Un blog dall'Australia, tra ironia e disagio. Contiene: bellezza, strani posti e creature, tanta meraviglia e un po' di assurdo. E un vombato!
Parlaci di te: chi sei e da dove vieni?
Sono un'anima irrequieta che da un anno e mezzo vive in Australia, in compagnia del suo umano preferito e di un vombato immaginario, Lucy.
Vengo da Milano dopo due anni a Parigi, dove nel 2015 ho vissuto l'orrore del Bataclan in prima persona, pur uscendone fisicamente illesa. Rimanere nella Ville Lumière era troppo doloroso e alla fine, non senza esitazioni e resistenze, ho cambiato continente per ricominciare da capo.
Dove vivi in questo momento?
A Melbourne, la seconda metropoli d'Australia, definita per ben sette anni di fila “la città più vivibile del mondo”. Si trova a dieci ore di fuso in avanti, scrivo dal futuro!
Bisogna imparare ogni giorno ad aspettare il Vecchio Mondo, a perdersi l'immediatezza di tante cose che lì accadono mentre qui è già notte. È un décalage frustrante, un sentirsi perennemente nel tempo sbagliato. Il prezzo da pagare per vivere in un bellissimo posto.
Da dove nasce il tuo progetto di trasferimento “down under”?
Dall'esigenza di lasciare Parigi, dove lo stress post-traumatico mi aveva stremata. Il caso ha fatto il resto.
A mio marito è capitata un'ottima offerta di lavoro da Melbourne, che abbiamo accettato con la stessa naturalezza con cui si ordina un'acqua minerale.
In quel momento difficile, l'idea di una nuova vita lontano era la salvezza. (Vedi: lucythewombat.com)
Che strumenti hai usato per reperire informazioni sulla destinazione prima di trasferirti?
Non molti. Per fortuna mi oriento in fretta e mi sento a casa ovunque, quindi non ho fatto troppa ricerca al di là della lettura della fida Lonely Planet.
Invece ho approfondito per tempo il sistema di istruzione australiano e l'offerta locale di master e corsi di formazione, perché per ricominciare mi serviva una riqualificazione professionale.
Prima di partire ho fatto tanti MOOC online nel settore turistico-culturale, per iniziare a prendermi almeno dei mini-certificati simbolici.
Per il resto, volevo arrivare qui con uno sguardo ancora nuovo, fresco.
Qual è stata la prima sensazione che hai provato appena sbarcata a Melbourne?
Quella di un ambiente e di uno spazio non ancora saturi, una sensazione ricreante che mi ha riempita di gratitudine.
La gente appare felice, disponibile, non musona come in Europa. Ma ha un accento incomprensibile che mi ha richiesto un certo adattamento, finché non ho imparato ad amarlo: l'alternativa era soccombere.
Da subito mi sono innamorata della diversa presenza della natura anche nelle città. Eucalipti immensi e pappagalli nel cielo, meraviglie che amo mostrare sul blog e sulla pagina Facebook.
E il mare ha un profumo fortissimo: si sente lo iodio andar su per le narici, come se volesse direttamente farsi inghiottire.
Di cosa ti occupi?
Per scaramanzia dico solo che mi sto abilitando per un lavoro bellissimo che prevede la condivisione della conoscenza del territorio per chi viene da fuori, lo storytelling e le lingue straniere, tutte cose che conosco e che ho deciso di far convergere nella mia vita 2.0.
Conto di ottenere la mia nuova qualifica tra qualche mese, per poter iniziare finalmente a lavorare. Nel frattempo sto studiando il mondo del web writing.
Scrivi un blog, come si chiama e quando hai cominciato a scriverlo?
“Lucy the Wombat” è nato pochi mesi dopo il mio arrivo Down Under.
Mi sentivo molto sola e mi sembrava di impazzire senza poter raccontare la mia nuova realtà, che per di più non molti conoscono. Inoltre, a Parigi ero seguita da uno psicologo come conseguenza del trauma vissuto; restare senza quell'appiglio ha reso inevitabile mettermi a scrivere, prima solo per me, poi anche per gli altri. Non mi aspettavo di trovare dei lettori, ma è successo e ne sono felice e onorata.
