Parlaci di te: chi sei e da dove vieni?
Io sono Agnese, ho 29 anni e sono nata e cresciuta a Roma, a parte alcune brevi pause estere per studio. Mi sono laureata in editoria e giornalismo, scegliendo questo indirizzo per pura passione.
Qual è il tuo Paese d'espatrio?
Gli Stati Uniti. Vivo a New York City.
Quali sono i motivi principali per cui hai deciso di andare a vivere all'estero?
È stata una decisione basata sulla carriera di mio marito che, un anno fa, è stato assunto da un'azienda americana.
Io ho sempre avuto il desiderio di fare un'esperienza di vita all'estero, anche per poter avere una chance in più a livello lavorativo, e così quando è arrivata questa proposta ho colto la palla al balzo e non me ne pento affatto.
Ti è capitato di avere paure o incertezze prima dell'espatrio?
Sinceramente no, non ho mai avuto paura né incertezze. Ero solo abbastanza preoccupata, questo sì.
Mi preoccupavo per le persone che avrei lasciato in Italia, per la mancanza che avrei sentito della mia famiglia, dei miei amici, dei miei posti, delle mie abitudini, dei sapori, del clima… Non me la cavavo neanche troppo bene con l'inglese, quindi mi agitava pensare di dover avere a che fare con una cultura completamente diversa dalla mia, in una città che avevo conosciuto solo come turista, ripartendo da zero, dovendo ricostruire tutto.
Come si è svolto il processo di adattamento a New York?
Come in ogni cosa della vita, il più è stato fatto dal tempo.
Adattarsi è qualcosa di cui ti rendi conto all'improvviso, in un giorno non precisato. A me sta accadendo ora. Mi rendo conto che non ho bisogno di guardare Maps per sapere dove andare, mi rendo conto che quando la gente parla per strada o sull'autobus capisco quello che dice, rispondo al telefono e chiamo senza timori, perché mi sento molto più a mio agio con l'americano.
Ho i miei posti per fare il brunch nel weekend, il mio spot preferito in Central Park, la piazzetta vicino casa dove mi siedo sulla panchina con il mio cane per leggere, la classe di Yoga a $5 dollari nel Queens invece che a $15 a Manhattan - quando sono arrivata mi hanno fatto credere che fosse un prezzo imbattibile!
Sei una blogger, come si chiama il tuo blog e quando hai cominciato a scriverlo?
Il mio blog si chiama Una romana a New York e ho scritto il primo post nell'ottobre del 2015. Ormai la partenza era certa, ed erano mesi che vagavo su internet per cercare informazioni basate su esperienze reali che riguardassero la vita a New York. Purtroppo ho trovato ben poco, tutti scrivevano per sentito dire, per esperienza turistica, o al massimo per averci vissuto un mese come vacanza studio.
Ho trovato anche siti molto interessanti che approfondivano certi argomenti della vita quotidiana, ma mai nessuno lo faceva raccontandosi in prima persona; allora mi sono detta “ok, lo faccio io, voglio aiutare tutti quelli che cercano le mie stesse risposte”. Così, passo passo, ho iniziato a raccontare quello che stavo vivendo, dalle procedure burocratiche al trasloco oltreoceano, da come ho cercato e trovato casa, a come effettivamente si fa un allaccio dell'elettricità o del Wi-Fi.
Poi ho iniziato a scrivere delle festività, dei musei, della subway, dei parchi, del mio volontariato al canile di Harlem, dei party, della musica, degli itinerari, del freddo newyorchese, della spesa, dei ristoranti etc. etc…
Il blog ti è stato utile per allacciare rapporti di amicizia (virtuali o reali) con altri espatriati?
Sì mi è stato utilissimo.
Grazie al blog ora collaboro con altri blog di expat, ho conosciuto delle bellissime persone, alcuni di loro ora sono miei amici e abbiamo anche la fortuna di abitare a pochi blocchi di distanza.
Ogni giorno ricevo diverse richieste di aiuto o supporto da persone che hanno il sogno americano; cerco di rispondere sempre a tutti - o almeno a tutti quelli che scrivono cose plausibili!
Inoltre il blog mi ha dato la possibilità di partecipare ad eventi, come la parata del Columbus Day, ai quali altrimenti non avrei saputo come accedere, e di conoscere personalità di rilievo della comunità Italo-Americana di New York.
Che tipo di visto hai fatto per risiedere negli Stati Uniti?
Visto H4, ovvero il “visto famiglia” degli H1B.
Di cosa ti occupavi in Italia?
