Lezioni imparate dalla crisi in Portogallo
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Capisco che ho toccato il Suo nervo scoperto del campanilismo. Ho questa opinione confutata anche dai numeri, differente dalla Sua. Posso o Le devo chiedere il permesso?
Caro amico, come va in questi giorni?
A leggere i dati del Ministero della Salute portoghese e le news di BBC, RAI e FRANCE-24 non sembra proprio questo paradiso anti-Covid: se non sbaglio, di colpo, ci sono in Portogallo 366.777 casi sospetti, 256 contagi (ieri) in 24 ore a Lisbona, senza contare i contagi elencati questa mattina da RTP riscontrati nei lar (ospizi). Che strano!
Mestamente... buonasera,
mi imbatto in questo Argomento e ho appena finito di leggere le opinioni ed esternazioni che qui precedono (ma nella pagina precedente questa; sono molte...).
Se il titolo era "Lezioni imparate dalla crisi in Portogallo", ho letto invece molto (beninteso: non soltanto) di "lezioni" che taluni intenderebbero dare o... inevitabilmente poi contrarrestando con risposte che pur venendo espresse in senso/con parere contrario, partono dalla stessa base accomunante : quella dell'essere tutte e quindi per ognuno esperienze personalissime ...per cui non estensibili o necessariamente condivisibili - tutte quindi legittime, possibilissimamente diverse ecc. com'è del tutto logico- piaccia questo, o no !
Ho avuto il primo approccio con una parte del Portogallo ideale: Cascais-Estoril (ho già avuto modo o motivo di scrivere di questo in passato, mi scuso per ripetermi qui di seguito, ma pare essere forse utile o persino necessario... -lo dico senza pretesa o arroganza alcuna-) ;
Dunque; da quella zona ero rientrata a casa (quella che non ho più e non rivedró mai più) coraggiosamente sí, ma sinceramente davvero entusiasta...
Ed è stato poi basandomi su questa esperienza che, inavvertitamente, ho abbassato la guardia. (Del senno di poi son piene le fosse....)
Si sa: la primissima impressione è quella più incisiva e determinante..... Magari non fossi stata a Cascais ! Cose che si dicono cosí; poiché per la verità sono contenta di avere conosciuto altro e di solare-appetibile; ci mancherebbe...
Fatto sta che l'esperienza costí è stata ben discosta, davvero all'opposto di quel che m'é poi toccato vivere in seguito ....
Infatti, dopo quella prima esperienza assai positiva sotto tutti gli aspetti, durante i successivi periodi (prolungati) trascorsi in altre zone del Paese, ho sí constatato delle differenze/diversità in diverso senso; ma era o sembrava facile addurle alle diverse latitudini, situazioni del momento, stagioni e tipicità di alcuni posti. Eppoi non potevo dire che fossero negative. Soltanto mi immalinconivano alcune atmosfere... anche umanamente parlando. Ma siccome dispongo di una solida autocritica (anche eccessiva)... tutto si salvava ai miei occhi di persona cosí ben disposa a lanciarmi in quest'altra avventura... Ragione per cui ne ho probabilmente relativizzato o minimizzato i segni io stessa (non essendo una persona negativa )....
Parliamoci chiaro: Cascais non è il Portogallo e il Portogallo non è Cascais. Lí sono abituati a trattare ben diversamente e non sto a ripercorrere i diversi capitoli di Storia, con le frequentazioni passate e presenti di questo posto assai particolare .
Poi, sulle personali esperienze vissute durante i miei lunghi e ben presto penosissimi mesi vissuti di fronte a Lisbona dove ho casa, devo calare un velo pietoso... Soprattutto essendo già stata abbastanza fustigata tempo addietro da coloro/chi pare non sopporti di entrare in (ipotetico, lontanissimo) contatto con "le ombre" di accenni ed esperienze altrui che non corrispondano a possibili impressioni idealizzate, o di superficie, o di illusione vacanziera o pseudo-tale non ancora infranta o, perché no, di reale buona e gratificante esperienza propria e in ambiente idoneo a quel che convenga e si prediliga ...
