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Piera, un architetto Italiano a Nuova Delhi

Piera a Nuova Delhi
Pubblicato 28 Maggio 2014
Piera ci racconta: "Questa città è infinitamente grande ed ogni istante è prezioso per conoscerla, sentirne gli odori, gustarne i sapori e scoprirne gli umori...anche se convivere con l'indifferenza della maggior parte dei ricchi nei confronti dei poveri è un aspetto che mi sconcerta ma anche questo è momento di crescita personale"

Ciao Piera, grazie per averci concesso quest'intervista. Ti va di parlarci un po' di te e delle ragioni che ti hanno spinta a trasferirti a New Delhi, in India?

Sono una persona irrequieta, perciò difficilmente parlo di trasferimenti. Preferisco la parola viaggiare e in valigia metto sempre la mia sete di sapere e la mia voglia di restare (quella me la riporto sempre indietro). Da quando mi sono laureata, cinque anni fa oramai, la mia passione per i viaggi ha sempre, forse purtroppo, prevalso sulla mia voglia di fare carriera. Ho dato priorità ad esperienze che mi avrebbero arricchita culturalmente e aperto la mente.
E l'India è così lontana dalla cultura occidentale che, appena ricevuta la proposta di lavoro, piovuta dal nulla nel giorno del mio 34° compleanno, mentre vivevo a Londra, non ho saputo resistere alla tentazione di sfidare lo stupore e la disapprovazione della mia famiglia e dei miei amici e di regalarmi un anno di esperienze straordinarie e fuori dal comune. Bel regalo, no?

Mi potresti raccontare le tue prime impressioni sul Paese?

Sono arrivata qui con la convinzione che le aeree povere, disagiate e di miseria fossero marginali rispetto al centro della città, come vogliono i modelli urbani contemporanei e New Delhi è una città molto giovane.
Il tragitto dall'aeroporto al centro però mi ha immediatamente contraddetta e stupita. La povertà e la miseria sono dilaganti ed onnipresenti. .
Poi c'è la gente: rumorosa, calorosa e "leggera". Tutti aspetti molto simili alla mia gente meridionale! Ero stata tristemente messa in guardia sull'affidabilità degli indiani, ed invece scopro ogni giorno che sono molto più generosi, più gentili, più accoglienti, più genuini e più umani degli europei metropolitani che ho lasciato a Londra.

Qual è stato, per te, l'aspetto più difficile da sormontare legato al trasferimento?

A parte avere a disposizione solo 33 kg complessivi di bagaglio per un anno, intendi?
Le mie difficoltà sono state tutte di natura professionale. Le difficoltà organizzative di coordinamento tra le due aziende per cui lavoro hanno reso tutto estremamente complicato: ho più volte visto "segni" negli ostacoli alla mia partenza, ma non ci ho badato abbastanza. Forse, col senno di poi, avrei dovuto.

È stato facile ottenere un permesso per poter risiedere nel Paese?

Sono stata abbastanza fortunata. Pur richiedendo il visto in un momento particolarmente delicato nei rapporti diplomatici tra Italia ed India, il mio visto di lavoro è stato rilasciato in tempi tutto sommato accettabili, grazie ovviamente al canale preferenziale del contratto di lavoro già sottoscritto e ad una agenzia romana che ha curato la mia pratica.

Com'è una tua giornata tipo?

Lavoro sei giorni a settimana fino alle 20:30. Preferisco raccontarti com'è una mia giornata off!
Corsetta nel parco, doccia e autorickshaw verso un mercato, un museo, un tempio, un parco, a pranzo o a cena con qualcuno. Questa città è infinitamente grande ed ogni istante è prezioso per conoscerla, sentirne gli odori, gustarne i sapori, scoprirne gli umori!
Il mio telefono e la mia connessione ad internet sono sempre con me, tante foto e tanti post su facebook, instagram e twitter. Ho un ashtag personale #staytunedtoindia con il quale tengo aperta per tutti i miei amici una piccola finestra su Delhi, e questo da ancora più significato alla mia esperienza. E' condivisione!

I tre aspetti dell' India che più ti affascinano...

Sono qui da meno di due mesi, è troppo presto per fare un bilancio. Per ora al primo posto la gente: sono immersa in un ambiente che è stato familiare da subito, anche se faccio ancora fatica a convivere con l'indifferenza totale della maggior parte dei ricchi nei confronti dei poveri. E' un aspetto che mi sconcerta, dà l'idea dello squilibrio sociale nel mondo, ma anche questo è momento di crescita personale. Al secondo posto metterei la ritualità, la loro cultura dell'antico, dell'astrologia, della meditazione, della preghiere, anche se non sono ancora riuscita a "sentire" quel misticismo mitico legato all'immagine dell'India...Sarà colpa della metropoli. E per ora al terzo posto la varietà geografica e culturale: le montagne himalayane e il mare del Goa, Bollywood e i villaggi. Tutto da scoprire e conoscere!

Parliano un po' di cucina: quella indiana è molto speziata...Ti sei abituata ai nuovi sapori oppure cucini italiano?

