Presentatevi brevemente alla nostra comunità
Siamo Clémence e Fabien, una coppia di espatriati sulla trentina. Prima di trasferirci in Sri Lanka, vivevamo in Alta Savoia, vicino al confine svizzero.
Io sono di Parigi e Fabien è di Ginevra. Prima di trasferirmi in Sri Lanka, gestivo una palestra a Ginevra con mia madre dove lavoravo anche come allenatrice sportiva. Fabien gestiva la sua attività che consisteva nella costruzione di "piccole case". Avete presente quelle casette di legno ecologiche.
Abbiamo iniziato una nuova vita in Sri Lanka dove gestiamo una guest house, una casa per ospiti. Abbiamo anche creato la nostra agenzia di viaggi, etici e responsabili, che si chiama Green Walk Tours, e abbiamo aperto un blog dedicato Sri Lanka.
Il nostro scopo è quello di far scoprire ai viaggiatori l'isola di Ceylon, che amiamo e conosciamo bene.
Cosa vi ha spinto a lasciare la Svizzera?
Pochi mesi prima del nostro primo viaggio in Sri Lanka, mi sono fatta male a una gamba. Il processo di guarigione è stato lungo e complicato e non sono riuscita a tenere il passo con la mia professione.
Per quanto riguarda Fabien, sebbene la moda delle casette in legno fosse in aumento, stava affrontando diversi problemi. In Svizzera non esisteva alcuna legge che le regolava ed in Francia la legge in materia era terribilmente complicata e la produzione era troppo costosa.
In tutto ciò, eravamo appena tornati da un viaggio da sogno in Sri Lanka. Visto che le nostre carriere erano instabili e non avevamo figli, abbiamo preso la palla al balzo e siamo espatriati.
Da quanto tempo vivete in Sri Lanka e cosa vi ha portato li?
Siamo qui da quasi due anni e mezzo. Come ho detto in precedenza, siamo stati sedotti da questa bellissima isola durante una vacanza.
Avete faticato ad ambientarvi? Quali sfide avete affrontato e come le avete superate?
Onestamente, non così tanto. Avevamo preparato con cura il nostro trasloco e conoscevamo già la città in cui avevamo scelto di vivere.
Non abbiamo avuto difficoltà ad ambientarci e siamo entrati in sintonia con la gente del posto rispettando le loro usanze e tradizioni. Il rapporto con gli espatriati che vivono qui è stato invece più complesso da gestire. Ci siamo subito resi conto che lavorare nello stesso campo, nella fattispecie quello turistico, a volte può provocare tensioni e gelosie. Questo aspetto lo avevamo sottovalutato.
La gestione delle questioni burocratiche è tutt'ora una sfida. Qui tutto è terribilmente complicato e porta via un sacco di tempo. Ogni funzionario ti dà un'informazione diversa e ci vogliono settimane per l'emissione di un semplice documento.
Avete incontrato difficoltà nell'apertura della guest house?
Ad essere onesti, questa è la seconda che apriamo in Sri Lanka. Ci siamo appena trasferiti. Dato che la crisi sanitaria globale ha portato a un calo significativo dei prezzi degli immobili, abbiamo avuto la fortuna di trovare una casa più grande per lo stesso costo d'affitto. Non abbiamo avuto molte difficoltà perché avevamo un progetto chiaro in mente. La parte più complicata, come per la prima guest house, è stata la ricerca della casa stessa.
C'è un'enorme differenza tra gli standard europei e quelli dello Sri Lanka. Inoltre, qui è molto umido, e questo aspetto non è da sottovalutare. La registrazione presso l'Ente del Turismo è stata un po' complicata, ma ce l'abbiamo fatta. Basta seguire le procedure ed essere pazienti, molto pazienti.
Prima della pandemia avete aperto un'agenzia di viaggio. Qual è stato l'impatto sulla tua attività?
Dobbiamo essere sinceri: l'impatto è stato terribile, soprattutto perché arrivavamo da un anno, il primo all'estero, che di per sè era stato impegnativo.
Abbiamo aperto l'agenzia nell'aprile del 2019. Purtroppo, nello stesso periodo, l'isola è stata vittima di attentati che hanno annientato il turismo. L'anno successivo è scoppiata la crisi sanitaria.
Sfortunatamente, in Europa, siamo in qualche modo "abituati" agli attacchi terroristici, e dentro di noi sapevamo che con il tempo la vita sarebbe tornata alla normalità. Abbiamo pazientato ed i turisti, a poco a poco, sono tornati.
Ma tutto è cambiato con la pandemia. Lo Sri Lanka ha rapidamente chiuso i confini per aprirli solo dieci mesi dopo.
Recentemente è inoltre diventato più difficile per le persone che non sono state vaccinate viaggiare in Sri Lanka. Quindi, come avrete intuito, la nostra attività è ferma ormai da un anno.
Ciò che ci consola è che riceviamo ancora richieste di preventivi e questo significa che le persone mantengono la voglia di viaggiare.
Viaggi responsabili a basso impatto ambientale. Ce la farete a raggiungere questo obiettivo in Sri Lanka?
