Che cos'è un'"economia emergente"?
Un Paese emergente è un Paese che sta vivendo una forte crescita economica, ma un lento sviluppo sociale. Il termine si deve ad Antoine Van Agtmael, un economista olandese che lo utilizzò per la prima volta nel 1981 per indicare le nazioni in via di sviluppo che suscitavano interesse negli investitori. All'inizio, il termine è stato usato per descrivere i "mercati emergenti". L'espressione, che definiva solo la sfera economica, è stata estesa all'intero territorio, originando il termine "Paese emergente". L'enfasi rimane su un forte progresso economico che spesso va di pari passo con l'aumento delle disuguaglianze sociali. Perché il progresso sociale non tiene sempre il passo con il boom economico.
È facile quindi intuire che i Paesi emergenti non siano sempre gli stessi. Non esiste un elenco, poiché i parametri per definirli sono davvero tanti. Gli studi condotti dagli economisti sono altrettanto numerosi e non sempre giungono alle stesse conclusioni. La definizione stessa di "Paese emergente" è variata nel tempo e continua a cambiare. Possiamo tuttavia concordare su alcune "tendenze".
Nel 2007, la Banca Mondiale ha classificato Cina, India e altre nazioni come economie emergenti. Nel 2008, la società di consulenza e revisione contabile britannica PriceWaterhouseCoopers ha individuato 20 Stati emergenti, tra cui Brasile, Russia, India e Cina (BRIC), classificati come economie emergenti dal 2005, insieme ad Argentina, Sudafrica e Filippine. A seconda delle interpretazioni degli economisti, il Cile e l'Ungheria possono essere classificati o meno come Paesi emergenti.
Economie emergenti nel 2023
Quali sono le economie emergenti in questo 2023? I Paesi emergenti di 20 anni fa lo sono ancora? Secondo le conclusioni del vertice BRICS dell'agosto 2023 (il Sudafrica si è unito alla formazione iniziale), è previsto un ampliamento. Iran, Argentina, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (EAU) ed Etiopia si aggiungeranno ai BRICS (da gennaio 2024), che passeranno così da 5 a 11 Stati. Una quarantina di altri Stati hanno espresso il desiderio di entrare a far parte dei BRICS, o hanno mostrato interesse per l'organizzazione. Tra questi ci sono la Nigeria e Cuba. I BRICS incarnano ancora il nucleo degli Stati emergenti e sembrano determinati ad entrare in competizione con gli Stati Uniti e il dollaro. Come dovresti affrontare un espatrio in queste destinazioni?
Per prima cosa, molte di queste economie emergenti sono abituate ad accogliere gli espatriati. È il caso della Cina e soprattutto degli Emirati Arabi Uniti. L'India attira i turisti. L'Argentina attira sia turisti che nomadi digitali, dopo il lancio del visto nel maggio 2022. L'Arabia Saudita si sta aprendo sempre di più verso gli stranieri. In competizione con gli Emirati Arabi Uniti, il Paese vuole fare della sua capitale, Riyadh, il nuovo Eldorado per gli espatriati, davanti a Dubai.
Turismo ed espatrio sono due cose molto diverse. I turisti, anche se si fermano per diversi mesi, sono lì solo temporaneamente. Non vivono allo stesso ritmo degli altri abitanti del posto e rimangono più spesso nelle zone turistiche. Gli espatriati vivono in loco e la loro esperienza varia a secondo del posto dove si stabiliscono. Possono avere esperienze molto diverse a seconda del luogo dove risiedono. L'attitudine della gente del posto varia a seconda che siano abituati, o meno, a convivere con gli stranieri. Anche nelle nazioni più aperte, l'esperienza degli espatriati dipende dal lavoro che fanno, dal quartiere dove vivono, dal livello di conoscenza della lingua locale…
Espatriare in un'economia emergente: come prepararsi?
Prepararsi è fondamentale. Qual è la situazione in Brasile, Etiopia, Egitto o Arabia Saudita? Il mercato del lavoro è dinamico? Com'è la cultura aziendale? Le aziende sono aperte ad assumere stranieri ed è facile trovare un impiego? Ma non conta solo l'aspetto economico, la dimensione sociale è altrettanto importante. Perché se da un lato l'economia vorrebbe far scomparire i problemi sociali, questi si manifestano al punto da cambiare la percezione del mondo del lavoro e la percezione che l'azienda ha di sè stessa. I dibattiti sulla tutela della salute mentale, sull'eliminazione degli open space o sul telelavoro fanno tutti parte di questa dimensione sociale.
Ma sappiamo che il cambiamento sociale nei Paesi emergenti è più lento di quello economico. Questo è ancora più vero nelle zone rurali, lontane dalle città e dai centri del potere. Alcuni espatriati non si sentono a proprio agio di fronte a certe disuguaglianze. Altri ne fanno una questione politica. Si può lavorare in Cina, Arabia Saudita o Iran "nonostante tutto"? O convivere con il fatto di essere trattato meglio dei cittadini locali?
Per chi non si cura dell'orientamento politico della nazione di espatrio, la risposta è affermativa. Alcuni si spingono oltre asserendo che l'apertura di un Paese come l'Arabia Saudita potrebbe "costringere" chi governa a cambiare alcune cose, a beneficio non solo degli stranieri ma anche dei locali.
Da un punto di vista più realistico, però, non tutto è perfetto, ma gli espatriati hanno una scelta: possono restare, tenendo conto delle numerose sfide che un'economia emergente deve affrontare, oppure trasferirsi altrove.