Presentatevi ai nostri lettori. Da dove venite da quanto tempo avete lasciato l'Italia?
Anna: mi chiamo Anna, ho 28 anni, originaria di un paesino della provincia di Padova e vivo da 9 anni a Seoul. Attualmente lavoro per un'azienda coreana che importa prodotti italiani e mi occupo della gestione del canale youtube di Persi in Corea.
Laura: mi chiamo Laura, a gennaio 2020 ho compiuto 29 anni e attualmente vivo a Bologna. Crescendo ho sempre avuto un forte interesse per l'oriente, tra le medie e il liceo passavo molto del mio tempo a leggere manga e guardare anime. Successivamente mi sono interessata alla Corea del Sud, dove mi sono trasferita nel 2013. Anche se inizialmente l'idea era di restare a vivere a Seoul, a novembre 2014 ho preso la decisione di tornare in Italia.
Quali sono i motivi del vostro trasferimento in Corea del Sud?
Anna: al liceo, seguendo dei corsi di Giapponese, mi sono interessata molto all'oriente e, in quarta liceo ho deciso di passare un'estate a Tokyo in vacanza studio. E' stato quel viaggio che mi ha cambiato la vita. In Giappone ho ironicamente incontrato più coreani che giapponesi, e da lì il mio interesse per l'Asia si è re indirizzato verso la Corea. Sono venuta a Seoul subito dopo la maturità, inizialmente con l'intenzione di rimanere un anno, ma alla fine ho deciso di proseguire i miei studi in un'università coreana e infine ho trovato lavoro qui.
Laura: durante tutto l'ultimo anno di liceo ho messo da parte i soldi per poter andare a fare un viaggio in Corea dopo la maturità. Sono partita da sola e ho passato a Seoul 2 mesi, durante i quali ho avuto la possibilità di fare un sacco di esperienze nuove, conoscere amici provenienti da tutto il mondo, immergermi in una cultura diversa dalla mia e cominciare a conoscere un luogo che all'apparenza mi sembrava perfetto. Durante i successivi 3 anni non sono riuscita a pensare ad altro, volevo solo tornare in Corea del Sud per poterla conoscere meglio... e così effettivamente ho fatto.
Avete avuto difficoltà di adattamento e come le avete superate?
Anna: nonostante siano passati 9 anni da quando sono arrivata, ci sono ancora alcuni aspetti della cultura coreana che sono difficili da digerire, come l'atmosfera di competizione che è sempre presente: nel lavoro, nelle relazioni interpersonali, a scuola. Sono però aspetti che colpiscono più fortemente i coreani che gli stranieri.
I coreani sono consci del fatto che, in particolare in occidente, ci sia una mentalità molto più liberale e quindi non si aspettano dagli stranieri gli stessi comportamenti che si aspetterebbero da un loro connazionale. Questo è un aspetto da un lato positivo, perchè non siamo costretti a sottostare a tutte le loro regole sociali, ma dall'altro lato dimostra che, nonostante uno straniero viva in Corea da molti anni, parli perfettamente coreano e conosca bene la cultura coreana, verrà sempre considerato “straniero” fino alla fine.
Dopo 9 anni penso di essermi adattata quasi del tutto, trovando un equilibrio che faccia coesistere in me sia la cultura italiana che coreana.
Fortunatamente quando sono arrivata in Corea avevo solo 19 anni, quindi tutte le esperienze di vita che mi hanno formato fino ad ora le ho fatte principalmente qui. Sicuramente questo mi ha aiutata ad adattarmi molto più velocemente.
Laura: proprio per il fatto di essere tornata in Italia dopo un anno e mezzo, non posso dire di essere mai riuscita ad adattarmi. Gran parte delle difficoltà che ho avuto sono relative al grado di stress che ho provato per quasi tutto il periodo in cui ho abitato a Seoul, dovuto alla mia percezione del modo di vivere coreano: vivere per lavorare (e non lavorare per vivere, trovo ci sia una sottile differenza), l'aria di competitività che si respira un po' ovunque e il gran consumismo. Faccio tutt'ora molta fatica a pensare di potermi adattare a uno stile di vita del genere.
