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Elezioni americane 2024: le opinioni degli espatriati

Trump vs Harris
Tada Images / Shutterstock.com
Aggiornato daFrancescail 04 Novembre 2024

Il 5 novembre, milioni di americani andranno alle urne per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti, in carica nei prossimi quattro anni. La scelta è tra Kamala Harris, per il Partito Democratico, e Donald Trump, per il Partito Repubblicano. Le loro politiche, che differiscono in materia di immigrazione, politica estera e altre questioni chiave, avranno probabilmente un impatto sulla vita e sui piani degli espatriati che vivono negli Stati Uniti e sugli americani all'estero.

 

Le posizioni di Harris e Trump sull'immigrazione

Per gli espatriati, un cambio di amministrazione ha delle ripercussioni non trascurabili. Dalla previdenza sociale alle transazioni bancarie, dal ricongiungimento familiare ai visti di lavoro, dall'accesso all'assistenza sanitaria alla protezione da discriminazioni: ogni decisione politica può ripercuotersi sulla loro quotidianità.

Alla vigilia delle elezioni, quali sono le posizioni dei due contendenti sull'immigrazione, una questione cruciale per gli espatriati? Vediamo i rispettivi programmi attraverso un'analisi dettagliata basata sui rapporti del Peterson Institute for National Economics, dell'Associated Press, dell'HR Brew e del Council on Foreign Relations.

L'approccio di Kamala Harris e del suo vice Tim Walz è il seguente:

Aumento del numero dei visti di lavoro e dei visti per famiglie: aumento del 13% dei visti per lavoratori qualificati e del 7% dei visti per famiglie, entro il 2030.

Autorizzazione a lavorare per persone a carico di espatriati con visto H-1B: possibilità di impiego per i coniugi e i figli degli espatriati residenti muniti di visto di lavoro.

Rafforzare la sicurezza delle frontiere e limitare le richieste di asilo: inasprire i criteri di asilo e rafforzare le frontiere, per controllare i flussi migratori provenienti dall'America Centrale.

Migliorare la gestione dell'immigrazione: assumere più personale per snellire il processo di rilascio dei visti, dei permessi e della cittadinanza.

Facilitare il processo di naturalizzazione per gruppi specifici: Semplificare il percorso di naturalizzazione per gli immigrati privi di documenti che sono arrivati negli Stati Uniti da bambini, nonché il percorso di residenza per gli afghani che sono fuggiti dopo il ritorno dei talebani nel 2021.

Questo è quello di Trump e del suo vice JD Vance:

No alla cittadinanza per nascita: I bambini che nascono negli Stati Uniti, da genitori immigrati o espatriati senza residenza permanente, non avranno automaticamente la cittadinanza americana.

Deportazione di massa: Deportare circa 11 milioni di persone sprovviste di documenti.

Deportazione degli studenti internazionali che protestano: Revocare i visti degli studenti stranieri che partecipano alle proteste pro-Palestina.

Screening ideologico dei visti: Esaminare più da vicino l'orientamento politico di tutti i candidati che richiedono il visto, alla ricerca di eventuali simpatizzanti degli jihadisti o di Hamas.

Green Card per tutti i laureati delle università americane: Concedere automaticamente la residenza permanente a tutti gli studenti stranieri che passano lo screening ideologico.

Divieto di viaggio per i musulmani: Reintrodurre ed espandere il suo precedente divieto di ingresso per visitatori, studenti internazionali ed espatriati provenienti da un elenco di Paesi a maggioranza musulmana.

Aspettative degli espatriati in vista delle elezioni

Il nostro team editoriale ha contattato i membri di Expat.com negli USA per raccogliere opinioni sull'impatto che queste elezioni potrebbero avere su di loro. Le risposte sono state varie, dato che ogni espatriato ha una situazione diversa, ma in tanti concordano sulla necessità di stabilità. In base alle testimonianze ricevute, il governo Harris-Walz sembra indicare una maggiore stabilità, anche se gli intervistati non concordando con tutte le sue politiche.

