Ci racconti un po' di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?
Salve! Sono Francesca Romana, ma solo di nome, non di fatto.
Sono nata e cresciuta in Puglia, dove ho vissuto fino all'età di 23 anni.
Ho lasciato l'Italia per la prima volta nel 2007 per studio con il programma Erasmus. Questa esperienza mi ha cambiata al punto che, appena tornata a Brindisi ho terminato gli studi, conseguito una laurea specialistica in Comunicazione Internazionale a Lecce, e sono andata nuovamente all'estero.
Vivo a Vienna dall'estate del 2009.
In che parte dell'Europa ti sei trasferita?
Sia la prima che la seconda volta sono andata a studiare e a vivere in paesi di lingua tedesca.
Con una laurea in comunicazione internazionale in tasca, per me andare in Germania, e poi in Austria, non è stato molto traumatico perché conoscevo già il tedesco che avevo studiato al liceo e all'università.
Quali sono i motivi principali per cui hai deciso di andare a vivere in Austria?
Dopo l'Erasmus in Germania ero rientrata per terminare gli studi con un'idea abbastanza chiara.
Alla domanda "cosa vuoi fare da grande" io rispondevo "l'Italiana all'Estero".
A Vienna ci sono finita per caso: ho partecipato alle selezioni del programma Leonardo e sono stata chiamata per un tirocinio all'università di economia, la Wirtschaftsuniversität, dove ho lavorato per quattro mesi e co-organizzato una conferenza scientifica.
Hai avuto delle paure o incertezze prima della partenza?
A 23 anni avevo voglia di vivere in un modo diverso da quello al quale ero abituata. Sognavo di fare carriera all'estero perché avevo come modello la mia insegnante di francese del liceo. Volevo diventare quel tipo di donna.
Quando mio padre mi ha chiesto per quanti semestri sarei stata via gli ho detto "In teoria uno, in pratica diventeranno due". E lui ha replicato "E se non ti dovesse piacere la vita fuori?". L'ho rassicurato affermando "Mi piacerà, mi piacerà".
E così è stato.
Ti sei trasferita sola o in famiglia?
Per l'Erasmus sono partita da sola, per il Leonardo in un gruppo da sei.
Partire per me è stato da sempre legato a un progetto di vita personale.
Non mi sono mai trasferita per amore, per esempio. Ma mai dire mai nella vita.
Sei una blogger, come si chiama il tuo blog e quando hai cominciato a scriverlo? Che tematiche tratti nel blog?
Scrivo dal marzo 2013, ho iniziato subito dopo aver finito la tesi del master in PR.
Avevo scritto un concept per una degustazione di vini. Da lì è nata l'idea di parlare di vino, eventi, dei miei viaggi, di cultura italiana e austriaca.
Da dove nasce il titolo del blog?
Il mio blog è in due lingue, scrivo in italiano e tedesco e per questo ho deciso di chiamarlo "Vino Servus".
Vino, parola italiana e argomento principale del mio blog, Servus, saluto austriaco che corrisponde al "ciao, hallo".
Il mio blog è un po' un luogo di incontro e confronto fra due culture. Quella di appartenenza, e quella del paese dove vivo.
Di cosa ti occupavi in Italia?
Sono arrivata a Vienna con il tirocinio Leonardo, esattamente due mesi dopo aver conseguito la laurea specialistica. Poi ho deciso di continuare gli studi due anni dopo e di specializzarmi in Pubbliche Relazioni.
In Italia avevo fatto i classici lavoretti che si fanno durante gli studi. Ho iniziato a lavorare con un contratto serio a Vienna.
Cosa fai adesso?
Mi occupo delle pubbliche relazioni e del marketing di un'enoteca di vini italiani a Vienna.
Mi occupo della corrispondenza con i produttori, organizzazione di degustazioni, cura del sito, dell'e-commerce e della pagina Facebook.
Quanto è importante parlare il tedesco per vivere e lavorare in Austria?
Dipendere dal settore nel quale si vuole lavorare.
Se sei laureata in lingue straniere e conosci almeno l'inglese e l'italiano, puoi aspirare a una carriera internazionale o che quantomeno di mediazione fra Austria e Italia.
Se si vuole lavorare nella comunicazione e nel marketing (come nel mio caso) la conoscenza del tedesco è più che essenziale, il livello deve essere molto alto (C1-C2).
Aggiungo che molto spesso si è penalizzati se non si è madrelingua.
In generale è importante avere almeno un livello linguistico B1-B2 per comunicare e lavorare in tedesco.
Come si svolge la tua giornata?
Attualmente ho un lavoro flessibile. La mia giornata è dedicata al lavoro, alla formazione continua e al blog.
Cerco di viaggiare grazie al blog appena posso, partecipare a fiere, eventi, aperture di locali.
Negli ultimi mesi mi sto dedicando a un nuovo progetto, inoltre prevedo la traduzione di un libro e la stesura di uno tutto mio.
