Perchè l'Europa sta affrontando una penuria di manodopera?

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Scritto da Asaël Häzaq il 22 marzo, 2022
Suona come una delle migliori notizie del 2022. Secondo gli ultimi dati sulla crescita economica, la disoccupazione in Europa è in calo. A fronte di una carenza di manodopera in tutti i settori, le principali potenze economiche europee sono alla ricerca di talenti internazionali. Quali strategie stanno attuando per attrarre forza lavoro qualificata?

Diminuzione generale della disoccupazione e aumento delle assunzioni

Dopo il cataclisma del Covid, che ha causato la contrazione del PIL mondiale, la produzione torna a crescere. Una gestione relativamente buona della crisi sanitaria, unita alle politiche di sostegno alle imprese attuate dai vari Stati, spiega in parte la rapida ripresa di alcune economie.
Nonostante la crisi, la Svizzera non ha perso la sua attrattiva ed è persino riuscita ad assumere lavoratori qualificati.
I paesi dell'Unione Europea stanno attuando un vasto piano di ripresa economica, con risultati abbastanza buoni.

Aumento degli investimenti, sostegno alle imprese, assunzioni: un circolo virtuoso che spiega il calo del tasso di disoccupazione un po' ovunque nell'UE. A dicembre 2021, 9 paesi sono scesi al di sotto della soglia del 5%. La Repubblica Ceca si classifica al primo posto, con il 2,1% di disoccupazione. Seguono Polonia con il 2,9%, Germania con il 3,2% e Paesi Bassi con il 3,8%. L'Italia registra un 9%. Spagna e Grecia superano la soglia del 10% (rispettivamente 13 e 12,7%). In media, il tasso di disoccupazione nell'UE è del 6,4%.

Carenza di talenti: un problema di flessibilità?

E se la causa del problema fosse il mercato del lavoro stesso? Per arginare la mancanza di manodopera, il Governo belga ha proposto, lo scorso febbraio, una nuova riforma del lavoro che prevede una settimana lavorativa di 4 giorni, invece che 5. Per le associazioni datoriali (sindacati di datori di lavoro) questa riforma non è dalla parte delle imprese ma avvantaggia solo i lavoratori.
"Un contratto di lavoro di 4 giorni non è di utilità alle aziende che vogliono assumere nuovi dipendenti", dice la Voka, un'organizzazione datoriale fiamminga. La Federazione delle imprese belghe (FEB) ha le stesse riserve. Per le organizzazioni dei datori di lavoro, queste misure non attireranno nuovi talenti. Al contrario, l'entrata in vigore di nuove regole potrebbe essere controproducente. È difficile per le imprese raggiungere il tasso di occupazione dell'80%, come auspicato dal Governo federale.
Altri sottolineano che la pandemia del Covid ha in qualche modo avvantaggiato una certa categoria di professionisti. Negli ultimi due anni l'Europa ha assistito a un aumento nel numero di lavoratori a distanza e di nomadi digitali. I profili con competenze spendibili sul mercato internazionale sono consapevoli del loro valore, che consente di negoziare sullo stipendio e sulle condizioni di lavoro.

Quando la mancanza di attrattiva mette in fuga i cervelli

E' il problema che devono affrontare i Balcani. Croazia, Slovacchia, Romania... come fare per trattenere i talenti nazionali? I Paesi dell'Est Europa che sono entrati a far parte dell'UE hanno immancabilmente assistito alla fuga di profili qualificati che si sono spostati verso destinazioni con migliori condizioni lavorative. Stessa tendenza per gli Stati balcanici extra UE. 

Per invertire la tendenza, tutte queste nazioni stanno avviando vere e proprie politiche di riconquista, a partire dall'istruzione scolastica. La Croazia utilizza le "storie di successo" dei suoi imprenditori (Mate Rimec in testa) per riabilitare la sua immagine tra i giovani. Investe nell'industria automobilistica, dell'innovazione e dell'high-tech, scommettendo su e-commerce e digitale, settori di interesse tra i giovani laureati. Il Paese sta purtroppo affrontando un calo delle nascite. La ritenzione dei talenti è, per la Croazia e per i Paesi dei Balcani, una questione di sopravvivenza. A dicembre 2021, la Croazia ha lanciato un programma di incentivi che prevede l'assegnazione di 26.000 euro per ogni croato che torna nel Paese per avviare un'impresa.

Mancanza di innovazione, stipendi bassi, lungaggini amministrative... anche la Spagna non attrae più come prima. Il numero di lavoratori stranieri qualificati, che vivono nel Paese, è in diminuzione. Parliamo di 130.000 permessi di lavoro emessi nel 2021 contro i 300.000 del 2011. Il Covid-19 non basta per spiegare questo ribasso, è il sistema Paese in toto che va messo in discussione. 
Per rimettersi al passo con Germania, Danimarca, Francia e Paesi Bassi, la Spagna punta sulla tecnologia. Secondo DigitalES, un'organizzazione di imprenditori nel settore tech, questo campo ha uno scoperto di 70.000 posti.
Per chi studia il fenomeno, la Spagna deve semplificare la vita delle aziende, offrire stipendi più competitivi e ampliare il suo respiro internazionale migliorando la conoscenza dell'inglese. 
La crisi sanitaria e il boom dei nomadi digitali potrebbero avvantaggiare anche la Spagna. Allineandosi con Croazia, Germania e Estonia, la Spagna sta lavorando a un visto per i nomadi digitali. In programma: sgravi fiscali e formalità semplificate per tutte le start up e altri lavoratori autonomi. Il Paese spera di attrarre nuovi profili e modernizzare la sua immagine.

Invecchiamento della popolazione e mancanza di talenti

Questo è un problema che colpisce molte nazioni europee. La popolazione sta invecchiando. Non ci sono più risorse sufficienti per sostenere l'economia. Un problema demografico che incide in maniera diretta sulla crescita.
In Germania, l'invecchiamento della popolazione preoccupa sempre di più. Secondo l'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), quest'anno andranno in pensione più di 300.000 lavoratori che non saranno rimpiazzati per mancanza di personale qualificato. Nel 2030 lo scoperto potrebbe toccare 5 milioni di posti circa.

Lo scorso 11 gennaio, nel corso di una conferenza stampa, il Ministro Robert Habeck ha presentato il suo programma che prevede di coprire i "390.000 posti di lavoro vacanti in Germania" e avverte che il numero potrebbe "salire a un milione, e oltre".
Habeck intende dare lavoro a 400.000 lavoratori stranieri qualificati all'anno. A suo avviso bisogna rilanciare l'immigrazione “[…] in tutti i settori e professioni: ingegneri, artigiani, badanti e personale sanitario".
Un'analisi condivisa da Christian Dürr, leader del gruppo parlamentare liberaldemocratico (FDP). Intervistato dalla rivista WirtschaftsWoche, qualche settimana fa, ha detto: "La carenza di manodopera qualificata è ormai così grave da rallentare notevolmente la nostra economia". A suo avviso, la Germania deve “cambiare rotta il più rapidamente possibile". Per attrarre talenti stranieri, il Paese punta in particolare su un aumento degli stipendi e sull'emissione di un visto a punti come la Nuova Zelanda e l'Australia. Misure atte a semplificare le procedure per l'ottenimento del visto, accrescere la sua popolarità e attirare sempre più talenti.
 

A proposito di Asaël Häzaq

Mikki è un'espatriata che vive in Giappone. Scrive contenuti per Expat.com ed è una blogger appassionata di lifestyle e cultura pop.