Un espatriato americano che vive in Spagna ha detto che i risultati delle elezioni influenzeranno la sua scelta di rimanere in Spagna per tutto l'anno, o di fare la spola tra Spagna e Stati Uniti. Ha comprato casa, assieme alla moglie, sulla costa valenciana. Se Harris vincerà, trascorreranno solo pochi mesi di vacanza nella loro casa spagnola. Se invece dovesse vincere Trump, preferiscono restare in Spagna in modo permanente. Questo espatriato vota dagli anni '70 e ha già inviato la sua preferenza per Harris.

Un'altra persona che progetta di espatriare in America dichiara che, se vincesse Trump, lei e il marito opteranno per il Portogallo o per il Messico. Essendo una pensionata, preferisce trascorrere la vecchiaia in un Paese di cui condivide le ideologie. Riferisce anche che, nel caso in cui il governo americano attuasse politiche isolazioniste in ambito finanziario, potrebbe avere difficoltà ad accedere ai servizi bancari americani dall'estero, comprese le piattaforme online come Wise. Un espatriato americano in Portogallo teme che questa piccola nazione europea possa essere travolta da un afflusso di nuovi espatriati dagli Stati Uniti, nel caso vincesse Trump. Questo porterebbe a lunghe file presso l'ufficio immigrazione e nelle agenzie immobiliari, complicando i processi burocratici.

Un altro aspirante espatriato, questa volta un americano che vuole trasferirsi in Colombia, afferma che le elezioni non influenzeranno la sua decisione di trasferirsi dalla Florida a Medellin, anche se preferirebbe la vittoria di Harris per il bene della stabilità politica. È preoccupato per l'approccio erratico di Trump nel cambiare le regole, anche se non è contrario al Partito Repubblicano in generale. Dice anche di voler trasferire i suoi beni (compresi i fondi pensione) all'estero perché teme che negli Stati Uniti non siano al sicuro.

E gli espatriati con doppia cittadinanza? Un espatriato americano in Brasile, che ha sia la cittadinanza americana che quella brasiliana, spiega che la sua posizione gli permette di vedere queste elezioni da una prospettiva sia locale che internazionale. Uno dei motivi per cui si oppone a una vittoria di Trump è la preoccupazione che la deriva a destra degli Stati Uniti incoraggi i Paesi latinoamericani vicini, tra cui il Brasile, a orientarsi verso l'autoritarismo. Teme inoltre che una vittoria repubblicana possa compromettere l'accesso alla previdenza sociale per gli americani che vivono all'estero. Molti espatriati americani, sottolinea, dipendono finanziariamente dalla previdenza sociale e da investimenti effettuati in dollari. Ha paura che l'instabilità della politica statunitense possa indebolire il dollaro.

Le sue preoccupazioni riguardo alla flessione del dollaro si allineano con quelle di un'altra coppia di americani, espatriati in Portogallo. Sono preoccupati che, dopo l'annuncio dei risultati, possano scoppiare violenze o disordini che potrebbero avere un impatto sul valore del dollaro e sui loro investimenti negli Stati Uniti, da cui dipendono per vivere in Europa. Al momento valutano la possibilità di investire e portare i risparmi fuori dagli USA, ma la situazione resta complessa perché, sottolineano, qualsiasi instabilità nella politica statunitense potrebbe avere ripercussioni sull'economia globale, non solo su quella americana.

Un espatriato francese, naturalizzato statunitense, parla di un clima elettorale troppo teso che l'ha spinto a votare con largo anticipo per non figurare più nelle liste e non ricevere materiale elettorale. Un altro espatriato francese in America, che non ha ancora ottenuto la cittadinanza statunitense, quindi non può votare, auspicherebbe la presa al governo di un Presidente che fosse una via di mezzo tra gli attuali candidati. Un terzo espatriato francese fa eco al desiderio di un ambiente elettorale meno teso, ma ritiene che l'esito delle elezioni avrà pochi effetti sul suo status di espatriato negli Stati Uniti, a parte influenzare la possibilità di chiedere la cittadinanza.

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A proposito di

Ameerah è docente e tutor privato che insegna spagnolo e mandarino a Mauritius. È stata anche traduttrice freelance, redattrice e scrittrice di contenuti per un decennio. Ha vissuto a Madrid e Pechino.

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