Che tematiche tratti nel blog?
Cerco di far scoprire cose insolite e di far divertire. La realtà australiana offre un sacco di materiale, che si combina bene con il mio punto di vista sempre in bilico tra l'entusiasmo e lo sgomento.
Viaggio e fotografo molto, in particolare gli stupendi e stranissimi animali locali, che mi vado a cercare qua e là e con cui spesso ho incontri ravvicinati. (Come questo: lucythewombat.com)
Nel blog riaffiorano qua e là i fatti di Parigi: un evento traumatico tanto assurdo richiede un lungo lavoro di elaborazione e accettazione mentale. Credo sia importante far capire come sia la vita psichica di un sopravvissuto anche nella durata, quando il mondo è ormai passato ad altro.
Da dove nasce il titolo del tuo blog?
Da gran fan delle bestie selvatiche, ho immaginato un vombato australiano che mi guidasse in giro per questo strano nuovo mondo.
Il vombato è un mirabolante marsupiale con il didietro fatto di cartilagine dura: quando si sente aggredito, si infila nella sua tana e la tappa con le natiche, cosicché l'aggressore ci sbatte letteralmente contro ed è costretto a fare dietrofront. Un bel modo per non farsi scalfire dagli eventi!
Appena ho saputo ciò, ho voluto farne il mio animale-totem, e ho creato Lucy. Il suo nome sostituisce il mio: per ora non l'ho ancora svelato sul blog.
Quali differenze sostanziali hai potuto riscontrare tra lo stile di vita australiano e quello italiano?
Una cosa che non ho ancora imparato ad accettare è il diverso senso del tempo. Qui è tutto più lento, la gente ha molto rispetto per il tempo libero proprio e altrui.
In realtà sospetto si tratti di un bene, ma da milanese che ha vissuto a Parigi e con l'abitudine alla frenesia, il cambiamento è stato forte. Non è ancora un mondo dove tutto è disponibile 24/7: qui si aspetta, si trova chiuso, si ripassa l'indomani. Farsi servire al ristorante richiede la padronanza dello Zen.
Ma ben più di questo, soffro della mancanza di una vita culturale ben radicata e consolidata. Melbourne per fortuna offre molto, ma il fatto che questa civiltà abbia solo poco più di due secoli si sente eccome.
Quanto ti costa al mese vivere a Melbourne?
Vivere qui costa parecchio, ma anche gli stipendi sono alti e tutto sommato si vive bene.
L'affitto ci costa 460 dollari a settimana, fare la spesa invece non è caro.
Togliendo anche i costi dei trasporti (40 dollari a settimana), delle bollette e dell'assicurazione medica privata (obbligatoria finché non si riceve il visto permanente), che da sola costa sui 3600 dollari l'anno per coppia, riusciamo ad arrivare a fine mese e a fare qualche viaggio, e questo con solo uno dei due stipendi. Il resto lo mettiamo da parte.
So che al giorno d'oggi è una fortuna, e che non sarà sempre così se un giorno decideremo di tornare in Europa.
Sei riuscita ad integrarti nella comunità locale?
Più no che sì, ecco il tasto dolente.
Frequento connazionali o altri emigrati europei; ma amo soprattutto stare da sola o in coppia, ho un po' paura dei circuiti di expat. Lì il rischio è di frequentarsi un po' forzatamente o per mancanza di alternative, e io ho bisogno di poter scegliere per davvero le persone. In un anno mi sono fatta una amica.
Con gli australiani non riesco a entrare in sintonia. Sono buoni e amichevoli, ma a me piacciono la consapevolezza e l'andare in profondità, e in loro stento a trovare ciò. Considerano tutto fantastico a priori; scarseggiano umorismo e ironia, per me fondamentali.
Non essere madrelingua probabilmente non aiuta, e anche per questo il blog è in italiano: si è creato un bello spazio virtuale di confronto e di scambio per il quale sono assai grata, mi aiuta a restare sana di mente.
