Durante la campagna elettorale alcuni americani hanno lasciato intendere che avrebbero potuto lasciare il Paese se Donald Trump fosse stato rieletto. Daranno seguito alle loro dichiarazioni? Come se la caveranno gli Stati Uniti con il ripristino della politica “America First” se perdessero talenti nazionali e internazionali?
Dobbiamo prepararci a un'ondata di emigrazione?
Le elezioni presidenziali americane non riguardano solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo. Il mondo è ancora scosso dall'inaspettata rimonta di Trump, che ha contraddetto tutti i sondaggi. Fin dai primi giorni della campagna elettorale, alcuni americani hanno dichiarato che avrebbero lasciato il Paese in caso di vittoria di Trump. Queste affermazioni non sono nuove. Nel 2016, molti americani avevano pianificato di emigrare in caso di vittoria di Trump. Raramente queste dichiarazioni sono state messe in pratica. In passato, dopo la rielezione di George W. Bush, o durante la guerra in Vietnam, gli americani avevano espresso la loro opposizione alle politiche esistenti promettendo di lasciare il territorio.
Secondo gli esperti di mobilità globale, queste dichiarazioni si concretizzano raramente. I sondaggi mostrano che i motivi principali per cui ci si trasferisce all'estero sono in genere il miglioramento della qualità della vita, le opportunità di lavoro e di carriera o l'esperienza di una nuova cultura e l'apprendimento di una lingua. Le partenze dovute a uno scontento politico raramente entrano nell'equazione. Alcuni però ritengono che queste elezioni potrebbero avere un impatto maggiore sui progetti di espatrio.
Americani che emigrano: una tendenza consolidata nel tempo
La tendenza degli americani a lasciare gli Stati Uniti è precedente al ritorno al potere di Trump. Questa ondata di emigrazione è guidata da un mix di malcontento nei confronti della politica conservatrice, preoccupazioni per l'aumento della violenza - soprattutto legata alle armi da fuoco - e timori per il declino economico.
Nel 2016, un gruppo eterogeneo di persone, tra cui pensionati, lavoratori e famiglie, ha deciso di trasferirsi. Tra le motivazioni che li accomunano c'è la ricerca di un maggiore controllo sul proprio potere d'acquisto, il miglioramento della qualità della vita e la scelta di vivere in quella che percepiscono come una società più "giusta". Le destinazioni più gettonate da questi espatriati sono Paesi europei come Spagna, Portogallo e Francia, ma anche Canada, Australia, Messico e Thailandia.
Ci sono anche americani che avrebbero considerato di partire in caso di vittoria dei democratici. I Paesi di espatrio sarebbero stati gli stessi della controparte.
Entrambi i gruppi mostrano una forte determinazione a trasferirsi, una tendenza che ha spinto gli imprenditori ad avviare delle attività che facilitano il processo di mobilità degli americani. Il processo di transizione, tuttavia, è impegnativo. Quelli che fuggono dal conservatorismo negli Stati Uniti spesso si trovano ad affrontare l'ascesa di movimenti di estrema destra nelle nuove destinazioni all'estero, rendendo più complessa la ricerca di un ambiente migliore.
Il costo della vita spinge i giovani americani all'estero
Per la Generazione Z, il sogno di lasciare gli Stati Uniti deriva più da una necessità che dal fascino delle culture straniere. Questi giovani, che vogliono trasferirsi, sono spinti soprattutto dall'alto costo della vita e dagli stipendi inadeguati in patria. Il motivo principale per cui desiderano andarsene è l'aumento del costo della vita, una questione cruciale che non è entrata nel radar dei recenti dibattiti presidenziali.
La generazione Z ha contratto debiti per poter studiare. A giugno 2024, il debito degli studenti negli Stati Uniti ha raggiunto circa 1.700 miliardi di dollari, con un aumento del 42% nell'ultimo decennio. Circa 43 milioni di americani sono indebitati, un quarto dei quali ha meno di 40 anni. L'aumento delle tasse universitarie ha compromesso la loro stabilità finanziaria prima ancora di entrare nel mondo del lavoro.
Il problema coinvolge particolarmente i giovani americani figli di immigrati. Soggetti a una discriminazione sempre maggiore, vogliono espatriare. Nonostante il tentativo dell'amministrazione Biden, nel settembre 2023, di alleviare questo onere attraverso il piano SAVE (Saving on a Valuable Education), che mirava a cancellare parzialmente il debito studentesco, la corte d'appello ha bloccato l'iniziativa nell'agosto 2024, citando una violazione delle norme costituzionali.
Disillusi, molti giovani credono che non potranno mai contare su un lavoro stabile e, di conseguenza, sulla possibilità di comprare una casa. Gli esperti monitorano questa situazione con preoccupazione, riconoscendo che un potenziale esodo di massa potrebbe influire negativamente sulla crescita economica americana a medio e lungo termine. Alcuni giovani espatriati hanno però individuato una strategia vincente: telelavorare dall'estero, combinando un costo della vita più basso all'estero con il loro stipendio americano.
Stati Uniti: un cambiamento nelle preferenze degli espatriati
Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane, l'Expat Choice Awards di Greenback Expat Tax Services ha evidenziato un cambiamento nelle preferenze degli espatriati, dove gli Stati Uniti non rientravano nell'elenco delle destinazioni preferite. In testa alla classifica c'erano Regno Unito, Canada, Germania, Francia e Australia.
Nonostante abbia irrigidito le sue politiche di immigrazione, il Regno Unito continua ad attrarre un numero significativo di espatriati. Stesso discorso anche per Canada, Australia e Francia che, pur attuando misure di immigrazione severe, restano destinazioni ambite.
La tendenza degli espatriati a lasciare gli Stati Uniti, invece, va ricercata più indietro nel tempo. Il numero di immigrati europei negli Stati Uniti è in declino dagli anni '80. Secondo il Migration Policy Institute, nel 2022 gli immigrati europei erano poco più di 4,7 milioni e rappresentavano circa il 10% della popolazione immigrata totale degli Stati Uniti. Una leggera maggioranza di questi immigrati (41%) ha legami familiari con cittadini americani e il 30% ha ottenuto la Green Card. Sempre più spesso gli europei scelgono di lasciare gli Stati Uniti per altri Paesi europei, sfruttando i benefici della cittadinanza europea per lavorare e risiedere all'interno dell'UE.
A questo punto è lecito chiedersi se, tra gli emigrati in possesso della residenza permanente, si stia facendo largo la voglia di lasciare gli Stati Uniti. Se da un lato è troppo presto per trarre conclusioni definitive, dall'altro i lavoratori sono preoccupati perché le condizioni di rinnovo del visto, e del ricongiungimento familiare sono più rigide, e gli studenti sono in ansia per l'aumento delle tasse universitarie. Al momento non hanno preso decisioni definitive, non abbassano la guardia e osservano quello che succede.