Qui non si tratta unicamente o essenzialmente di sapersi adattare a un posto, a una cultura, alla diversitá in uno o tal'altro senso. Sarebbe comunque sia una difficoltà o circostanza che rientra nel ventaglio di possibilità e di realtà con cui toccherebbe confrontarsi anche recandosi altrove... E l'altrove inizia sempre fuori dalla propria frontiera, o dalla propria casa ...
Ma partire dalla propria esperienza positiva come se questa potesse valere per antonomasia, o come metro valutativo-comparativo di meriti o capacitá particolari (e concludendo con il classico che suona cosí: "se non ti va' tornate da dove sei venuto"), equivale a una mancanza di rispetto e a una riduzione in negativo di esperienze toccate ad altra persona che, esprimendosi, non lo fa per denigrare o criticare, bensí per darne testimonianza. E a volte anche per vedere di capire se questo è toccato magari anche altrove e ad altri....
Per cui, l'esprimersi come a contrastare chi dissente per aver vissuto altro e anche di ben diverso, equivale altrettanto a infilarsi nella dapprima criticata SUPPOSTA tendenza a generalizzare. Anzi, chi dice di aver vissuto qualcosa di negativo non sta automaticamente generalizzando. Mentre chi risponde asserendo che bisogna adattarsi e che "non bisogna generalizzare" sta attribuendo a chi si è espresso con note dolenti, la tendenza a intendere o a voler fare questo errore... di stare generalizzando.... e forse... come a voler zittire le voci non cosí esaltanti...
Ebbene sí, il tema qui era riguardo alla crisi inerente il Covid ...
Brindisino lo ha detto più che bene e la sua esperienza, per quanto indiretta perché vissuta da un amico che non è più di questa dimensione, non può essere negata né nascosta, né ridotta a eccezione o minimizzata appunto. No ! ... Di certo non può e non ha da valere in assoluto, come neppure lo varrebbe nel vostro Paese, né in nessun altro.
E pure io sono svizzera. Lo sono di origine e di fatto. Ma non mi sognerei per questo di dire che di "cose andate a male" in campo medico "nel mio Paese" non ne succedano e non ne siano mai successe... (pur non riferendomi ora a questa crisi del Covid ! ). Ho pure io, proprio in Svizzera, lavorato in quel settore e sono stata anche paziente ospedalizzata e intervenuta chirurgicamente più volte. Era poi andato tutto bene? Non sempre. Non per carenze del sistema o per chissá che, ma perché siamo tutti essere umani...... Non considerassi cosí la questione, sarei giá morta avvelenata per assurdi risentimenti.
Faccio per dire che se il "quadro" è ben migliore che non in moltissimi altri posti -e lo è, cosa che conta molto già per l'effetto animico, visto che stare ammassati in un corridoio o stare in una camera con vista sul verde non è proprio la stessa-identica cosa...- poi però ci possono sempre essere e capitare ovunque sia drammi, che "tortelli che non riescono con il buco al centro"....
La questione è soprattutto un'altra - e diciamocelo pure apertamente :
All'estero, altrove, magari o specie se non cognito e di lingua diversa, lontano da tutti, se non hai qualcuno che ti dia un'occhiata quando stai male, o non ti trovi perfettamente seguito, sono dolori. (Ve lo dico dalla Tunisia. Ma non lo dico per questo, bensí perché vale ovunque e sempre che non si abbia più famiglia... Non solo che non la si ha vicina, ma che se ne può essere, come nel mio caso, gli unici sopravvissuti...).
