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Donne espatriate: l'importanza di stabilire i propri confini personali

femme definissant ses limites
Shutterstock.com
Scritto daAsaël Häzaqil 11 Marzo 2025
Tradotto daFrancesca

Lanciato nell'ottobre 2017, il movimento #Metoo ha dato alle donne la possibilità di parlare. In tutto il mondo, donne di ogni estrazione sociale, sia famose che sconosciute, si sono fatte avanti per denunciare la violenza contro le donne. Al centro di queste discussioni c'è il concetto del consenso, che a prima vista sembra semplice: accettare volontariamente di impegnarsi in un'attività. Tuttavia, la sua applicazione, in particolare per quanto riguarda le donne, è spesso sotto esame. Continuano a esserci malintesi, come interpretare un “no” per un “sì” o pensare che un “sì” ottenuto con la forza sia un consenso. Questo solleva una domanda fondamentale: come fai, in quanto donna, a stabilire dei limiti personali quando vivi all'estero?

Consenso e protezione delle donne: qual è la situazione a livello globale?

Le donne espatriate affrontano sfide uniche, e il loro consenso viene spesso messo in secondo piano. Preconcetti sulla loro disponibilità possono portare ad un mancato rispetto dei loro confini. Molte donne espatriate possono anche essere riluttanti nell' affermare sè stesse per paura di ripercussioni negative sul posto di lavoro, come la perdita di incarichi importanti o l'isolamento professionale. Questa pressione può provenire sia da colleghi espatriati che da gente del posto. La situazione è esacerbata dal fatto che i diritti delle donne sono tutelati e rispettati in modo molto diverso a seconda dei Paesi, creando una realtà complessa per queste donne.

Consenso e rispetto del punto di vista delle donne

Sebbene il principio della parità di genere sia sancito da numerose leggi in tutto il mondo, continuano a emergere disparità pratiche. Le donne espatriate spesso raccontano di subire quotidianamente episodi di sessismo in Paesi come Francia, Malesia, Vietnam, Camerun, Cina, Giappone, Messico, Corea del Sud, Stati Uniti, Arabia Saudita e Sudafrica. Le loro testimonianze evidenziano una serie di discriminazioni, dal sessismo palese e manifesto a forme più sottili dove una facciata di uguaglianza nasconde la svalutazione del contributo delle donne. Spesso queste donne sono percepite come meno competenti dei loro colleghi uomini.

Questa emarginazione si estende oltre le interazioni personali fino a raggiungere il mondo professionale. Fondamentalmente, rispettare il consenso implica riconoscere e valorizzare i punti di vista altrui e trattarli da pari a pari. Ignorare il parere di una donna, che sia un “sì” o un “no”, la rende invisibile e banalizza le sue opinioni. Questa diffusa mancanza di rispetto costringe le donne, espatriate o meno, ad alzare la voce contro l'ingiustizia.

Esempio dal Giappone: c'è spazio per migliorare

In Giappone, lo stereotipo della donna che lavora in ufficio, che cammina sui tacchi mentre serve il caffè e organizza documenti, anche quando non rientra nelle sue mansioni, persiste nelle aziende conservatrici. Queste aspettative impediscono alle dipendenti donne di stabilire dei limiti o di esprimere il proprio dissenso. Anche se le dipendenti espatriate potrebbero essere meno soggette a queste pratiche, le difficoltà che devono affrontare sono comunque importanti.

Il movimento #KuToo, ispirato a #MeToo e lanciato nel 2019, sfida queste rigide norme di femminilità, come l'obbligo di indossare i tacchi alti, e ha evidenziato altre pratiche discriminatorie, come il divieto di portare gli occhiali per le donne in alcuni luoghi di lavoro, considerato poco femminile, mentre gli uomini non devono subire tali restrizioni. Il movimento sottolinea la questione più ampia del consenso delle donne, che spesso viene ignorato. I progressi verso la parità di genere in Giappone restano lenti, con sessismo e molestie sessuali persistenti in un Paese che non ha ancora avuto una donna Primo Ministro e in cui le donne in politica sono casi isolati.

Imparare a stabilire dei limiti

Sempre più donne scelgono di trasferirsi all'estero, tra viaggiatrici, imprenditrici e impiegate aziendali, ognuna con la propria storia. Nonostante i percorsi diversi, queste donne spesso affrontano difficoltà che i loro colleghi maschi non hanno, il che ha portato alla creazione di classifiche delle “città sicure” per le viaggiatrici. Queste classifiche valutano fattori come i progressi in materia di parità di genere e la tutela dei diritti delle donne, con città come Copenaghen, Stoccolma, Oslo, Singapore, Vienna, Helsinki, Berlino e Montreal che registrano punteggi elevati. I Paesi scandinavi e alcuni Paesi europei ottengono generalmente buoni risultati, con una menzione speciale anche per Thailandia e Costa Rica.

Eppure, secondo le stesse donne espatriate, nessuna destinazione è perfetta al 100%. Le circostanze e le interazioni plasmano le loro esperienze. Sconsigliano di viaggiare nelle destinazioni considerate pericolose, e sottolineano l'importanza di fare ricerche approfondite e prendere le dovute precauzioni. I problemi spesso iniziano negli spazi pubblici, come le strade, dove la violenza può verificarsi inaspettatamente. Inoltre, le differenze culturali, comprese alcune usanze non familiari, possono influenzare in modo significativo l'esperienza delle donne espatriate.

