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Espatrio in India: tra sfide e opportunità

vue panoramique d'un quartier d'affaires en Inde
Shutterstock.com
Scritto daAsaël Häzaqil 21 Marzo 2024
Aggiornato daFrancescail 22 Marzo 2024

Il vertice del G20, tenutosi in India nel settembre del 2023, ha dato al Paese l'opportunità di mostrare il suo prestigio al mondo. I capi di Stato stranieri sono stati accolti in pompa magna, anche se ciò ha richiesto la costruzione frettolosa di nuove infrastrutture per nascondere le baraccopoli. L'obiettivo era quello di fornire un'accoglienza ineccepibile, per favorire sia gli affari che nuove collaborazioni. Gli sforzi profusi basteranno per attrarre e trattenere i professionisti stranieri? 

Un gigante economico che attrae gli investitori stranieri

A prima vista, l'India ha tutte le carte in regola per attirare potenziali espatriati. Grazie a una crescita economica costante, che dura dagli anni '90 (7% quest'anno, secondo le stime del Ministero delle Finanze indiano), l'India potrebbe salire sul podio delle prime tre potenze economiche del mondo. L'India ha già superato il Regno Unito, ex potenza coloniale, diventando la quinta economia mondiale. Secondo il FMI, l'India potrebbe superare la Germania (che a sua volta ha superato il Giappone nel febbraio 2024) nel giro di 3 anni. Continuando così, diventerebbe la terza economia mondiale, dietro a Cina e Stati Uniti. La crescita economica dell'India continua a battere record, per la gioia di Narenda Modi, alla guida del Paese da 10 anni. 

Tra le sue armi segrete ci sono le partnership internazionali. Francia, Stati Uniti (l'India ha firmato mega-contratti con Airbus e Boeing; Apple sta trasferendo in India parte della produzione dei suoi iPhone), Canada, Qatar, Emirati Arabi Uniti (UAE) e Arabia Saudita, tra gli altri. L'India, terra di investimenti, è anche un nuovo hub internazionale. Una manna dal cielo per i lavoratori stranieri; quelli già sul territorio però sono pochi: appena lo 0,4%, secondo la società di assicurazioni per espatriati William Russell. 

Formalità complesse per il rilascio del visto

Secondo lo studio della William Russell, pubblicato il 21 febbraio 2024, immigrare in India è estremamente complesso, ancor più di Australia e Finlandia, ad esempio. 
In compenso, gli espatriati indiani costituiscono la più grande diaspora del mondo, con oltre 30 milioni di espatriati secondo le autorità indiane (10 milioni secondo le Nazioni Unite). Tra i fattori presi in esame dal rapporto William Russell ci sono i costi stimati per i visti, il reddito minimo richiesto e il tempo medio di elaborazione delle domande. L'India attrae un numero di stranieri nettamente inferiore rispetto ad Australia, Canada, Stati Uniti e Francia. Queste destinazioni, nonostante le complesse procedure d'immigrazione, si confermano le più gettonate tra gli studenti e i lavoratori stranieri. Secondo lo studio, il 30,1% degli espatriati vive in Australia. Canada, Stati Uniti e Finlandia contano rispettivamente il 21,3%, il 15,3% e il 7%. 

Ottenere un visto di lavoro per l'India costa in media 543 dollari e richiede un reddito minimo di 19.500 dollari. I tempi di elaborazione della pratica variano tra i 10 e i 15 giorni lavorativi. Si tratta di tempi notevolmente inferiori a quelli della Finlandia (90 giorni) e dell'Australia (tra i 4 e gli 8 mesi). L'India si piazza anche meglio in termini di stipendio minimo richiesto: l'Australia richiede una media di 58.600 dollari mentre la Finlandia richiede almeno 68.170 dollari. Il visto di lavoro indiano è competitivo: pur essendo leggermente più costoso di quello finlandese (414 dollari per il visto finlandese), è molto più economico di quello australiano (2.000 dollari in media). Ma il principale ostacolo in India, oltre alla complessità delle procedure, è la bassa percentuale di residenti stranieri.

Espatriare in India: un'impresa difficile

Secondo lo studio, il numero di residenti stranieri in un Paese fornisce informazioni preziose. È facile o meno integrarsi? La politica di immigrazione è favorevole agli stranieri? Come sono percepiti gli stranieri? Immigrare negli Stati Uniti, in Canada o in Francia è indubbiamente complicato, ma le richieste di visto restano alte, anche tra i cittadini indiani. Secondo i dati (ottobre 2023) del Ministero degli Affari Esteri indiano, ce ne sono 4.460.000 negli Stati Uniti, 3.425.144 negli Emirati Arabi Uniti (EAU), 1.764.000 nel Regno Unito, 1.689.055 in Canada e 473.520 nella Francia continentale e nei territori d'oltremare.