Diamine, invecchiamo e non veniamoci a raccontar frottoline zuccherate; non sono rose e fiori e anch'io, dopo tanti espatri, questa volta no me l'aspettavo di avere maggiori difficoltà di prima. A volte, invecchiando, si sottovaluta questo fatto perché se la testa è rimasta tale e quale, ci si prospettano le cose come lo si è sempre fatto, ma poi, nelle difficoltà anche di non grande portata, ci si ritrova appunto a fare i conti con quel che è. A casa, nel senso di ambiente consueto, si invecchia anche senza accorgersene tanto (a meno di incidenze davvero gravi o acute) perché si è dentro quel "funzionare bene" causa il sapersi orientare nel senso di sapere dove e a chi rivolgersi, dove andare in caso yy o xx; quindi, ben avviati dentro un mondo proprio che è quello consueto e che ancora possiamo gestire come nulla fosse. Partire non è andare in vacanza. Seppoi voi potete almeno rientrare e trovare quanto e chi vi è familiare, è un lusso. Un privilegio non per tutti. In fondo non siete allora neppure tutti cosí tanto espatriati. Appunto, ora è questa evenienza-emergenza-costrizione da pandemia che ci mette tutti un po' o molto contro il muro.... E si tratta anche del muro delle proprie fragilità...
Ciò detto; pure io sono vissuta in molti Paesi e non ho mai avuto difficoltà a trovarmici bene. Il che non significa appunto "adattarsi" (che è per certi versi un po' come dire "mandar giú") né mettersi il para-occhi, o finendo per esaltare o denigrare o criticare le esperienze altrui o... persino le proprie (da rinunciatari o altro...).
Inutile anche parlare di fortuna; è chiaro. Semplicemente si vive quello in cui ci si imbatte o per quel che si è deciso e scelto; ma fosse anche pure uguale, non lo è nel vissuto e non è mai uguale per tutti; come non è uguale nessun essere umano a un altro, o di cui la vita può ev. sembrare come fosse una "fotocopia" di un suo pur (apparente:) simile; ma non lo è, come non lo è la vita di un membro della stessa famiglia ....
Per concludere: crisi Covid o non crisi da Covid, mi pare un segno di inconfessata fragilità o come da falso orgoglio (inconfessabili entrambi e specie di fronte allo specchio) quella di non sopportare pareri ed espressioni diverse dalle proprie e/o.... che sembrerebbero (viste poi le reazioni) mettere in crisi il proprio bisogno di sentirsi al sicuro e convincendosi di avere preso la buona o, anzi, la migliore delle decisioni. Bisogno illusorio, quello del volersi sentire, o CREDERSI al sicuro; illusorio in ogni caso e ovunque ci si trovi ... (persino "a casa"! ) ...
Non si tratta di partire -nel corso di un'analisi o sintesi del proprio vissuto o della propria recente esperienza- dall'essere denigratori, oppure osannatori.
No; si tratta di ricordare che è come trovarsi al cospetto di un grosso elefante e pretendendo, dalla propria visuale ridotta, di poterne inglobare tutti gli aspetti e i dettagli e le sensazioni ecc.... stando poi a difendere questa propria esperienza o interpretazione inevitabilmente ridotta a una visione e percezione... parziale. Parziale quindi in due sensi: 1.) perché oggettivamente non si può aver percezione del tutto e 2.) perché la propria visione è... o rischia di essere di parte: la propria, con il rischio di diventare assolutistica o poco meno...
Non credo nella tolleranza perché di per sé non è positiva affatto, non ha nulla di benevolo. E spesso funge da salvagente in proprio, è un tantino parente dell'ipocrisia e/o del perbenismo. Credo nella comprensione. Peró il cammino per arrivarvi è un altro e un tantino pìù impegnativo.
Come ha ben detto qualcuno di voi, se crisi acute come queste non inducono l'umanità. ovvero ogni signolo umano, a una revisione delle proprie ottiche e posizioni, non ci sarà molto da sperare (né da aspettarsi in evoluzione e sbocchi ..."luminosi" e ben promettenti.....).