Quali sono le prime cose che un expat deve fare quando si trasferisce in Corea del Sud?
Le cose da fare sono le più svariate, tra queste forse le più importanti sono:
1. accertarsi di avere un visto compatibile con ciò che si vuole fare (la Corea non è un paese europeo, pertanto i soggiorni superiori ai 90 giorni e il lavoro sono questioni da tenere a mente);
2. accertarsi che la propria carta di credito/prepagata funzioni (almeno finché non si avrà la possibilità di aprire un conto corrente coreano);
3. procurarsi l'Alien Registration Card, ovvero la carta d'identità che viene data a chiunque debba restare in Corea del Sud per più di 90 giorni;
4. Prepararsi almeno 3 mila euro per l'alloggio. In Corea le case solitamente richiedono un deposito abbastanza alto, che parte solitamente dai 3 mila euro (il deposito viene restituito alla fine del contratto).
Quali sono le tradizioni della cultura coreana che più vi hanno colpito ed incuriosito?
Anna: una cosa che apprezzo moltissimo della Corea è il rispetto. Si usa il linguaggio formale anche con persone di un solo anno più grandi e spesso e volentieri anche con i genitori. Tornando in Italia mi sono resa conto come molti figli non portino rispetto a genitori e anziani, rispondendo male senza validi motivi. Sono cose che sarebbero inaccettabili in Corea. Il rispetto è molto importante anche con le persone che non si conoscono, per questo motivo non si vede quasi mai nessuno per esempio superare la fila e il tasso di criminalità è molto basso.
Laura: uno degli aspetti che trovo più affascinante della cultura coreana è il concetto dietro la parola 우리 (uri), che ha due significati: “noi” e “nostro”, è quest'ultimo che io trovo particolarmente interessante, perché in Corea viene utilizzato quando si parla di cose/persone proprie, ma allo stesso tempo condivise con altri, ad esempio: “우리 집” (uri jib) - la nostra casa, “ 우리 엄마” (uri omma) - la nostra mamma, “우리 나라” (uri nara) - il nostro paese. La Corea del Sud è un paese caratterizzato da una forte mentalità di gruppo, che si riflette nel modo in cui i coreani parlano e si comportano riguardo ciò che è del singolo e ciò che viene condiviso con gli altri.
Siete riuscite ad integrarvi? I Coreani sono aperti verso gli stranieri?
Anna: la Corea sta cambiando moltissimo negli ultimi anni e sta cambiando anche la percezione dello “straniero”. Appena arrivata in Corea era praticamente impossibile vedere stranieri per strada, e ogni volta che uscivo mi sentivo perennemente osservata. Non erano occhiate cattive, ma curiose.
Negli ultimi 3-4 anni invece, gli stranieri in Corea sono aumentati esponenzialmente e anche in TV vengono trasmessi tantissimi programmi con persone di tutto il mondo. Questo indubbiamente ha aiutato molto la Corea ad aprirsi verso le altre nazionalità. Sono passati comunque pochi anni da quando è iniziato questo cambiamento, quindi non posso dire che sia facile per gli stranieri integrarsi al 100% in un gruppo di coreani, ma indubbiamente ora è molto più facile trovare persone mentalmente aperte.
Laura: purtroppo la “brevità” della mia esperienza in Corea non mi ha dato molto modo di integrarmi, ma a parte questo ho sempre percepito i coreani (soprattutto quelli più giovani) molto aperti verso gli stranieri e interessati a scoprire culture diverse dalla loro.
Scrivete un blog, come si chiama, quando avete cominciato a scriverlo e di cosa parlate?
