Espatrio e discriminazione: restare o andarsene?

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Pubblicato 2024-06-27 alle 11:00 da Asaël Häzaq
Quando la tua esperienza oltre confine prende una piega sbagliata, il sogno di una vita appagante da expat può crollare. La discriminazione rende la tua vita all'estero insopportabile? Questo articolo aiuta gli espatriati a valutare le loro opzioni e a decidere se è arrivato il momento di tornare a casa.

Subire discriminazioni in un Paese straniero

Nel 2016, una francese espatriata a Tokyo ha raccontato la sua "prima brutta esperienza da straniera". Era in piedi nella metropolitana quando le porte si sono aperte e un uomo giapponese voleva entrare, ma esitava. "Mi fissava con un'intensità inquietante. Sembrava disgustato". L'uomo si spostò rapidamente verso un altro vagone. Era sicura che avesse evitato di entrare a causa sua.
Scioccata, si rese conto di non aver mai subito discriminazioni in Francia. "Sono bianca, non ho mai avuto problemi. Ora capisco cosa possono provare gli altri. Se ne parla spesso per gli immigrati di colore, ma non l'ho mai riportato a me stessa. Ho imparato la lezione". Nonostante questa e altre esperienze simili in Giappone, non ha messo in discussione il suo soggiorno. Valutando i pro e i contro, ha deciso che questi episodi di discriminazione non erano sufficienti per andarsene. "Sono venuta in Giappone per lavorare e imparare la lingua. Sono rimasta finché non ho raggiunto il mio obiettivo".

Ora, tornata in Francia dopo qualche esperienza più breve in Nuova Zelanda e in altri Paesi europei, ricorda con affetto il periodo trascorso in Giappone. "È stato il mio primo soggiorno prolungato all'estero". Anche se ha vissuto altre "esperienze spiacevoli" nei vari viaggi, nulla l'ha dissuasa dal girare il mondo. "Penso che ci siano persone che affrontano quotidianamente situazioni molto peggiori. Forse sto facendo un dramma per uno sguardo traverso quando altri vivono cose davvero orribili e non possono dire nulla".

Riconoscere la discriminazione come espatriato

Effettivamente, altri espatriati subiscono quotidianamente situazioni molto più difficili da gestire. La discriminazione può avvenire ovunque e in qualsiasi momento: per strada, sui mezzi pubblici o sul posto di lavoro. La sfida per gli stranieri è riconoscerla: non è sempre facile capire quando si viene discriminati.

Sul posto di lavoro, ad esempio, potresti accettare situazioni poco gradevoli o lasciar correre dei "dispetti" per rimanere nelle grazie del datore di lavoro o dei colleghi. Questi problemi potrebbero anche non essere legati al fatto di essere straniero, ma potrebbero riguardare gli aspetti tecnici del lavoro. Anche se i mezzi per affrontare questi inconvenienti possono variare (a seconda delle leggi nazionali contro la discriminazione, gli abusi sul posto di lavoro e così via), il danno psicologico può essere significativo. La discriminazione è particolarmente insidiosa perché prende di mira l'identità dell'individuo: gli espatriati vengono discriminati per la loro origine, il loro genere, la loro disabilità, ecc. Viene negata la loro identità, vengono derisi e denigrati.

Gli effetti a lungo termine per chi vive questa condizione sono devastanti. E' fondamentale sapere che un atto discriminatorio non deve essere eclatante per alzare il segnale d'allarme, ogni atto volto a ledere un individuo va considerato, anche il più piccolo. Quando il disagio si fa sentire e la vita quotidiana di un espatriato diventa pesante, è il momento di farsi delle domande.

Fare le dovute valutazioni come espatriato

Fermarsi a pensare, per prendere la decisione giusta e non reagire "nella foga del momento", è cruciale. A seconda della gravità della situazione è necessario agire immediatamente per garantire la sicurezza personale (contattando i servizi di immigrazione, ad esempio), soprattutto in situazioni che mettano a repentaglio la tua salute fisica e/o mentale (abusi, aggressioni o violenze psicologiche).
Dopo aver identificato le cause del disagio, valuta quanto la situazione influisca sulla tua quotidianità:

  • La vita è diventata insopportabile?
  • Il disagio scompare o persiste anche quando non ti trovi in situazioni di disagio?
  • Riesci ancora a goderti la quotidianità nella tua città di espatrio (passeggiate nei quartieri preferiti, ecc.)?
  • Hai stretto amicizie o relazioni? Queste relazioni ti danno sollievo?
  • Ricordi i primi giorni del tuo trasferimento? Eri felice o no? Ora come ti senti?
  • La tua autostima ne ha risentito? 

Un disagio persistente tende a mettere in ombra tutto, anche le situazioni piacevoli. Quando la quotidianità nel Paese ospitante diventa problematica, è normale chiedersi se sia il caso di restare o di partire.

Restare o partire: Come si fa a decidere?

Prima di rispondere a questa domanda, inizia con la giusta predisposizione d'animo: che tu decida di restare o di partire, la tua vita da espatriato non è stata un fallimento. A volte le persone rimangono per ragioni sbagliate. Vogliono dimostrare agli altri di essere coraggiosi, fare la parte di quelli che resistono.
Questa decisione ha spesso gravi conseguenze psicologiche e fisiche perché significa rimanere contro la propria volontà. Allo stesso modo, anche andarsene con la convinzione di essere "quello che ha fallito" è sbagliato.

Prendere la decisione giusta implica metterti al primo posto. Quali erano i tuoi sogni prima di partire e come si sono evoluti? Per ritrovarli o per crearne di nuovi, potrebbe essere saggio tornare a casa, trasferirsi in un altro Paese o allontanarsi da un ambiente tossico ( in caso di discriminazione sul posto di lavoro, ad esempio). Qualunque sia la decisione, dovrebbe essere accompagnata dal supporto necessario per ritrovare la fiducia in te stesso e andare avanti.