Scusatemi, peró leggere cosí, con distacco di tempo, simili battibecchi ... mi è risultato essere penoso. Fors'anche perché personalmente toccata da infezione emorragica e complicazioni varie. E sono tutte situazioni molto adatte alle riflessioni. Tempus fugit ! Ne distillo quel che mi può meglio aiutare e a favore della serenitá. Sia poi nel paese e posto che sia, ma grata per quel che mi è concesso.
Con il migliore augurio a ognuno e quindi a tutti indistintamente
laviniavirginia ha scritto :Mestamente... buonasera,
mi imbatto in questo Argomento e ho appena finito di leggere le opinioni ed esternazioni che qui precedono (ma nella pagina precedente questa; sono molte...).
Se il titolo era "Lezioni imparate dalla crisi in Portogallo", ho letto invece molto (beninteso: non soltanto) di "lezioni" che taluni intenderebbero dare o... inevitabilmente poi contrarrestando con risposte che pur venendo espresse in senso/con parere contrario, partono dalla stessa base accomunante : quella dell'essere tutte e quindi per ognuno esperienze personalissime ...per cui non estensibili o necessariamente condivisibili - tutte quindi legittime, possibilissimamente diverse ecc. com'è del tutto logico- piaccia questo, o no !
Ho avuto il primo approccio con una parte del Portogallo ideale: Cascais-Estoril (ho già avuto modo o motivo di scrivere di questo in passato, mi scuso per ripetermi qui di seguito, ma pare essere forse utile o persino necessario... -lo dico senza pretesa o arroganza alcuna-) ;
Dunque; da quella zona ero rientrata a casa (quella che non ho più e non rivedró mai più) coraggiosamente sí, ma sinceramente davvero entusiasta...
Ed è stato poi basandomi su questa esperienza che, inavvertitamente, ho abbassato la guardia. (Del senno di poi son piene le fosse....)
Si sa: la primissima impressione è quella più incisiva e determinante..... Magari non fossi stata a Cascais ! Cose che si dicono cosí; poiché per la verità sono contenta di avere conosciuto altro e di solare-appetibile; ci mancherebbe...
Fatto sta che l'esperienza costí è stata ben discosta, davvero all'opposto di quel che m'é poi toccato vivere in seguito ....
Infatti, dopo quella prima esperienza assai positiva sotto tutti gli aspetti, durante i successivi periodi (prolungati) trascorsi in altre zone del Paese, ho sí constatato delle differenze/diversità in diverso senso; ma era o sembrava facile addurle alle diverse latitudini, situazioni del momento, stagioni e tipicità di alcuni posti. Eppoi non potevo dire che fossero negative. Soltanto mi immalinconivano alcune atmosfere... anche umanamente parlando. Ma siccome dispongo di una solida autocritica (anche eccessiva)... tutto si salvava ai miei occhi di persona cosí ben disposa a lanciarmi in quest'altra avventura... Ragione per cui ne ho probabilmente relativizzato o minimizzato i segni io stessa (non essendo una persona negativa )....
Parliamoci chiaro: Cascais non è il Portogallo e il Portogallo non è Cascais. Lí sono abituati a trattare ben diversamente e non sto a ripercorrere i diversi capitoli di Storia, con le frequentazioni passate e presenti di questo posto assai particolare .
Poi, sulle personali esperienze vissute durante i miei lunghi e ben presto penosissimi mesi vissuti di fronte a Lisbona dove ho casa, devo calare un velo pietoso... Soprattutto essendo già stata abbastanza fustigata tempo addietro da coloro/chi pare non sopporti di entrare in (ipotetico, lontanissimo) contatto con "le ombre" di accenni ed esperienze altrui che non corrispondano a possibili impressioni idealizzate, o di superficie, o di illusione vacanziera o pseudo-tale non ancora infranta o, perché no, di reale buona e gratificante esperienza propria e in ambiente idoneo a quel che convenga e si prediliga ...