Di contro, i francesi in India sono stimati a 6.969, i britannici e gli americani a 30.000. Ogni nazione ha la sua politica migratoria e la sua visione delle collaborazioni internazionali. Di fronte all'invecchiamento della popolazione e alla carenza di manodopera, i principali Paesi di immigrazione continuano a concentrarsi sulla manodopera qualificata, inasprendo i requisiti per l'ottenimento dei visti. Ciononostante, continuano a dipendere dalla manodopera straniera. In India la situazione è diversa. Da quando è salito al potere nel 2014, Narendra Modi ha giocato la carta della "diaspora" per creare partnership all'estero.

L'esempio della Francia

Il 14 luglio 2023, il Presidente Modi è stato l'ospite d'onore del Presidente Macron, in occasione della celebrazione dei 25 anni di "partenariato strategico" franco-indiano. L'invito ha suscitato polemiche, dato che Modi viene regolarmente criticato per la sua vena autoritaria, ma Macron ha acconsentito. La posta in gioco era il rafforzamento della posizione della Francia nell'Indo-Pacifico nonché nuovi investimenti. Secondo il Ministero degli Affari Europei ed Esteri, le esportazioni francesi in India hanno raggiunto i 6 miliardi di euro nel 2022, il doppio rispetto al 2012. Nello stesso lasso di tempo, gli investimenti francesi in India sono quadruplicati. In India sono presenti più di 540 aziende e filiali francesi che "danno lavoro a quasi 300.000 persone". Ma nel 2021, il ministro dell'Economia francese Bruno Lemaire si è rammaricato del fatto che il mercato indiano fosse ancora relativamente chiuso, soprattutto per "l'industria agroalimentare, automobilistica e farmaceutica".

Questo è il paradosso della strategia di Modi. I suoi "ambasciatori del marchio", come chiama gli espatriati indiani, lo stanno aiutando a penetrare nei mercati esteri. Gli espatriati indiani sono particolarmente presenti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e negli Stati del Golfo. Il 14 luglio 2023, la visita di Modi in Francia ha portato a un nuovo accordo bilaterale in favore degli studenti indiani. La Francia accoglierà 20.000 studenti indiani entro il 2025 e 30.000 entro il 2030. L'accordo prevede anche altre misure favorevoli agli espatriati indiani. Ma non c'è reciprocità. L'accordo non mira ad aumentare il numero di studenti francesi in India. La politica di Modi non mira ad aumentare il numero di espatriati in India. Perché il Paese ha già i suoi talenti, che sono alla disperata ricerca di un lavoro.

Talenti stranieri, talenti locali, prospettive di carriera

A differenza di Stati Uniti, Canada, Australia, Francia e Finlandia, l'India non deve fare i conti con l'invecchiamento della popolazione. Per le altre potenze, l'immigrazione è una questione economica e demografica. In India, quasi la metà della popolazione ha meno di 25 anni. Nel 2023, l'età media era di 29 anni. Il gigante economico è anche una potenza demografica, che ha superato la Cina, anche lei alle prese con l'invecchiamento della popolazione. 

Ma non posa su basi solide. Nonostante la crescita del 7%, la disoccupazione in India è elevata (8,3% a dicembre 2023), soprattutto tra i giovani. Il 40% circa dei giovani laureati è alla ricerca di un lavoro e chi lo trova deve accettare mansioni sottopagate. La crescita dell'India maschera un'economia che si basa molto sul settore informale. Impieghi precari nei settori dell'edilizia, della ristorazione e dei servizi, senza reali prospettive di carriera. Per questo motivo, i laureati indiani si trasferiscono altrove.

È facile capire perché il governo indiano non abbia intrapreso una politica importante per attirare più lavoratori stranieri. L'India ha già i suoi talenti locali ed è molto selettiva nei confronti degli espatriati. I professionisti stranieri più ricercati sono quelli altamente qualificati, che solitamente trovano spazio nelle sedi indiane delle multinazionali. I settori che li assumono sono quello automobilistico, energetico, sanitario, aeronautico e delle telecomunicazioni. La rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale (IA) significa che le figure professionali legate all'IA, e più in generale alle nuove tecnologie, potrebbero, in futuro, essere coperte da lavoratori stranieri altamente qualificati. 

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A proposito di

Mikki è un'espatriata che vive in Giappone. Scrive contenuti per Expat.com ed è una blogger appassionata di lifestyle e cultura pop.

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