Ciao Francesca, grazie per averci concesso quest'intervista! Ti va di parlarci un po' di te e delle ragioni che ti hanno spinta a trasferirti a Parigi?
Grazie a voi, è un onore! Credo che il mio debutto da espatriata non brilli di originalità: come tanti altri Italiani, sono sbarcata a Parigi per ragioni di lavoro.
Dopo un primo impiego a Bologna in un'azienda di pagamenti elettronici e servizi informatici ho avuto l'ambizione di provare un'esperienza professionale più impegnativa e gratificante.
E così ho firmato dall'Italia un primo contratto di nove mesi con l'idea di rientrare in Patria subito dopo. Poi mi sono innamorata di questa bellissima città e, un'occasione tira l'altra, sono ancora qui, dopo tredici anni.
Sei l'autrice del blog “Obiettivo Parigi”, quand'è che hai cominciato a scriverlo e qual'è il motivo principale che ti ha spinto a farlo?
Ho iniziato a scrivere il blog il giorno del mio arrivo in Francia. A quel tempo non c'era neanche il concetto di blog: sembrava piuttosto un sito di storie vissute.
Diciamo che la scrittura è sempre stata una passione irrefrenabile e così l'ho conciliata con la voglia di descrivere a tutti gli amici che lasciavo, le mie avventure in terra straniera.
Quello che all'inizio era una specie di diario per una cerchia ristrettissima di familiari e amici, è diventato poco a poco un resoconto dettagliato e una guida semiseria per chiunque voglia espatriare come me o solamente saperne un po' di più su Parigi e sulla Francia in generale.
Il blog ti ha aiutato a fare delle nuove amicizie?
Tantissime! Sia amicizie virtuali che veri e propri incontri con altri blogger o lettori. E' uno dei risvolti più appassionanti dell'avere un blog, secondo me. Il contatto con i lettori e lo scambio con gli altri scrittori.
Qual'è stato l'aspetto più difficile da sormontare legato al trasferimento? Magari cercare casa, trovare lavoro, la burocrazia…potresti raccontarci un po' la tua esperienza?
La lingua! Sicuramente al primo posto. Sono arrivata in Francia senza sapere neanche una parola ed è stato il primo grande errore. In ufficio parlavo inglese, non c'erano problemi, ma poi arrivava la quotidianità da affrontare e il francese medio parla male ogni lingua straniera.
In Francia e in particolar modo a Parigi, è davvero complicato trovare un appartamento. Nessuno si fida ad affittare ad uno straniero perché non dà garanzie. Ci ho messo tre mesi per trovare un buco dove stare. Oggi questo tipo di burocrazia è semplificata ma quella volta, nonostante uno stipendio fisso, bisognava davvero guadagnarselo il tetto sulla testa.
Alla fine, un'agenzia immobiliare deve aver avuto pena di me e mi ha fatto ottenere il mio primo appartamento.
Prima di lasciare l'Italia, hai mai avuto delle incertezze per quanto riguarda l'adattamento in una grande città cosmopolita come Parigi?
Ah, quante incertezze! Quando si vedono gli espatriati si pensa sempre che sono bravi, coraggiosi, sicuri. Ma nel mio caso ero distrutta dai dubbi e dalle incertezze. Un lato di me credeva fosse uno scherzo, un altro un sogno.
Lasciare l'Italia per un salto nel vuoto.
La famiglia, gli amici, le abitudini: cambiare tutto. Senza contare il fatto che ogni persona a cui lo raccontavo aveva un consiglio da darmi e io per una settimana non ho fatto altro che vivere in una fitta nebbia psicologica. Quello che mi ha salvata è che il contratto che mi hanno spedito mi lasciava proprio quella settimana di tempo per accettare o meno.
Ho firmato con leggera incoscienza.
Come è cambiata la tua vita da quando vivi li?
Questa risposta è molto difficile. Diciamo che qui sono diventata adulta. Mi sono dovuta (ri)costruire e riscoprire da sola. Non c'era più la famiglia ad accorrere nei piccoli problemi quotidiani e questo mi ha sicuramente reso più forte e indipendente.
La lingua francese, l'hai studiata un po' prima di partire oppure hai fatto una scuola li?
Ecco, come dicevo prima, la lingua francese non l'ho studiata ma oggi lo considero un errore. La lingua è il primo strumento che si usa per creare un legame con gli altri e io ho passato mesi nell'oscurità. E' stata davvero dura, io consiglio a tutti di imparare almeno le basi.
Qualche aneddotto simpatico, qualcosa di curioso che ti è successo in relazione alla tua nuova esperienza di vita che hai voglia di raccontarci?
Tanti, tanti aneddoti, gaffes e figuracce dovute al gap culturale. Qui ne racconto solo due, gli altri li lascio leggere sul blog.
Appena arrivata in Francia, per tante sere ho mangiato fast-food, finché un giorno mi sono voluta concedere un ristorante. E, ancora imbrigliata dalla cultura italiana, ho ordinato con l'acquolina in bocca tagliatelle al salmone.
Dopo un attimo il cameriere mi ha portato un piatto con delle tagliatelle scondite e incollate e sopra una grossa fetta di salmone intera... io che volevo farmi una cena italiana.
C'è da sapere che qui, quando si comprano gli affettati, si chiedono a fette e non a etti come da noi. Così, quando il macellaio mi chiese, tanto tempo fa, la quantità di prosciutto, io gli feci segno con un dito alzato ad indicare un etto. Lui tagliò una fetta, me la mostrò (perché vogliono sempre la conferma che il cliente sia soddisfatto dello spessore). Io annuii e solo una volta in casa mi resi conto che nei due bei grandi fogli di carta, mi aveva impacchettato quella misera fetta sola sola di prosciutto.
Progetti per il futuro: Parigi è un arrivo o un punto di passaggio?
Nella mia mente Parigi è sempre più un punto di passaggio. Non ho ancora progetti concreti ma vorrei espatriare in un paese caldo. Il clima di Parigi è una dei rarissimi aspetti che non sopporto: troppa pioggia e cielo grigio.
Se dovessi fare un bilancio del periodo passato fin ad ora fuori dall'Italia, sei soddisfatta delle scelte prese? C'è qualcosa che, con il senno di poi, faresti diversamente?
Il bilancio di questo periodo in Francia è davvero positivo anche perché qui mi sento davvero a casa, fortunatamente non faccio parte degli espatriati che vivono con il costante desiderio di rientrare o di portare l'Italia in Francia.
Adoro il contesto artistico e multiculturale che c'è a Parigi, senza parlare delle opportunità che questa splendida città offre. Non mi è arrivato niente dal cielo, ho lottato per tutto, ma a guardare indietro mi sento fiera e realizzata.
Potendo tornare indietro, sbarcherei a Parigi non dico con un perfetto accento francese ma almeno con una conoscenza di base della lingua. Diciamo che è meglio espatriare con un po' di consapevolezza piuttosto che come me che ho messo quattro affari in valigia e sono partita completamente da zero.
Sarebbe stato, anche importante avere qualche contatto già dall'Italia. Arrivare senza conoscere nessuno, ma proprio nessuno, è molto difficile.