Qui non si tratta unicamente o essenzialmente di sapersi adattare a un posto, a una cultura, alla diversitá in uno o tal'altro senso. Sarebbe comunque sia una difficoltà o circostanza che rientra nel ventaglio di possibilità e di realtà con cui toccherebbe confrontarsi anche recandosi altrove... E l'altrove inizia sempre fuori dalla propria frontiera, o dalla propria casa ...
Ma partire dalla propria esperienza positiva come se questa potesse valere per antonomasia, o come metro valutativo-comparativo di meriti o capacitá particolari (e concludendo con il classico che suona cosí: "se non ti va' tornate da dove sei venuto"), equivale a una mancanza di rispetto e a una riduzione in negativo di esperienze toccate ad altra persona che, esprimendosi, non lo fa per denigrare o criticare, bensí per darne testimonianza. E a volte anche per vedere di capire se questo è toccato magari anche altrove e ad altri....
Per cui, l'esprimersi come a contrastare chi dissente per aver vissuto altro e anche di ben diverso, equivale altrettanto a infilarsi nella dapprima criticata SUPPOSTA tendenza a generalizzare. Anzi, chi dice di aver vissuto qualcosa di negativo non sta automaticamente generalizzando. Mentre chi risponde asserendo che bisogna adattarsi e che "non bisogna generalizzare" sta attribuendo a chi si è espresso con note dolenti, la tendenza a intendere o a voler fare questo errore... di stare generalizzando.... e forse... come a voler zittire le voci non cosí esaltanti...
Ebbene sí, il tema qui era riguardo alla crisi inerente il Covid ...
Brindisino lo ha detto più che bene e la sua esperienza, per quanto indiretta perché vissuta da un amico che non è più di questa dimensione, non può essere negata né nascosta, né ridotta a eccezione o minimizzata appunto. No ! ... Di certo non può e non ha da valere in assoluto, come neppure lo varrebbe nel vostro Paese, né in nessun altro.
E pure io sono svizzera. Lo sono di origine e di fatto. Ma non mi sognerei per questo di dire che di "cose andate a male" in campo medico "nel mio Paese" non ne succedano e non ne siano mai successe... (pur non riferendomi ora a questa crisi del Covid ! ). Ho pure io, proprio in Svizzera, lavorato in quel settore e sono stata anche paziente ospedalizzata e intervenuta chirurgicamente più volte. Era poi andato tutto bene? Non sempre. Non per carenze del sistema o per chissá che, ma perché siamo tutti essere umani...... Non considerassi cosí la questione, sarei giá morta avvelenata per assurdi risentimenti.
Faccio per dire che se il "quadro" è ben migliore che non in moltissimi altri posti -e lo è, cosa che conta molto già per l'effetto animico, visto che stare ammassati in un corridoio o stare in una camera con vista sul verde non è proprio la stessa-identica cosa...- poi però ci possono sempre essere e capitare ovunque sia drammi, che "tortelli che non riescono con il buco al centro"....
La questione è soprattutto un'altra - e diciamocelo pure apertamente :
All'estero, altrove, magari o specie se non cognito e di lingua diversa, lontano da tutti, se non hai qualcuno che ti dia un'occhiata quando stai male, o non ti trovi perfettamente seguito, sono dolori. (Ve lo dico dalla Tunisia. Ma non lo dico per questo, bensí perché vale ovunque e sempre che non si abbia più famiglia... Non solo che non la si ha vicina, ma che se ne può essere, come nel mio caso, gli unici sopravvissuti...).
