La guerra nella Striscia di Gaza, in Israele e in Libano ha gettato il Medio Oriente in una condizione di instabilità e incertezza. Nelle ultime settimane, diversi Paesi, dal Regno Unito alla Turchia, hanno evacuato i loro cittadini residenti. In che modo questa situazione di instabilità sta influenzando i piani degli espatriati che vivono nella regione?
I governi evacuano i loro cittadini espatriati in Libano
I disordini sono iniziati in ottobre del 2023, quando l'organizzazione terroristica Hamas ha compiuto una serie di attacchi coordinati in Israele, e lo Stato israeliano ha risposto bombardando Gaza. Un anno dopo, il conflitto è ancora in corso. Il Libano è stato recentemente coinvolto dopo che l'esercito israeliano è entrato nel Paese vicino a ottobre di quest'anno. La stampa ha riferito che diversi governi hanno attivato misure di emergenza per evacuare i propri cittadini dal Libano, attualmente bombardato da Israele. Anche la capitale Beirut, dove vive la maggior parte degli espatriati, è oggetto di bombardamenti.
La scorsa settimana, il governo britannico ha organizzato dei voli aerei per evacuare i suoi 5.000 cittadini residenti in Libano, molti dei quali hanno la doppia cittadinanza. Questi espatriati raccontano di aver avuto solo poche ore per impacchettare le loro cose e salutare i propri cari, provando un forte senso di angoscia che si acuisce in chi non può portare al seguito alcuni membri della famiglia che hanno solo il passaporto libanese.
Mentre il Regno Unito ha inviato degli aerei, la Turchia ha predisposto due navi della marina per evacuare circa 2.000 cittadini espatriati in Libano. Dato che sul territorio ne sono rimasti 12.000, il governo turco ha dichiarato che, se necessario, potrebbe inviare anche degli aerei per farli evacuare. L'ambasciata cinese con sede a Cipro, uno dei Paesi europei più vicini, ha evacuato via mare circa 70 espatriati cinesi.
Altri Paesi non hanno ancora iniziato a evacuare i loro cittadini, ma si stanno preparando. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno dislocato delle truppe a Cipro in previsione di una possibile evacuazione. La Germania ha già evacuato parte del personale dell'ambasciata e gli espatriati con problemi di salute.
Alcuni espatriati, sia nei Paesi interessati che in quelli vicini, non hanno intenzione di spostarsi
L'anno scorso, con lo scoppio della guerra, alcuni palestinesi con doppia cittadinanza hanno potuto evacuare passando per l'Egitto. Anche molti israeliani con doppia cittadinanza sono partiti. Secondo alcuni giornali locali, dopo l'attacco del 7 ottobre 2023 durante il festival musicale Re'im, mezzo milione di residenti in Israele ha lasciato il territorio. Uno studio della Hebrew University ha rilevato che l'80% degli israeliani all'estero non ha intenzione di tornare in Medio Oriente e anche l'immigrazione di nuovi espatriati ebrei nel Paese si è dimezzata.
Non tutti però se ne vanno. Sul forum di Expat.com, un espatriato americano che vive in Israele dice di voler restare perchè era pienamente consapevole dei rischi che correva quando ha scelto di trasferirsi lì. L'espatriato afferma che la parte settentrionale del Paese, dove vive, non è oggetto di attacchi frequenti, anche se, durante gli allarmi per i raid aerei, ha dovuto cercare riparo. Nonostante ciò, continua a voler rimanere in Israele. Non è l'unico. CBS News riporta che molti espatriati americani in Israele sentono che questo Paese del Medio Oriente è la loro casa. Questo vale soprattutto per chi si è trasferito 20 o 30 anni fa. Alcuni hanno vissuto altri periodi di instabilità politica, come la Guerra del Golfo, e credono che anche la situazione attuale passerà.
Cosa dicono gli espatriati che vivono in altri Paesi del Medio Oriente, che non stanno vivendo direttamente una guerra, ma che potrebbero comunque essere colpiti dall'instabilità nella regione? Sul forum di Expat.com, gli espatriati in Bahrain e Qatar affermano di non avere intenzione di andarsene. Un espatriato pakistano fa notare che gli stranieri provenienti da Paesi in via di sviluppo sono meno propensi a fuggire a causa dell'instabilità sul territorio, perché sono pressati dalla necessità di guadagnare denaro da inviare alle loro famiglie in patria.