Giunge al termine la serie dedicata alle testimonianze dei nostri mentori. Con piacere oggi vi propongo quella di Piergiorgio, che vive a Colonia con la famiglia. Ci fornisce un'ampia e dettagliata panoramica sulla Germania, con valutazioni che spaziano dal contesto economico tedesco, alla ricerca di un lavoro, a consigli per strutturare il progetto di espatrio. Buona lettura!
Dal tuo arrivo in Germania ad oggi, trovi che il Paese sia cambiato?
A dire il vero non sono trascorsi molti anni dal mio arrivo in Germania. Tuttavia sono anni che hanno avuto un peso specifico diverso tra loro.
Il 2018 e 2019 sono stati gli ultimi anni di un'epoca caratterizzata da una condizione di crescita economica ventennale. Era il 2000 quando a Lisbona si definirono le strategie e i principi che avrebbero dovuto guidare lo sviluppo e la crescita economica in area Euro. Uno sviluppo basato su un'economia della conoscenza, più competitiva e dinamica, che avrebbe dovuto consentire ai Paesi membri di sedere al tavolo dei grandi (USA-RUS-Cina-Paesi emergenti) con piena dignità in un contesto globale. Anni in cui la Germania ha avuto una guida solida in A. Merkel (2005-2021) la quale ha fatto in modo che, nel contesto economico europeo, la Germania l'abbia fatta da padrona. Luci e ombre a dire il vero: i profitti tedeschi di questi anni sono stati “tesaurizzati”, impiegandoli in investimenti di portafoglio ad alto rischio all'estero, dai mutui sub-prime americani ai prestiti alla Grecia ed alle banche spagnole. Da qui tutti gli sforzi del Paese per tamponare le perdite piegando a volte i principi di sussidiarietà comunitari alle proprie esigenze nazionali. Ma anche anni di grande surplus commerciale netto (1700+ mld di Eur solo nel 2017). Già prima della pandemia era chiaro che il sistema industriale tedesco, basato su settori tradizionali quali energia, chimica, meccanica, siderurgia, manifatturiero che sono strutturalmente lenti ad abbracciare trend tecnologici legati all'innovazione digitale, ecologica e sostenibile, mostrava le prime difficoltà e che la delocalizzazione spinta non sarebbe riuscita a garantirne la competitività a lungo termine.
In questo contesto di economia che sembra concludere un ciclo espansivo, si inseriscono gli anni 2020-2021 e 2022, con la pandemia e l'attuale periodo di guerra Russia-Nato in Ucraina, sotto forma di guerra di liberazione dall'invasione Russa. Siamo entrati in un nuovo ciclo in cui le certezze del passato sono messe in discussione: dal sistema sanitario, alle prospettive di prosperità per le generazioni presenti e future, al tipo di sviluppo economico e quindi a che idea di progresso ha senso per la Germania. In questi ultimi tre anni ho notato un progressivo aumento di riflessioni critiche sulle politiche economiche passate (proventi eccezionali non sufficientemente investiti su settori strumentali a far crescere il sistema Paese a lungo termine) e geo-strategiche (progressivo allontanamento dagli USA Trumpiani per intensificare i rapporti mitteleuropei fino a coinvolgere la Russia). Il tutto in un generale senso di addensamento di ombre sempre maggiore, e uno sguardo verso il futuro che non è più ottimista come nei lustri passati. Questo progressivo incupirsi sembra attecchire maggiormente nelle fasce medie di età e nelle giovani famiglie che si trovano a riflettere su scenari inediti per i loro figli ma anche per loro, spesso relativamente giovani, genitori.
Ormai la pandemia sembra essersi evoluta ad evento endemico. Che valutazioni puoi fare del sistema-Germania negli ultimi due anni e mezzo?
Per quanto riguarda la pandemia, il sistema sanitario nazionale ha retto egregiamente, pur con le enormi difficoltà di coordinamento Stato-Regioni nelle misure iniziali di emergenza, ma il personale medico è stato assistito da una struttura complessiva che ha evitato che il carico maggiore di lavoro fosse trasmesso in presa diretta sulla categoria. Il sistema ha lavorato per ridistribuire i carichi tra medici ospedalieri e medici di base. Molti servizi, quali le vaccinazioni, sono stati fin da subito delegati in buona misura ai medici di base.
Una questione aperta è sicuramente quella dei medici non vaccinati che sono ancora al lavoro perché essenziali al funzionamento della struttura sanitaria dove prestano la loro opera. Per legge non potrebbero esercitare, poichè non vaccinati, ma di fatto i controlli latitano; se tali controlli fossero rigidamente applicati molti servizi erogati dalle strutture sanitarie sarebbero a rischio per carenza di personale.
Oggi la sensazione è quella di un Paese consapevole che per la sua struttura e organizzazione è lento ad adattarsi ai cambiamenti improvvisi che avvengono su scala nazionale/internazionale (es. pandemia), poco agile nei suoi apparati, a volte restio ad adottare soluzioni tecnologiche innovative in area pubblica. Allo stesso tempo, la Germania non sembra ad oggi voler rinnegare le politiche di sussidiarietà, assistenza ai più bisognosi, di welfare e previdenziali del passato. Almeno fino a quando le condizioni economiche lo consentiranno.
Quali sono le usanze tipiche tedesche che accompagnano le Festività di fine anno?