Come ti sei mossa per trovare alloggio e che quartieri consigli per andare a vivere?
Prima di partire ho letto le guide online di Airbnb, ho identificato un quartiere che corrispondesse alle mie esigenze e ho prenotato un primo mese in un residence una decina di settimane in anticipo. Una volta qui, ho esplorato e trovato casa in dieci giorni nella stessa zona.
St Kilda è un quartiere stupendo: c'è vita – anche serale –, ci sono servizi e trasporti e anche il mare, ed è raro che in una zona ci sia tutto questo insieme.
Altri bei quartieri vivi sono Fitzroy, Prahran, South Yarra e Carlton. E naturalmente il CBD, il centro, con i suoi grattacieli con palestre e piscine condominiali.
Cosa ne pensi del livello di sicurezza personale in città?
Gli australiani non hanno idea del livello di micro-criminalità in Europa, perciò tendono a lamentarsi del proprio.
Io invece mi sento sempre sicura, non vivo col timore del furto in appartamento, dello scippo o dell'aggressione. Queste cose accadono, certo, ma molto meno.
Una questione che, da vittima di un attentato, sono costretta a considerare è quella del terrorismo: anche a Melbourne ci sono stati un paio di attacchi vili e insensati. Credo che ormai questa pur remota possibilità esista ovunque. O forse sono solo io il gatto nero!
Se dovessi fare un elenco di cose che assolutamente vanno fatte/viste a Melbourne e dintorni, cosa consiglieresti?
Di seguire il mio blog e farsi ispirare! ;)
In città partirei dall'ultramoderno CBD, per constatare con i propri occhi cosa significhi vivere in una società davvero multi-culturale.
Si possono seguire le tracce dei primi insediamenti “bianchi” e imparare molto sugli Aborigeni. Ci sono palazzi ottocenteschi bellissimi, e le tipiche casette di quartiere sono una meraviglia per gli occhi.
È d'obbligo un giro a St Kilda e sul lungomare, dove abita un'adorabile colonia dei pinguini più piccoli del mondo!
Nei dintorni di Melbourne le attrattive sono soprattutto naturalistiche. Si può girare per vinerie, andare a cercare i koala e altri marsupiali, fare escursioni nel bush, surfing...
Si può anche volare per 45 minuti e visitare la Tasmania, l'isola del mio cuore, di cui ho scritto più volte.
Che suggerimenti puoi dare ai futuri espatriati per agevolare il trasferimento in Australia?
Purtroppo l'Australia non è un paese dove si può venire a stabilirsi senza invito. È in vigore un sistema di visti molto complesso ed esoso, a seconda delle esigenze e di cosa si possa “offrire” al Paese, con criteri che si inaspriscono ogni anno. Per capire a cosa si può aver diritto,
occorre studiarsi i siti governativi, oppure affidarsi a un agente di immigrazione.
Per il resto no worries, anche qui abbiamo i negozi e la civiltà! Inoltre in Australia le cose vengono sempre spiegate in modo ridondante, come se si ci rivolgesse a dei bambini. Per un expat fresco di sbarco, diciamolo, torna comodo, anche se in sé e per sé può lasciare perplessi.
La vita all'estero ti ha cambiata? Sotto che punti di vista?
A parte il far colazione a pane e burocrazia? :)
Arriva un momento nella vita in cui si realizza di non essere eterni né ubiqui, e che un punto geografico di arrivo definitivo non esiste.
Emigrare significa appagare quella pulsione alla diversità e al sentirsi stranieri circondati da stimoli, vivere una porzione aggiuntiva di mondo; ma implica anche rinunce, che nel mio caso sono affettive e culturali e che quaggiù hanno un peso maggiore. Forse il tutto ha a che vedere con l'accettazione di essere mortali, e che l'infinito non ci appartiene.
Tutto ciò è maturità ma anche malinconia, e non so come venirne a capo.
Il blog mi aiuta a riflettere anche su questi aspetti.