Il nostro blog si chiama Persi in Corea, è nato nel 2013 dall'intenzione di riuscire a dare informazioni utili sulla Corea del Sud a tutti gli Italiani che vogliono andarci per vacanza, studio o lavoro. Fino al 2013 era veramente difficile riuscire a trovare online consigli di viaggio in italiano, al punto che per ottenerli era più facile scrivere su Facebook a persone che già abitavano in Corea. Così abbiamo pensato di cominciare un blog per rendere reperibili informazioni e consigli di viaggio a chiunque ne avesse bisogno. Al momento sul nostro blog si possono trovare articoli sulla cultura, lingua, cibo e luoghi da visitare e anche articoli più pratici relativi ai visti, iscrizione alle università, telefonia, ecc. Insomma, tentiamo di dare risposta a ogni dubbio si possa avere sulla Corea del Sud.
Assieme al blog abbiamo anche aperto un canale youtube omonimo, dove mostriamo la vita in Corea e le curiosità di questo paese.
È possibile trovarci sul nostro sito, canale youtube, Instagram e Facebook.
Per vivere li, è indispensabile parlare coreano? Lo avete imparato sul posto o prima di trasferirvi?
Vivere in Corea senza parlare coreano è possibile, tuttavia è richiesta un'ottima padronanza dell'inglese. Ovviamente l'importanza di una o dell'altra lingua è dettata soprattutto dalle necessità del caso: alcuni corsi universitari sono frequentabili con il solo inglese, per quanto riguarda il lavoro le cose sono abbastanza variabili: c'è chi riesce a trovare lavoro con l'inglese, altri richiedono un'ottima padronanza del coreano. Varia tutto molto in base al campo.
Ovviamente per riuscire a risolvere problemi di qualsiasi tipo, e integrarsi al meglio, consigliamo caldamente l'apprendimento del coreano.
Entrambe abbiamo prima studiato un po' di coreano in Italia e una volta in Corea abbiamo frequentato un corso di lingua piuttosto intensivo, così da avere buone basi che ci permettessero di utilizzare la lingua giornalmente.
Quali sono i lavori più comuni che fanno gli espatriati in Corea del Sud?
Per quanto riguarda i madrelingua inglesi sono principalmente insegnanti. In Corea c'è una vera e propria ossessione per l'imparare l'inglese e ci sono accademie di lingua ogni 100 metri.
Per quanto riguarda gli Italiani molti lavorano nella ristorazione e molti altri in aziende di import-export con connessioni con l'Italia.
Quanto ti costa al mese vivere lì? Il costo della vita è più alto rispetto all'Italia?
Anna: Vivendo a Seoul in media spendo circa 1.600 euro al mese.
Il costo della vita non è troppo alto se si mette a paragone con altre metropoli del mondo. Mezzi, benzina e cibo sono più economici dell'Italia, ciò che invece costa sono piani telefonici (in media sono almeno 50 euro al mese) e alloggio (che comunque se messo in paragone con altre metropoli non ha prezzi eccessivi).
Com'è ora la situazione in Corea del Sud circa il coronavirus?
Anna: In Corea fin da Febbraio 2020, quando ci sono stati i primi casi, sono stati presi provvedimenti immediati e fin da subito abbiamo iniziato ad usare le mascherine e a limitare i nostri spostamenti. Sicuramente anche per questo la situazione è sempre stata molto contenuta.
La situazione per ora è abbastanza stabile. Non ci sono limitazioni per gli spostamenti all'interno della nazione, ma c'è l'obbligo di utilizzare la mascherina quando si entra il luoghi chiusi.
La Corea ha dimostrato ancora una volta di essere all'avanguardia anche a livello tecnologico, basti pensare che ora, per entrare in determinati locali, come per esempio i Karaoke, è necessario registrare il proprio nome, numero di telefono, temperatura corporea, orario di entrata e di uscita. Inizialmente veniva fatto tramite file excel, ora si fa tramite Kakao Talk (il Whatsapp coreano). Basta aprire il codice QR personale che si trova all'interno della app e una volta scannerizzato trasferisce subito tutti i dati, velocizzando la registrazione e salvaguardando la situazione “Coronavirus”. Nel caso una delle persone che è stata in quel locale venisse diagnosticata con il Coronavirus, tutte le persone che hanno visitato il locale durante quel periodo vengono contattate e vengono fatti i test.
Indubbiamente tutti questi provvedimenti sono stati fondamentali per tenere sotto controllo la situazione.
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