Diamine, invecchiamo e non veniamoci a raccontar frottoline zuccherate; non sono rose e fiori e anch'io, dopo tanti espatri, questa volta no me l'aspettavo di avere maggiori difficoltà di prima. A volte, invecchiando, si sottovaluta questo fatto perché se la testa è rimasta tale e quale, ci si prospettano le cose come lo si è sempre fatto, ma poi, nelle difficoltà anche di non grande portata, ci si ritrova appunto a fare i conti con quel che è. A casa, nel senso di ambiente consueto, si invecchia anche senza accorgersene tanto (a meno di incidenze davvero gravi o acute) perché si è dentro quel "funzionare bene" causa il sapersi orientare nel senso di sapere dove e a chi rivolgersi, dove andare in caso yy o xx; quindi, ben avviati dentro un mondo proprio che è quello consueto e che ancora possiamo gestire come nulla fosse. Partire non è andare in vacanza. Seppoi voi potete almeno rientrare e trovare quanto e chi vi è familiare, è un lusso. Un privilegio non per tutti. In fondo non siete allora neppure tutti cosí tanto espatriati. Appunto, ora è questa evenienza-emergenza-costrizione da pandemia che ci mette tutti un po' o molto contro il muro.... E si tratta anche del muro delle proprie fragilità...
Ciò detto; pure io sono vissuta in molti Paesi e non ho mai avuto difficoltà a trovarmici bene. Il che non significa appunto "adattarsi" (che è per certi versi un po' come dire "mandar giú") né mettersi il para-occhi, o finendo per esaltare o denigrare o criticare le esperienze altrui o... persino le proprie (da rinunciatari o altro...).
Inutile anche parlare di fortuna; è chiaro. Semplicemente si vive quello in cui ci si imbatte o per quel che si è deciso e scelto; ma fosse anche pure uguale, non lo è nel vissuto e non è mai uguale per tutti; come non è uguale nessun essere umano a un altro, o di cui la vita può ev. sembrare come fosse una "fotocopia" di un suo pur (apparente:) simile; ma non lo è, come non lo è la vita di un membro della stessa famiglia ....
Per concludere: crisi Covid o non crisi da Covid, mi pare un segno di inconfessata fragilità o come da falso orgoglio (inconfessabili entrambi e specie di fronte allo specchio) quella di non sopportare pareri ed espressioni diverse dalle proprie e/o.... che sembrerebbero (viste poi le reazioni) mettere in crisi il proprio bisogno di sentirsi al sicuro e convincendosi di avere preso la buona o, anzi, la migliore delle decisioni. Bisogno illusorio, quello del volersi sentire, o CREDERSI al sicuro; illusorio in ogni caso e ovunque ci si trovi ... (persino "a casa"! ) ...
Non si tratta di partire -nel corso di un'analisi o sintesi del proprio vissuto o della propria recente esperienza- dall'essere denigratori, oppure osannatori.
No; si tratta di ricordare che è come trovarsi al cospetto di un grosso elefante e pretendendo, dalla propria visuale ridotta, di poterne inglobare tutti gli aspetti e i dettagli e le sensazioni ecc.... stando poi a difendere questa propria esperienza o interpretazione inevitabilmente ridotta a una visione e percezione... parziale. Parziale quindi in due sensi: 1.) perché oggettivamente non si può aver percezione del tutto e 2.) perché la propria visione è... o rischia di essere di parte: la propria, con il rischio di diventare assolutistica o poco meno...
Non credo nella tolleranza perché di per sé non è positiva affatto, non ha nulla di benevolo. E spesso funge da salvagente in proprio, è un tantino parente dell'ipocrisia e/o del perbenismo. Credo nella comprensione. Peró il cammino per arrivarvi è un altro e un tantino pìù impegnativo.
Come ha ben detto qualcuno di voi, se crisi acute come queste non inducono l'umanità. ovvero ogni signolo umano, a una revisione delle proprie ottiche e posizioni, non ci sarà molto da sperare (né da aspettarsi in evoluzione e sbocchi ..."luminosi" e ben promettenti.....).
Scusatemi, peró leggere cosí, con distacco di tempo, simili battibecchi ... mi è risultato essere penoso. Fors'anche perché personalmente toccata da infezione emorragica e complicazioni varie. E sono tutte situazioni molto adatte alle riflessioni. Tempus fugit ! Ne distillo quel che mi può meglio aiutare e a favore della serenitá. Sia poi nel paese e posto che sia, ma grata per quel che mi è concesso.
