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Barbara in Provenza: "Ho un lavoro portatile, 3 figli, e adoro scrivere"

Barbara è un'expat da oltre vent'anni. Ha vissuto in Francia, in Inghilterra e in Germania. Dal 2004 abita in Provenza con i tre figli e il mio marito, che è tedesco. Lavora come traduttrice e formatrice di italiano. 

Raccontaci un po' di te, chi sei e dove vivi?

Mi chiamo Barbara, ternana, classe 1972, dal 1995 in giro per l'Europa (Inghilterra, Germania, Francia), dal 2004 in Provenza. Ho un marito tedesco, 3 pargoli internazionali, un lavoro portatile e tre passioni: le lingue, la buona tavola e il disegno.

Quanto tempo fa hai lasciato l'Italia e qual è stata la molla che ti ha spinto ad espatriare?

Sono partita per la prima volta nel 1995 (Erasmus in Germania) e da allora - a parte qualche fugace rientro per la laurea, un master e un lavoro in una e-company alla fine degli anni '90 - non mi sono più fermata. Ho sempre desiderato vivere all'estero e conoscere altre culture, non tanto da turista quanto da studentessa e lavoratrice. E poi, in tutta onestà, non sono mai riuscita a fare la turista – prima non avevo i mezzi, poi sono arrivati i figli, ora il Covid-19… confido nella terza età.

Di cosa ti occupi?

Traduco principalmente dal tedesco svizzero – testi di comunicazione e medicina alternativa – e insegno italiano online e nei centri di formazione. Il mio è un lavoro portatile a tutti gli effetti. I primi tempi – parlo del 2007 – il lavoro da remoto era un illustre sconosciuto e molti reagivano con stizza, del tipo “Se non timbri il cartellino non è un vero lavoro”; oppure “Ma… traduci con Google Translate?”. Da un anno a questa parte le cose sono cambiate: il telelavoro è all'ultimo grido, e tutti fanno smart working.  

Mi piace scrivere: ho autopubblicato un ebook di ispirazione autobiografica (Via da Qui) che ha avuto un buon riscontro. Avrei anche un romanzo pronto, in letargo da ben 5 anni nel cassetto. Confido nella terza età, appunto.

Che ripercussioni ha avuto la pandemia del Covid-19 sulla tua attività professionale?

A dire il vero non molte: lavoravo online prima e lo faccio ancora. La sola differenza è che, invece di insegnare nei centri di formazione – attività che adoravo poiché mi permetteva di incontrare sempre gente nuova – ora lo faccio su Gmeet o Zoom. Va detto, però, che la mole di lavoro è diminuita per effetto della pandemia.

Scrivi un blog, come si chiama e perché hai cominciato a scriverlo?

Il blog si chiama Quassù e Laggiù ed ha compiuto sei anni a febbraio. Ho iniziato a scrivere per caso, nel 2015, e grazie a questa attività ho conosciuto tante persone interessanti. Con alcune è nata un'amicizia reale, con altre ci sentiamo via chat: una bella esperienza!

Che tematiche tratti nel tuo blog?

Parlo di vita all'estero, spesso in chiave ironica, intervisto altri expat come me, scrivo di lingue, cucina, aneddoti divertenti, libri e molte altre cose.

Hai una famiglia internazionale: tuo marito è tedesco e avete 3 figli. Qualche consiglio per accompagnare i bimbi nella crescita quando i genitori provengono da culture diverse?

Non ho consigli particolari, anzi! Sono sempre alla ricerca di idee e suggerimenti per non dare di matto tra lingue, usanze e modi di litigare diversi. In altre parole: non è facile, bisogna cercare il famigerato “compromesso”.

Posso dire che a volte mi sento più germanica di mio marito: sono quadrata, piuttosto severa, tipo una tedesca vecchio stampo: orari, regole e disciplina. Mio marito, invece – soprannominato Teutohusband – si occupa della parte ludica e godereccia del tutto: partite di calcio, giochi al parco, battaglie con pistole ad acqua. A lui la dolce vita, a me la deutsche vita.

Quali sono le cose fondamentali da sapere prima di trasferirsi in Francia?

Fondamentale è la conoscenza della lingua – almeno le basi – e poi bisogna sapere che, prime impressioni a parte, i francesi non ci somigliano molto. Qualche esempio: se vi chiedono “ça va?” (come va?) non vogliono sapere come state ma vi stanno semplicemente salutando. Oppure: se ignorano i vostri SMS o non vi salutano per strada non vuol dire che ce l'hanno con voi: è che non vogliono essere disturbati. Sono tuttavia capaci di favolose, impreviste manifestazioni di affetto nei nostri confronti: adorano gli italiani, almeno qui al Sud.

Altro consiglio che mi sento di dare, non solo per la Francia ma in generale per tutti i Paesi d'Oltralpe, è di non mostrarsi troppo modesti e accondiscendenti sul posto di lavoro. Bisogna avere le idee chiare, o perlomeno fingere (…), altrimenti non si è presi sul serio.

Per noi italiani – generalizzo, ovvio – è difficile: tendiamo spesso a sottovalutarci e a considerare l'estero come oro colato. Poi, a forza di sbatterci il muso, impariamo. E ci rendiamo conto che, rispetto ad altri popoli e a parità di titoli di studio, il nostro bagaglio culturale è di tutto rispetto.

Ma ripeto: dobbiamo prima varcare il confine e fare esperienze, altrimenti saremo sempre cullati dall'italico mantra mediatico del “brutto anatroccolo d'Europa”.

Grazie dell'intervista e buon proseguimento.

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A proposito di

Faccio parte del team di Expat.com e gestisco la comunità italiana. Amo viaggiare ed entrare in contatto con culture diverse. Ho una passione particolare per le lingue straniere ed ho vissuto e lavorato in Egitto, Spagna, Irlanda, Messico e Mauritius.

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