Le tasse universitarie degli studenti internazionali sono alte - e sostengono le casse delle università
Nelle principali destinazioni di studio come il Regno Unito, l'Australia, gli Stati Uniti e il Canada, le tasse universitarie per gli studenti stranieri sono spesso il doppio, o più, di quelle che devono pagare gli studenti locali.
Secondo quanto riportato da QS Top Universities, negli Stati Uniti, uno studente americano paga circa 10.000$ di tasse universitarie all'anno, contro i 26.000$ per uno straniero. Nel Regno Unito, parliamo di 9.000£ contro 22.000£ all'anno, a parità di corsi.
L'Australia è la destinazione di studio più costosa al mondo: gli studenti internazionali devono sborsare fino a 50.000 dollari australiani (circa 30.000 dollari) all'anno.
Queste tasse rappresentano una fonte di finanziamento cruciale per molte università, soprattutto per quelle più piccole che non possono contare completamente sui fondi pubblici, o sulle donazioni di ex-alunni facoltosi. Il Dipartimento dell'Istruzione australiano afferma che un quarto delle entrate delle loro università proviene da studenti internazionali. Per alcune università australiane, si tratta addirittura del 40-50% delle entrate totali. La situazione è la stessa nel Regno Unito. Nel 2022, uno studio del Guardian ha rilevato che le università britanniche percepiscono il 20% delle loro entrate dagli studenti internazionali.
Recentemente, alcune nazioni hanno introdotto, o aumentato, le tasse universitarie per gli studenti internazionali, forse perché i loro governi si sono resi conto che si tratta di un flusso di entrate significativo. In passato, le università pubbliche francesi erano gratuite per tutti gli studenti internazionali, compresi quelli provenienti da Paesi terzi, ma adesso devono pagare tra i 3.000 e i 5.000 euro all'anno. Anche la Finlandia sta valutando di aumentare le tasse universitarie per gli studenti non appartenenti all'UE/SEE.
Gli studenti internazionali aiutano le economie nazionali, non solo le singole università
Gli studenti internazionali non generano solo un importante flusso di entrate per le singole università, ma aiutano anche l'economia a livello nazionale. Uno studio condotto dalla London School of Economics (2020/2021), da Universities UK International (UUKi), dall'Higher Education Policy Institute (HEPI) e da Kaplan International Pathways ha rilevato che gli studenti internazionali contribuiscono all'economia britannica per un valore netto di 37,4 miliardi di sterline all'anno, dopo aver dedotto dall'equazione i costi sostenuti dallo Stato per ospitarli. Gli studenti internazionali spendono soldi per l'alloggio, il cibo, l'intrattenimento e i trasporti, non solo per l'università. Inoltre, contribuiscono all'economia svolgendo lavori part-time.
Uno studio del 2020 condotto dal governo canadese ha rilevato lo stesso andamento. Gli studenti internazionali immettono circa 22 miliardi di dollari canadesi all'anno nell'economia nazionale, di cui circa 3 miliardi di dollari canadesi in gettito fiscale diretto e indiretto. Il Canada soffre di una notevole carenza di manodopera in quasi tutti i settori, quindi gli studenti internazionali sono importanti perché spesso restano per lavorare.
Anche le destinazioni di studio meno importanti hanno bisogno di attrarre studenti internazionali per risolvere la loro carenza di manodopera. Taiwan ne è un esempio. Il governo taiwanese sta investendo 5,2 miliardi di dollari taiwanesi (circa 160 milioni di dollari) per attirare oltre 300.000 studenti internazionali entro il 2030, soprattutto nei settori della finanza e delle materie scientifiche, perché sono campi in cui si registra un grave ammanco.
Gli studenti internazionali spesso svolgono attività di ricerca post-universitaria nel campo della scienza e della tecnologia
Oltre al loro contributo economico attraverso le tasse universitarie e le spese per mantenersi, gli studenti internazionali trainano indirettamente l'economia ricoprendo incarichi nell'ambito della ricerca universitaria e fondando aziende. Questo è particolarmente vero nel settore STEM (scienza e tecnologia). Le università spesso non hanno abbastanza studenti locali impegnati in questi corsi, quindi hanno bisogno di studenti internazionali per colmare il divario.
Il rapporto Education at a Glance 2023 dell'OCSE mostra che i corsi STEM sono scelti dal 32,2% degli studenti internazionali e dal 24,2% degli studenti nazionali. La loro presenza è particolarmente elevata a livello post-universitario: il 24% di tutti gli studenti internazionali sta svolgendo un dottorato di ricerca e il 14% un master. Nel Regno Unito, ad esempio, quasi la metà dei dottorandi sono stranieri, con i cinesi in testa (28% del totale). Senza questi studenti, le università faticherebbero a trovare un numero sufficiente di ricercatori e assistenti nel campo della scienza e della tecnologia, che sono il motore dell'innovazione e della crescita economica.
Negli Stati Uniti, ad esempio, un quarto delle startup ad alto fatturato è stato fondato, o co-fondato ,da un ex studente internazionale. La National Foundation for American Policy riporta che queste aziende, che sono circa 200, creano quasi 900 nuovi posti di lavoro ogni anno. Si tratta di laureati, spesso di programmi STEM o di business, che dopo la laurea sono rimasti negli Stati Uniti con un visto subordinato a un datore di lavoro.