Con il migliore augurio a ognuno e quindi a tutti indistintamente
Bel contributo. Buona giornata
💐
Lavinia ,,,sei una giornalista!
Chumy ha scritto :Lavinia ,,,sei una giornalista!
(.... escursionista dei sentieri dell'anima e dei labirinti della psiche.... )
... Grazie a tutti per la simpatica reazione .
Lavinia.....capisco e comprendo lo sfogo che hai buttato giù tutto di un fiato....però...troppo lungo....l'ho letto con piacere ed interesse perchè nella profondità di alcuni passaggi che hai provato a scrivere leggermente, ma almeno per me, emerge tutta la rabbia e la insoddisfazione di alcuni momenti storici della nostra vita che, respingendo versioni crude e nude, si pensa di aver per il momento liquidato la vicenda, che è lì e stà lì e periodicamente, breve o lungo, torna prepotentemente.... aggiungo un altro aspetto che mi ha fatto ulteriormente riflettere...
In Italia, nel mese di settembre, per scrupolo personale, insieme alla moglie, facciamo il test sierologico prima di partire per il rientro in Portogallo. Vado in un laboratorio, mi vengono chiesti 35,00 a testa, e il giorno dopo facciamo l'analisi. Ritirate ed ok.... a distanza di 15/20 giorni và ripetuto e, sempre per scrupolo di non essere trascurato con la propria salute, mi attivo in giro tra laboratori analisi privati/convenzionati di Portimão e Lagoa. Intanto, rimangono sorpresi dalla richiesta, ma quando gli dico che mi serve fare la verifica, con i risultati italiani, ti guardano, hanno un attimo di indeterminazione e poi ti dicono" privatamente costa 78,00 a persona, mentre se le prescrive il medico curante 6,00.....vado dal mio medico curante presso il mio Centro de Saude e candidamente mi risponde " assolutamente no, noi non prescriviamo questo genere di analisi, se uno ha voglia va direttamente in ospedale e si prenota lì".... non nascondo che ho avuto una reazione poco calma con la dottora, ma poi ho lasciato perdere ed andato via....faccio il giro di altri laboratori ed il prezzo balla dalle 50,00 alle 78,00???? Giusto per completare, per prescrivere, prescrivere le analisi normali che faccio per mio scrupolo ogni 6 o 7 mesi, nonostante mi è stato detto di fare la mail...dopo 10 giorni non hanno risposto e passato dal Centro de Saude, mi danno una prenotazione per il 27 novembre!!!! per prescrivere delle analisi cliniche e la richiesta per una visita oculistica......che in periodo di Covid dovrebbero inviare le richieste mediche per mail e non far passare la gente da dentro i loro ambulatori....
Si Brindisino,
sembra che ci sia un bel po' di confusione nella sanita' portoghese. Forse anche in Italia ci sono differenze tra regioni ma ho l'impressione che non ci sia la stessa confusione anarchica......o mi sbaglio.
ad inizio 2020 ho cercato di completare la mia iscrizione al sistema sanitario portoghese dopo il primo "diamo la precedenza alle famiglie portoghesi in difficolta' " al centro di salute di Lagos ho fatto il giro degli ospedali ma non sono riuscito ad ottenere un appuntamento o una risposta. Forse era l'inizio della pandemia ma, detto tra di noi, con numeri neanche lontanamente paragonabili a quelli di Veneto, Lombardia o altre regioni italiane.
Cosi' e' e non si puo' fare nulla, fatto sta che non ho ancora l'iscrizione al sistema sanitario Portoghese mentre in Italia ha solo il certificato semestrale.
Pazienza e speriamo di non averne bisogno, non oso immaginare cosa accadrebbe se venissi contagiato.....
Franco
Brindisino....
il mio non è stato uno sfogo, bensí una riflessione da constatazione.