Lavoravo per un'importante compagnia assicurativa, ma non ho mai tralasciato la mia passione per l'editoria, infatti come freelance ho sempre fatto la traduttrice, proofreader, copy-writer ed editor.
Cosa fai adesso?
Sto cercando lavoro presso una casa editrice americana.
Quali sono le differenze principali che hai riscontrato tra lo stile di vita americano e quello italiano?
Una cosa che mi ha colpito molto - e che pensavo esistesse solo nei film - è la delivery. È proprio vero che gli americani la cucina ce l'hanno per bellezza! Quasi nessuno la usa, o meglio, è davvero raro che cucinino, e se lo fanno di certo non accade tutti i giorni, anzi, la maggior parte delle volte mangiano fuori oppure ordinano e consumano a casa.
Vivo a Manhattan, e quindi un'altra cosa che mi ha sorpreso è stato dover fare a meno del proprio mezzo di locomozione. Ovviamente metro e autobus portano ovunque, per non parlare dei famosi taxi gialli e i vari Uber, Lift e Via che stanno spopolando; ma per una che ha sempre avuto macchina e motorino, macinare minimo otto chilometri al giorno all'inizio è stata dura!
Non vorrei risultare banale, ma una grande assenza alla quale ancora faccio fatica ad abituarmi riguarda il bidet e la lavatrice in casa. Per il resto sinceramente non ho notato così tante differenze; checché se ne dica, gli americani sono un popolo molto friendly, spesso pronti ad aiutare, a ridere e ad approfittare del tempo passato in compagnia, un po' come noi italiani.
E per quel che concerne somiglianze/differenze a livello umano?
Forse una delle maggiori differenze che ho notato riguarda l'allevamento dei figli.
Qui si lavora sodo, la maggior parte della gente fa anche due lavori perché tutto costa molto caro: l'affitto, l'assicurazione, il cibo, le scuole.
Noto che i genitori non si fanno tanti problemi a lasciare i figli con le nanny, e che una volta finito il college si tende a spingere i propri ragazzi verso l'indipendenza. Molti giovani che ho conosciuto in questo anno passato qui a New York non sono newyorchesi. Arrivano da altri stati, magari a soli ventun'anni, e ce la mettono tutta per farcela con le proprie forze.
Ci sono degli usi e modi di fare locali che sono entrati a far parte della tua quotidianità dopo il trasferimento?
Certo. Il mio preferito è il brunch del weekend!
Non esiste sabato o domenica senza brunch. Di solito opto per i pancakes con i frutti di bosco, ma adoro anche il brunch salato, con uova verdure e salsicce.
Continuo a non condividere molto le feste come Halloween o il Thanksgiving, ma era lo stesso quando vivevo in Italia, neanche il Carnevale mi ha mai particolarmente emozionata.
È caro vivere a New York rispetto all'Italia?
Decisamente più caro, e non c'entra il cambio con il dollaro - che tra l'altro è anche favorevole.
Qui è molto importante comprare il cibo biologico, mentre magari in Italia è solo una moda recente. Quindi mezzo gallone di latte biologico (organic milk), che equivalgono circa a 1,90 Litri costa $5.99. E così anche con il pesce e la carne.
Per fare un altro esempio, l'abbonamento mensile ai mezzi pubblici costa $116, mentre in Italia se non ricordo male è intorno ai 40 euro. Cenare fuori come ho detto prima non è considerato un lusso ma una normalità, e nonostante questo non è affatto economico.
Che quartiere/zona della città consigli per cercare alloggio?
È chiaro che se si viene in vacanza consiglio vivamente di stare a Manhattan. Sarebbe come andare in vacanza a Roma e prendere l'hotel ai Castelli!
Se invece ci si sta trasferendo e non si ha la possibilità di vivere a Manhattan, un posto molto carino e vicino è Astoria, nel Queens, oppure anche alcune zone di Brooklyn.
Sconsiglio vivamente New Jersey e Staten Island per oggettive difficoltà di commuting.
Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Passeggiare con Ben, il mio Shih Tzu adottato al canile per il quale faccio volontariato, per Central Park o lungo l'East River. Passare del tempo con gli amici, andare ad esplorare zone che ancora non ho visitato.
I tuoi progetti per il futuro...
Spero di riuscire presto a coronare il mio grande sogno di lavorare per una casa editrice americana.
Nel frattempo continuerò con tenacia e con il sorriso a sopravvivere in questa concrete jungle che per quanto dura, perché non ti regala niente nessuno, è unica al mondo, è magica, e mi riempie gli occhi di felicità e bellezza ogni giorno, sempre quando meno me l'aspetto.