Sono abbastanza stakanovista, ma vi svelo che anch'io ho una vita privata e degli hobby. Appena posso poi, cerco di andare via da Vienna e di viaggiare.
Cosa ne pensi della qualità dei servizi a Vienna?
Oltre ad essere interessante culturalmente, da germanista, ritengo che Vienna sia molto interessante anche dal punto di vista linguistico.
Il motivo principale per il quale ho deciso di restare però sono anche i servizi che la città offre. Ci sono sussidi per chi decide di continuare a formarsi durante il lavoro (buoni dell'Arbeiterkammer, camera dei lavoratori), la possibilità di prendersi un periodo di sussidio allo studio (solo per i residenti a Vienna, Bildungskarenz, un periodo di congedo temporaneo dal lavoro per studiare, o scrivere la tesi).
Un sistema sanitario funzionale, una qualità del servizio pubblico molto alta che permette di viaggiare in tutta Vienna in possesso di abbonamento con un EURO al giorno (con metropolitana che circola tutta la notte nel weekend).
Come giudichi il costo della vita a Vienna rispetto a Brindisi?
Il confronto ovviamente non sussiste: Brindisi è una città molto più economica, con affitti più bassi e un costo della vita generale modesto. Insomma si tratta di una realtà all'interno della quale puoi ancora cavartela con poco.
Vienna è diventata molto cara da almeno tre anni, gli affitti sono aumentati.
Sarà un confronto azzardato, ma da "food & wine blogger" parlo anche in termini di cibo e bevande. Te ne accorgi che i prezzi sono aumentati quando vai a mangiare fuori.
Io in genere calcolo la vivibilità di una città di termini di birre, in base a quanto costa bere una birra fuori. Direi quindi che a Vienna si viveva benissimo anche con uno stipendio medio-basso fino al 2014. Dopo di che direi che abbiamo iniziato ad avvertire lentamente la crisi anche qui.
Com'è strutturato il sistema sanitario austriaco?
In Austria hai diritto alla tessera sanitaria (la E-card) solo se hai lavorato almeno part-time e con l'assicurazione pagata. Altrimenti bisogna pagare una quota mensile per assicurarsi da soli (come fanno in genere gli studenti e chi lavora geringfügig, cioè tra le 10 e le 15 ore lavorative a settimana).
Per quanto riguarda i giorni pagati durante la malattia, dipende dal contratto.
Con un contratto da Angestellt, quindi da impiegato (o anche detto echter Dienstvertrag, cioè un contratto di assunzione nel senso più classico a tempo determinato o indeterminato) le ferie e la malattia sono pagati. Questi contratti in genere sono regolati dai contratti collettivi che variano in base alla categoria lavorativa in Austria.
Ci sono degli usi e modi di fare locali che sono entrati a far parte della tua quotidianità dopo il trasferimento?
Quando sono in Italia amici e familiari mi chiamano "l'austriaca". Devo ammettere che senza volerlo ho preso alcune abitudini del posto.
Appena arrivo a casa tolgo le scarpe e vado in giro solo in ciabatte, o piedi scalzi.
Mangio l'insalata insieme al primo piatto (anche se si tratta di pasta) e non come contorno per il secondo, perché qui si usa così.
Bevo ogni tanto il vino gespritzt, cioè mischiato con soda.
Apprezzo tantissimo il bicchiere di acqua del rubinetto (Leitungswasser) che è data sempre in abbinamento al caffè o al vino.
Una cosa che invece non tollero sono il mais sulla pizza, l'aglio (utilizzato in sovrabbondanza), l'odore di Würstel e Leberkäse (un insaccato di carne infornata in uno stampo a cassetta, da cui il nome) e Redbull (dovete sapere che è di Salisburgo) a tutte le ore, in ogni dove (per esempio in tram, alle stazioni della metro).
Quali sono secondo te gli ingredienti per un espatrio di successo?
Dipende cosa s'intende per un espatrio di successo.
Se si punta sulla carriera all'estero o a semplicemente trovare un lavoro che dia delle garanzie.
Secondo me è importante avere un'idea di cosa si vuol fare. Puntare su un progetto di crescita professionale mirato comporta tempo e dedizione, ma se investito bene, dà suoi risultati.
Bisogna farsi trovare preparati, ed essere competitivi.
Credo molto nella costanza, ma devo dire che spesso, soprattutto in una grande città con concorrenza più alta, alle volte è davvero questione di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
Un bilancio della tua esperienza fuori Italia fino ad oggi
Da quando sono andata via dall'Italia mi sono pentita poche volte di averlo fatto.
Negli ultimi anni sono stata colpita da attacchi di malinconia e nostalgia. L'esperienza di "italiana all'estero" è stata fortemente voluta e, nonostante le difficoltà, ne sono molto contenta!
Non escludo di ritornare fra qualche anno in Italia. Non ho ancora dato una chance al mio paese. Lo farò forse tra qualche anno, con un bel bagaglio di esperienze e viaggi, magari per (ri)mettere le radici in Puglia.
Ho un sogno nel cassetto: diventare imprenditrice agricola.