte motivazionali.