Nomadi digitali: sfatare alcuni preconcetti
Come suggerisce il nome, un nomade digitale è una persona che non vive e non lavora in un luogo fisso. Questo implica la possibilità di lavorare a distanza, online, per un datore di lavoro o come freelance.
Si tratta di un fenomeno in rapida crescita, ancora poco conosciuto, su cui a volte esistono degli stereotipi. I nomadi digitali non viaggiano necessariamente per il mondo, cambiando nazione ogni quindici giorni! Secondo l'indagine citata in precedenza, il 40% viaggia essendo, lavorativamente parlando, legata al proprio Paese. Per gli altri, il numero di destinazioni visitate, e il tempo di permanenza all'estero, variano molto. Il soggiorno medio in una determinata nazione è di circa 5,7 settimane, in aumento rispetto al sondaggio dello scorso anno (5,4 settimane nel 2023).
Il nomadismo non significa, per forza, libertà assoluta. Devi sapere che, in linea di massima, bisogna ottenere un visto specifico per essere autorizzato a vivere e lavorare in un Paese straniero, anche se lavori a distanza. Ciò non toglie che molti lavoratori itineranti si spostino con un visto turistico.
Oggi, più di 40 Paesi nel mondo, tra cui Spagna, Mauritius, Thailandia, Dubai e Brasile, offrono un visto dedicato ai nomadi digitali.
Sebbene richieda più tempo per essere ottenuto rispetto a un visto turistico, il visto per nomadi digitali permette di soggiornare e di lavorare legalmente all'estero per un periodo più lungo. Il soggiorno medio è di 1 anno, con possibilità di rinnovo. Inoltre, questo tipo di visto consente di includere la famiglia, mentre per il visto turistico bisogna fare domanda individualmente.
Sì, perché i nomadi digitali non sono necessariamente persone prive di legami familiari, anche se questo è il caso più comune (il 74% dei nomadi digitali francesi non ha figli).
Nomadismo digitale in famiglia
Lo stile di vita di una famiglia di nomadi digitali prevede una combinazione di viaggi e di lavoro a distanza. È il caso di Valérie, che ha iniziato l'avventura nel 2017 con i suoi tre figli. Per poter partire, ha cambiato lavoro, passando dal settore della prima infanzia alla scrittura sul web. La famiglia ha soggiornato nello stesso luogo per una media di due o tre mesi, per poi passare a soggiorni più lunghi (almeno 6 mesi), nello stesso Paese, a partire dal 2020.
Per quanto riguarda l'alloggio, Valérie è solita affittare appartamenti temporanei su piattaforme come Airbnb. E per il lavoro e l'assicurazione sanitaria? Come titolare di un'azienda, Valérie è soggetta alle leggi e agli oneri fiscali del Paese in cui ha sede la società, in questo caso la Francia. Per quanto riguarda la sanità, dato che la previdenza sociale francese non copre le prestazioni all'estero, bisogna stipulare un'assicurazione sanitaria privata che copra tutti i membri della famiglia.
In termini di organizzazione, una delle sfide più grandi è quella di gestire uno stile di vita itinerante che tenga conto delle necessità di tutta la famiglia.
E l'istruzione dei figli?
Come già detto, ci sono molti modi di concepire la vita come nomade digitale. Volendo puoi soggiornare in un determinato Paese anche per un anno o più, se il tuo visto lo consente. Questo stile di vita, però, è incompatibile con l'iscrizione dei figli in una scuola tradizionale.
Molte famiglie optano per l'apprendimento a distanza attraverso un centro accreditato (CNED o equivalente). Questo permette ai ragazzi di seguire il programma di studio di una determinata classe e di sostenere gli esami ufficiali. L'unico requisito è quello di avere una buona connessione a internet, ma questo è essenziale anche per la tua attività professionale.
È anche possibile praticare l'istruzione parentale, ovvero occuparsi dell'apprendimento dei propri figli. Questa modalità richiede una notevole preparazione e organizzazione, soprattutto per i genitori che lavorano. Non è un ruolo da prendere alla leggera, perché richiede una solida conoscenza dei principi educativi per scegliere i materiali didattici adeguati.
Alcune famiglie optano per una metodologia di apprendimento che passa attraverso il gioco, in base agli interessi del bambino. Questo approccio può essere adatto ai più piccoli, ma presenta delle criticità quando i bambini si avvicinano a fasi di apprendimento accademico più strutturate.
Ogni scelta educativa, nell'ambito del nomadismo digitale, richiede un'attenta considerazione per bilanciare le esigenze scolastiche con la natura flessibile del viaggio.
Socializzazione dei bambini nelle famiglie itineranti
La scuola è, in genere, l'ambiente che favorisce la socializzazione dei bambini. Per le famiglie che abbracciano il nomadismo, è fondamentale trovare ambienti alternativi. Molti genitori iscrivono i figli ad attività extrascolastiche in loco, permettendo loro di interagire con i coetanei e di integrarsi.
Un'altra soluzione possibile è rappresentata dagli spazi di "co-living" che prevedono spazi condivisi come case, campeggi o ranch. Questi spazi ospitano le famiglie dei nomadi digitali per periodi che vanno da una settimana a un mese, offrendo un ambiente di vita e di apprendimento condiviso. Questa soluzione non solo favorisce un senso di comunità tra le famiglie, ma permette anche ai bambini di stringere amicizia durante il loro soggiorno.
Allo scopo di favorire l'educazione scolastica, alcuni gruppi di nomadi digitali formano delle “micro-scuole itineranti”, dove i bambini possono partecipare a esperienze di apprendimento di gruppo che simulano un ambiente scolastico. Questo può essere particolarmente utile per mantenere una routine educativa pur spostandosi da un posto all'altro.
Da ultimo, integrare una comunità di nomadi digitali può aiutare le famiglie ad entrare in contatto con altre persone che conducono uno stile di vita simile. Queste comunità, che si possono trovare sia online che in varie località del mondo, organizzano gruppi dedicati alla scolarità itinerante e ad altri argomenti correlati, che aiutano a rompere l'isolamento che spesso accompagna la vita delle famiglie in viaggio.