Natale e Pasqua sono generalmente le festività dell'anno più celebrate in Germania. Occorre precisare che esistono regioni marcatamente cattoliche, ma non solo. Ad ogni modo sono periodi di vacanza che di solito si trascorrono in famiglia. Abbiamo constatato che spesso i regali vengono scambiati in occasione del Nikolaustag (San Nicola), il 6-Dicembre. Poi le feste durano di norma 3 giorni (24-26 Dicembre), e sono precedute dal periodo di Avvento, caratterizzato da molteplici mercatini in moltissime città tedesche. Sono ben conosciuti e molto visitati da turisti e prevedono in alcuni casi anche dei piccoli parchi giochi sul ghiaccio e piste di pattinaggio per adulti e bambini.
Il 31-Dicembre è giorno lavorativo, anche se per metà. La notte di Capodanno è spesso trascorsa fuori casa, presso amici. E ovviamente non mancano i fuochi d'artificio che sono legalmente autorizzati dalle sei del pomeriggio del 31 fino alla mattina di Capodanno. Nelle città maggiori si sparano i fuochi d'artificio nelle piazze principali.
Cose da sapere assolutamente prima di trasferirsi in Germania
La prima risposta è: dove andare a lavorare, con quale società e a quali condizioni. Ma questo non sempre può avvenire. E' molto frequente che si vada in Germania per motivi di studio e poi si trovi lavoro lì, oppure si decida di trasferirsi temporaneamente per cercare un lavoro e dopo qualche mese decidere se rientrare oppure no. In generale direi che la lingua è il passaporto di ingresso: inglese e tedesco è la combinazione migliore, ma a seconda del tipo di lavoro anche il solo inglese può eccezionalmente bastare.
Lavoro, lingua, amministrazione/burocrazia, casa, logistica sono le aree da valutare autonomamente prima di partire. Il supporto di persone fidate, o di siti specializzati quali expat.com, possono aiutare a costruirsi un'idea generale, ma il Paese è grande e differenziato, pertanto ci possono essere condizioni locali differenti da quelle immaginate precedentemente. Inoltre le esigenze differiscono da individuo a individuo ed è quindi difficile offrire consigli validi per tutte le situazioni. Chi ha già un lavoro non precario in Italia, e/o è abituato ad organizzazioni medio/grandi, non soffrirà troppo il salto in un contesto tedesco analogo.
I tuoi consigli per un espatrio ben riuscito
Come accennato precedentemente, direi che sia necessaria una valutazione onesta dei propri “drivers”. Quelli rimarranno anche all'arrivo in Germania e aiuteranno nei momenti di difficoltà. Dopo aver definito e scolpito nella pietra il “perché” espatriare, direi che la fase successiva è il “cosa”, ovvero definire le aree di azione: lavoro, casa, registrazione residenza, lingua..etc. Quindi si passa alla fase del “come”, per capire come si cerca e trova un lavoro (quali website, canali ufficiali, uffici collocamento..etc), come si cerca casa (websites, agenzie immobiliari...etc), che moduli usare per registrarsi al Comune, quali corsi frequentare per imparare la lingua e così via.
Ma non basta: l'ingrediente essenziale che è la nostra forza, ma anche il nostro limite, siamo noi stessi. Serve l'attitudine alla ricerca e alla scoperta del nuovo e del diverso, l'apertura ad accettare usi e abitudini che possono cozzare con i nostri. Serve pazienza, tenacia, sforzo per ascoltare con l'intento di capire, più che con l'intento di rispondere o di misurare le differenze o, peggio, di fare confronti e classifiche. Ci saranno momenti in cui dovremo ricorrere alla rete di conoscenti o ad un gruppo di amici. Occorre lavorare duramente per costruire e mantenere queste connessioni, selezionando le persone che ci possono aiutare a dare un senso alla nostra permanenza all'estero. Ci vuole tempo per costruirsele, specie se parliamo di amici.
Infine convivere con una sensazione un po' fastidiosa, almeno per chi si è trasferito da pochi anni: che non tutti i luoghi a cui ti adatti sono quelli a cui appartieni. Ci vuole relativamente poco tempo per entrare ed introdursi in una nuova realtà (mesi), ben di più per integrarsi (anni). Forse una generazione o più per assimilarsi. Sempre ammesso che lo si voglia.
Hai dei progetti per il 2023?
Nel mio caso il primo anno è stato dedicato all'introduzione e alla costruzione delle fondamenta. Il secondo alla costruzione dell'edificio. Il terzo e il quarto (pandemici) sono stati dedicati, volente o nolente, alla difesa dell'edificio. Il 2023, il quinto, mi sembra quasi più il terzo: mi piacerebbe che fosse quello dello slancio e dell'apertura, dedicato al viaggio, inteso come momento di scoperta di qualcosa/qualcuno che non si conosce. Per lasciarsi sorprendere, per capire che ogni diversità, se ascoltata e in parte capìta, può condurre alla consapevolezza che in fin dei conti tanto diversi non siamo. Anche tra chi, a prima vista, non ha quasi nulla in comune.
***
Qui trovate le precedenti pubblicazioni:
Focus sulla Francia: i consigli del nostro esperto Vanni e Testimonianza di Antonello, dalla Tunisia e di Vito, dalla Romania.