Gestire i confini e le interazioni sociali nella quotidianità

Nell'era del #MeToo, come fanno le donne espatriate a stabilire dei confini, a respingere le avances per strada o a corteggiare? È fondamentale distinguere tra interesse genuino e comportamento invadente. È sbagliato pensare che solo gli uomini possano iniziare una relazione amorosa; il consenso reciproco è essenziale in ogni incontro. Sebbene gli atteggiamenti culturali nei confronti di queste interazioni varino, generalizzare in base al Paese può essere fuorviante.

In nazioni come la Francia, i dibattiti sul corteggiamento e sulle molestie per strada continuano a suscitare reazioni forti. Cosa distingue l'insistenza dall'aggressione? Alcuni sostengono che inseguire qualcuno nonostante il suo rifiuto faccia semplicemente parte del rituale di corteggiamento. Altrettanti si oppongono a questa visione, sostenendo il diritto di una donna a rifiutare. Riconoscere il mancato consenso e rispettarlo è fondamentale. Le donne, sia espatriate che locali, sanno riconoscere un comportamento inappropriato. Il disagio indica un problema.

Sebbene le donne espatriate non siano intrinsecamente più vulnerabili di altre, la loro sicurezza dipende dal fatto di essere ben informate sulla zona in cui si trovano. In alcune città, ad esempio, potrebbe essere pericoloso per una donna avventurarsi da sola di notte o frequentare certi bar. I viaggiatori esperti raccomandano cautela, riconoscendo i rischi reali senza fomentare paure inutili. La chiave per vivere all'estero in sicurezza è adattarsi al contesto locale ed essere prudenti.

Protezione delle donne nel Paese di espatrio

Fare ricerche approfondite sul Paese ospitante è fondamentale. I fattori chiave da considerare includono i progressi in materia di diritti delle donne, le posizioni legali sulla violenza contro le donne e le definizioni di consenso. Amnesty International sottolinea l'importanza di combattere la banalizzazione della violenza contro le donne e di garantire il rispetto del loro consenso. L'organizzazione sostiene leggi che definiscono lo stupro sulla base dell'“assenza di consenso”, distinguendo chiaramente il sesso consensuale dallo stupro. Esempi degni di nota includono la legge spagnola “solo sì significa sì”, promulgata il 7 ottobre 2022, e legislazioni simili in Belgio, Germania e Slovenia. La Francia continua a dibattere animatamente sull'argomento.

Prima di trasferirsi per un lungo periodo, può essere utile fare un viaggio di prova, soprattutto in Paesi noti per la loro cultura maschilista, per valutare personalmente le condizioni di vita. Non sempre, però, è possibile. Una volta nel Paese ospitante, è fondamentale che le donne espatriate stabiliscano e facciano valere i propri confini personali, che dovrebbero riflettere i loro valori e non quelli imposti dal datore di lavoro, dai colleghi o dalla cultura locale.

È fondamentale intervenire in caso di comportamenti inappropriati, come approcci o contatti fisici indesiderati. È importante comunicare con fermezza quando viene superato un limite, definendo tali azioni per quello che sono: inaccettabili o dei reati. Questo atteggiamento aiuta a salvaguardare la propria integrità personale e i propri diritti legali in un ambiente straniero.

Come comportarsi al lavoro o in società?

In ambito professionale e sociale, affermare il proprio dissenso può voler dire semplicemente scegliere di non ridere alla battuta sessista di un collega o di un superiore. Le donne spesso subiscono pressioni per conformarsi ed evitare di essere viste come delle rompiscatole, uno scenario che purtroppo può far passare il colpevole per la vittima. Stabilire dei limiti significa anche dire no agli straordinari non retribuiti e alle attività che esulano dal proprio contratto, oltre a rifiutare con fermezza qualsiasi contatto fisico inappropriato. Proteggersi significa anche raccogliere prove e cercare sostegno presso i gruppi di difesa delle donne.

Costruire una rete di supporto è fondamentale. Le donne espatriate sono spesso sottorappresentate nei ruoli dirigenziali e in settori come le nuove tecnologie, nonostante questi campi impieghino molti stranieri. In ambienti a predominanza maschile come questi, la solidarietà e il sostegno delle altre donne sono preziosi. Devono incoraggiarsi a vicenda per acquisire fiducia e far rispettare i loro confini personali. È fondamentale capire che il diritto di dire “sì” o “no” è una questione di rispetto. Secondo le organizzazioni per i diritti delle donne, non spetta all'aggressore stabilire dei confini, ma deve piuttosto rispettare quelli stabiliti da altri. Questo principio è cruciale per difendere i diritti delle donne.

Vita quotidiana
A proposito di

Ho una laurea magistrale in Giurisprudenza - Scienze Politiche e un diploma del Japanese Language Proficiency Test (JLPT) N2. Ho lavorato come addetta alla comunicazione. Ho oltre 10 anni di esperienza come web copywriter.

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