Troppo lungo lo scritto? Ma pare faccia riflettere. MI basta. Nessuno è obbligato a leggerlo...
(E... : non cerco di essere capita o compresa. Starei allora "ben fresca")...
Lo sfogo invece tuo, Brindisino, è appunto sí eccome uno sfogo inerente le esperienze fatte e che ci si trova a vivere quando appunto capita quello che capita .... (Oserei peró lasciar cadere un pensierino... riguardo al fatto che fintanto che ... beh... soltanto si tratta di una disparità di prezzo, ancora si sta bene... Si tenga anche presente che pure quelli del sistema sanitario -dico in senso generale, senza particolare riferimento al Portogallo o altro paese....- stanno continuamente sotto e con addosso "regole" che danzano e cambiano come ubriache. E chi poi le emette, lo fa dalla più totale confusione e, spesso, per incapacità sua e/o del sistema...ebbro o infarcito di assurdità, incompetenze e poca per non dire nessuna affidabilità. Appunto....)
Non mi voglio dilungare oltre; neppure servirebbe. E pure farebbe male a me che ne ho abbastanza di quello che mi ritrovo io...con bisogno di tranquillità e tantopiù con dentro questa infezione che mi sta devastando; i farmaci e antibiotici li reggo malissimo e .... appunto: se potessi essere ancora a.... casa mia.... sarebbe tutt'un'altra storia.
Alla base (di partenza) una differenza peró c'è: per me non c'è stata scelta. Ho dovuto espatriare mio malgrado e punto...
E il virus pandemico? Sono la candidata ideale per un contagio. Ma non ho paura perché questa, la paura e simili, fa parte di un virus molto peggiore e deleterio; non risolve nulla. Peró dovró prima o poi uscire di casa; meno male che in Tunisia si trovano negozietti ogni 100 passi e mi arrangeró. Sarà quel che sará.
Per concludere, adesso lo dico pure io -ma non per ripicca, bensí essendo cosa su cui davvero potete riflettere...-: Se e quando vi trovaste male in salute, che fareste ? No; non rispondete a me, sono valutazioni personali che ognuno può e forse deve farsi per conto suo.
A proposito poi di questa pandemia, gli episodi di cosiddette ondate o puntate dureranno (ossia ripetendosi) durante un ciclo di ca. due anni...
Ma comunque sia e in generale: mesi or sono ne avevo già fatto accenno: molte cose (realtà e condizioni cui eravamo abituati -tutti, "vecchi e giovani"-) stanno cambiando. E pure di corsa. Su tutti i fronti e ovunque....
C'è parecchio lavoro da fare, quello dentro sé stessi è probabilmente l'unico che possiamo gestire senza interferenze.... Per il resto... si constata, si prende nota, si riflette e ci si muove per come si può.
Basta. Ho la febbre e per me il capitolo è chiuso. E finché il sole ancora ci è concesso vederlo, beh, facciamoci coraggio e sorridendo la spunteremo "con l'aiuto degli Dei"
Buona giornata
youtu.be/YVzpd1nKCYM
Con la famosa luna blu.... (Nella realtà si tratta di un alone azzurro, ma nel video è blu per intero, avendo messo un filtro che permettesse loro di filmarla)
Sono immagini da un video (sorry, commenti in lingua spagnola, ma KL-Video si dedica proprio a questo tipo di info) che riguarda le attualissime condizioni in diversi paesi causa un tifone (...non bastava "solo" quanto occorso ieri per Grecia e Turchia...) e per giunta dovendo mettere le persone dentro dei tendoni con un tempo simile per cercare di "isolarle-proteggerle" dal CoronaVirus.....
Anche senza Einstein, ci arriviamo quindi tutti a un minimo (seppur circoscritto e quindi...altrettanto relativo ) di "teoria della relativitá".
Siamo qui ancora vivi e vegeti; stiamo ......benissssimo
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