Si, ce lo auguriamo. La missione che ci siamo prefissi quando abbiamo creato la Green Walk Tours è quella di educare i viaggiatori ad un tipo di turismo responsabile e senza sprechi.
Non siamo fanatici pertanto ci adattiamo alle esigenze dei clienti ma sposiamo la causa che tutti nel loro piccolo possono contribuire alla salvaguardia dell'ambiente.
Alcune persone ci contattano con delle idee ben chiare come ad esempio fare un soggiorno in una baita nella giungla senza alcuna comodità. Altri chiedono il nostro aiuto in merito e li consigliamo.
Viaggiare responsabile significa, ad esempio, limitare gli intermediari, affidandosi direttamente alla comunità locale. Ci piace promuovere piccole strutture ricettive come le pensioni, ma non è tutto. Per noi viaggiare responsabile significa anche pensare fuori dagli schemi, incontrare gente del posto, interagire con loro e scoprire il loro modo di vivere. Incoraggiamo i nostri clienti ad esplorare la penisola di Jaffna. Questa regione è appena uscita da una lunga guerra civile ed ha molto da offrire in termini di cultura e paesaggi.
Anche il benessere delle nostre guide è essenziale. Ci assicuriamo di fornire una retribuzione adeguata e ci curiamo del loro benessere quando sono in tour.
Questi sono solo piccoli esempi delle tante cose che facciamo. Non abbiamo la presunzione di essere impeccabili e ci impegnamo per migliorarci sempre.
Quanto è aperto lo Sri Lanka alle vostre idee? Qual è la vostra opinione sull'inquinamento nel Paese?
La situazione è drammatica. La raccolta dei rifiuti è regolata solo nella capitale. A Kandy, la città in cui viviamo, vengono raccolti solo in alcune zone residenziali una volta alla settimana. In tutte le altre zone, vengono bruciati o sotterrati. E' difficile trovare cassonetti per le strade.
Le iniziative non mancano ma è difficile comunicare nuove idee alla gente del posto.
Vicino a casa nostra c'è un punto di raccolta per rifiuti di elettronica e piccoli elettrodomestici. E' forse l'unico in città. Il materiale raccolto viene inviato a Colombo per essere riciclato. Sfortunatamente, lo conoscono in pochi.
Penso che i due maggiori problemi relativi ai rifiuti in Sri Lanka siano la mancanza di un adeguato sistema di smaltimento e il fatto che nessuno ha mai sensibilizzato o istruito le persone su questi problemi e sulle loro terribili conseguenze. Ma le cose stanno gradualmente cambiando. La nuova generazione è più consapevole. Citiamo a questo proposito una start-up locale che ricicla rifiuti di plastica per realizzare montature per occhiali e ciabatte infradito. Nei negozi si trovano anche prodotti ecologici che rispettano l'ambiente, come i detergenti naturali. Ma tutto questo ha un costo e la maggior parte degli srilankesi non può permetterseli.
E il COVID-19 in Sri Lanka? Le autorità locali come stanno affrontando la situazione?
Fino a poche settimane fa, la situazione era abbastanza sotto controllo. Da metà aprile, dopo i festeggiamenti del Capodanno singalese, le cose sono peggiorate. L'anno scorso erano vietati a causa del lockdown totale. Quest'anno si sono rifatti ma ciò ha portato all'insorgenza di nuovi casi.
Alcuni quartieri e città sono inaccessibili. Per contenere questa nuova ondata, il Governo ha vietato gli assembramenti ed i matrimoni fino a nuovo ordine. Da qualche giorno sono chiusi anche bar, teatri e cinema.
Considerando che abbiamo vissuto quasi normalmente da giugno 2020 ad oggi, questo cambio di abitudini si fa sentire.
Con lo scoppio della crisi, l'anno scorso, tutti i luoghi pubblici inclusi parchi nazionali, giardini, musei, ristoranti, bar, ecc...erano stati chiusi. Nel giro di pochi giorni tutto si fermò e fu istituito un coprifuoco nazionale che venne tolto solo dopo diverse settimane. A partire da quel momento, l'uso della mascherina è diventato obbligatorio cosi come la misurazione della temperatura prima di entrare in negozi ed uffici, e l'uso dell'igienizzante per le mani.
Cosa consigliate a chi volesse trasferirsi in Sri Lanka durante o dopo la crisi?
Che sia durante o dopo la crisi, il nostro primo consiglio è di prepararsi bene. C'è un'enorme differenza tra fare una vacanza e trasferirsi in un paese.
Questa crisi ci ha insegnato che è bene diversificare le proprie attività perchè noi non abbiamo entrate da un anno.
Chi vuole espatriare deve tenere a mente che all'estero siamo ospiti e che la mentalità e il modo di fare le cose potrebbe essere diverso da quello cui siamo abituati. Qui nello Sri Lanka bisogna essere pazienti perchè tutto richiede molto tempo prima di essere fatto.
Lo Sri Lanka è un paese meraviglioso, con i suoi pro e contro. Nonostante la pandemia, la mancanza di entrate e tutti i problemi che abbiamo incontrato finora, trasferirci è stata l'avventura più bella della nostra vita.
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