Raccontaci di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?
Ciao, mi chiamo Francesca, sono laureata in medicina veterinaria ed ho lasciato l'Italia in ottobre 2010. Ho vissuto e lavorato quasi 5 anni in Inghilterra, poi altri 5 anni in Francia e, da un anno e mezzo mi trovo in Cina.
Da dove nasce la decisione di trasferirti in Cina?
Per questioni familiari: mio marito ha ricevuto un'offerta di lavoro parecchio interessante ed io l'ho seguito.
Che tipo di visto possiedi e che trafila hai dovuto espletare per ottenerlo?
Io possiedo un visto “familiare”. Essendo mio marito dipendente di una ditta Cinese, quindi in possesso di un visto di lavoro (Z), io ho avuto la possibilità di seguirlo in quanto facente parte del suo nucleo famigliare. La trafila per ottenere sia il mio visto che quello di mio marito è stata parecchio lunga e complicata: i documenti da recuperare sono stati tanti (casellario giudiziale, certificato di residenza, passaporto, certificato di matrimonio, diploma, certificato di laurea, certificati post-laurea...) come tanti sono stati i viaggi per raggiungere i diversi uffici dove recuperarli.
In che città vivi ed in base a che criteri l'hai scelta?
Vivo a Xiamen. La scelta è stata forzata in quanto la ditta per cui lavora mio marito ha sede qui. Devo dire però che sono stata parecchio fortunata: Xiamen si trova al primo posto come città più vivibile in Cina, ci sono solo due mesi di freddo all'anno e per il resto le temperature sono molto calde, la sicurezza che si percepisce non l'ho trovata in nessun'altra parte del mondo, è facilissimo prendere i mezzi di trasporto sia pubblici che privati, la città è molto bella e pulita... insomma, sono capitata bene!
Di cosa ti occupi e che effetti ha avuto la pandemia sulla tua attività professionale?
Purtroppo non sono ancora riuscita a trovare un lavoro. Non parlando cinese (lo sto studiando ma... che fatica!!) ed essendo Xiamen quasi un villaggio comparata alle megalopoli Cinesi (anche se fa quasi 6 milioni di abitanti), per me trovare una collocazione lavorativa è abbastanza difficile.
A livello di stili di vita e usi/costumi, Italia e Cina sono diversi. Quali sono le differenze macroscopiche che hai riscontrato tra i due paesi?
Per rispondere a questa domanda servirebbe un trattato! Comunque...
Un esempio di differenza è che i cinesi mangiano come dei “draghi” e non ingrassano (l'invidia!!!). A onor del vero, la cucina Cinese è ricchissima di verdure e i dessert a fine pasto non esistono perché i dolci come tali non fanno parte della loro tradizione. Non è come da noi che abbiamo antipasto, primo, secondo... I Cinesi portano le varie portate (tante!!) tutte assieme al centro del tavolo ed ognuno si serve la quantità desiderata.
Rimanendo in tema culinario, i pranzi/cene cinesi non prevedono alcolici; niente vino o birra ma solo acqua calda, the o succhi di frutta. Ovviamente, visto il numero di stranieri che ormai vivono in Cina, molto ristoranti offrono anche birra e vino. Un discorso diverso va riservato alle cene di lavoro dove si beve il “báijiu”, un distillato che sembra grappa e che viene usato per fare i brindisi lungo il corso del pasto e suggellare una sorta di “business friendship”. Col risultato che, a metà cena, sono già tutti ubriachi...
Ancora sul cibo, qui la cena si fa alle sei di pomeriggio... una cosa a cui proprio non riesco ad abituarmi!! In UK e Francia avevo imparato a cenare tra le 19 e le 20, quando a casa mia in Italia, ho sempre cenato verso le 20. Ma cenare alle 18 proprio non ce la faccio...
Immagino che ci siano degli aspetti della vita in Cina (positivi e negativi) che hai scoperto solo vivendoci. Quali sono?
Sicuramente l'aspetto più positivo della Cina è l'uso che fanno della tecnologia. Senza un telefono cellulare in Cina non si può vivere. Con il cellulare si pagano le utenze, si paga la spesa quotidiana, si prendono i trasporti pubblici, si fanno bonifici bancari, si mostrano i codici sanitari, si acquistano biglietti di spettacoli, treno, aerei, si acquistano merci di ogni genere... insomma non esiste un'attività che non possa essere eseguita con il cellulare.
Un aspetto negativo della Cina, causato però dalle nefande conseguenze dell'epidemia di Covid-19, è la sua rigidità nel gestire la questione stranieri in Cina in queste circostanze. Mi spiego con un esempio: se io volessi tornare in Italia (o in qualsiasi lungo fuori dalla Cina), poi, al mio ritorno in Cina, dovrei fare 14 giorni di quarantena (a mie spese) in un albergo designato dal governo, più 7 giorni di quarantena nel mio appartamento. Un totale di 21 giorni che sicuramente aiutano egregiamente a contenere il diffondersi della malattia ma che, ad oggi, potrebbero essere gestiti in maniera sicuramente migliore per chi intende viaggiare.
A distanza di qualche tempo dal trasferimento, sei soddisfatta della scelta presa?
A parte la lontananza di un anno e 7 mesi (mai così lunga) dai miei famigliari, si mi ritengo soddisfatta perché in Cina riesco ad essere partecipe di una società (intesa come 1.5 miliardi di persone) tutta concentrata a migliorare il proprio (e non del singolo...) benessere, nel senso più globale del termine, quindi: disponibilità di lavoro, servizi offerti ai cittadini, sanità... E tutto questo è un progetto a lungo termine, si parla di 10-20-30 anni. Cose che in Europa purtroppo non esistono più.
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