Appena arrivata ho ingurgitato tutto quello che di vegetariano e commestibile passasse sotto i miei occhi, tranne lo street food, le condizioni igieniche sono sotto il mio limite di sopportazione!
Ho mangiato talmente piccante e talmente speziato che, ad un certo punto, il mio stomaco ha mostrato la sua disapprovazione totale. E allora nuova dieta per la mia nuova gastrite: un mix internazionale di piatti "leggeri", dopo tante esperienze all'estero, di italiano nella mia cucina è rimasto poco, ma la pasta non manca mai. Cucino italiano per i miei amici, sopratutto se stranieri, adoro i piatti tipici della mia terra, e li ripropongo orgogliosa con qualche variante di spezie o peperoncino "altrimenti - specie per gli indiani - non hanno sapore".

Si trovano prodotti italiani a New Delhi?

Nel mio quartiere, GK2 (ma ne ho visti anche altrove), c'è un negozio ben fornito con tanti prodotti di importazione, costosi, ma che mi fanno sentire a casa: pasta, pesto, sughi pronti, dolci e biscotti italiani, il chinotto e persino qualche vino, ma si aggira sui 50 euro una bottiglia che ne costa 15 in Italia.

C'è una tradizione, un'usanza locale che più ti ha colpita e che ti va di raccontarci?

Adoro le donne indiane, il loro abbigliamento, i tessuti, i colori e il loro bizzarro modo di coprire le caviglie e lasciare scoperto l'addome! Sono piene di affascinanti ritualità e voglio scoprirne ogni dettaglio: dalla simbologia dei tatuaggi all'henne prima delle nozze ai matrimoni combinati. Gli indiani salutano con inchino o con abbracci in segno di rispetto e poi amo la loro condivisione del cibo, le pietre che indossano per proteggere la loro salute o la loro ricchezza, e molto altro ancora!
Ho visitato con un gruppo di indiani, unica occidentale, le due città sacre di Vrindavan e Mathura. Esperienza sconcertante! Prima per le condizioni igieniche molto più che approssimative e poi per la ristrettezza mentale legata alla pratica della religione. Una bianca che fuma una sigaretta e che non indossa il Saree è un'aliena per loro, al punto che soprattutto le donne, si fermavano a fissarmi con un certo senso di...disgusto? Beh, si..disgusto è la parola giusta! Ma è stato comunque un modo perfetto per conoscere un loro pezzo di cultura, e nonostante tutto lo rifarei. Assolutamente si!

Quali sono i posti più belli che ci consigli di visitare a New Delhi?

Beh, sono un architetto, per cui dò priorità inevitabilmente agli edifici più suggestivi: il Lotus Temple a Kalkaji Mandir, Rashtrapati Bhavan - la casa del parlamento indiano, India Gate per la sua monumentalità, i Lodhi Gardens con bellissimi mausolei e l'Hauz Khas Fort con uno splendido parco.
Ma ad aver tempo, credo che il bello di Delhi sia passeggiare senza fretta nei mille mercati: Karol Bagh, Lajpat Nagar, Delhi Haat e poi Hauz Khas village con negozi di stilisti contemporanei e ristoranti per tutti i palati e tutte le tasche, tutti mi consigliano Chandni Chowk, lo vedrò presto!

A fronte della tua esperienza, c'è un qualcosa che è assolutamente necessario fare prima della partenza (ad esempio stipulare un'assicurazione sanitaria privata) oppure portare con sè dall'Italia (tipo prodotti che lì non si trovano)?

Io non ho ancora un'assicurazione sanitaria, ma sto provvedendo.
A chi si ferma per poco tempo forse non la consiglierei, i prezzi per le visite mediche d'urgenza non sono poi così insostenibili. Per chi invece si trasferisce a Delhi, non c'è dubbio che averla sia necessario.
Nella mia valigia non c'era spazio per i beni di prima necessità. Forse tornassi indietro mi porterei un disinfettante per il cibo, io inizio a mangiare solo ora la verdura cruda. E una caffettiera moka, ma prima di acquistarla, controllate che non sia bucata come la mia! I farmaci costano il 90% in meno che in Italia, per cui, a parte il paracetamolo per le emergenze, risparmierei spazio per portare al ritorno sciarpe e monili da regalare alle amiche!

Se dovessi fare un bilancio del tuo viaggio in India ad oggi, sarebbe positivo?

Al momento sono molto combattuta. So che sto vivendo un'esperienza unica ma ho lasciato in Europa mille cose di cui apprezzo il valore solo adesso. Sono arrivata piena di aspettative professionali, ma dal punto di vista lavorativo gli Indiani sono un popolo molto lento e superficiale per cui due mesi sono più che sufficienti a farmi ritenere che ho commesso un errore di valutazione. Di contro però, so che i rapporti umani mi arricchiscono ogni giorno, ed in fondo era quello che cercavo. Forse non lo rifarei, o forse si... Non ho ancora capito!

India
Nuova Delhi

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