Ciao Antonino, grazie per dedicarci un po' del tuo tempo. Ti sei trasferito con la famiglia dall'Irlanda in Arabia Saudita. Quanti anni fa avete lasciato l'Italia e quali furono i motivi che vi spinsero al trasferimento?
Ciao Francesca. Figurati, grazie a te di avermi chiesto l'intervista. Mi sono trasferito in Arabia con la famiglia in febbraio ma io solo ho lasciato l'Italia poiché mia moglie è cinese, di Hong Kong precisamente, mentre in Irlanda ci siamo conosciuti e sposati, e irlandese è ora nostra figlia poiché è nata nell'Isola di Smeraldo. In Italia ero insegnante nelle scuole superiori, ma prima di ciò ero stato più di due anni a Dublino, lavorando con diverse aziende legate all'informatica e la comunicazione, come la stragrande maggioranza delle aziende locali. Ancora non saprei dirti perché ho lasciato l'Italia dove avevo un lavoro abbastanza stabile e che cominciava a darmi soddisfazioni; so solo che dopo circa tre anni che vi ero tornato sentivo troppo forte la "Longing for Ireland", come la chiamano lì. Difficile da descrivere, molte persone che conosco ce l'hanno o l'hanno avuta, ed è difficile tornare indietro quando ti ha preso. Forse i caratteri generali del Paese, piccolo e pieno di bellezze naturali, forse la singolarità della gente che ci vive, così generosa e matta allo stesso tempo ma nel complesso pacifica e portata al buon vivere, oppure le possibilità di lavoro che non mancano neanche dopo la crisi, ma ripeto anche questo non è un buon motivo, almeno non lo era per me quando ho lasciato l'Italia. Il mio Paese beninteso resta sempre nel cuore, come la mia città Napoli, e magari un giorno ci tornerò per rimanerci, ma ora non c'è tempo per i ripensamenti e, ti dirò, sono ancora contento delle scelte fatte.
Dall'Irlanda all'Arabia il salto è grande, un bel cambiamento non solo per il clima ma anche per usi e costumi, ci sono state delle difficoltà iniziali di adattamento?
Sì il passaggio è stato grande sicuramente, ma come si dice per le lingue, che se ne conosci due poi una terza o una quarta non fanno gran differenza ad impararle, dopo l'Italia che ho girato in lungo e in largo - anche se ancora mi mancano importanti pezzi - e l'Irlanda dove mi sento un po' a casa dopo averci vissuto quasi sei anni, l'impatto non è stato dei più duri. A distanza di qualche mese mi sembra di capire che una cosa ha un impatto culturale e soprattutto sulla organizzazione della vita quotidiana, ed è l'occorrenza delle cinque preghiere - tre in particolare: quella di mezza giornata e le due del pomeriggio - dove tutto si ferma, i supermercati abbassano le saracinesche lasciandoti libero di girare all'interno ma non di andare alle casse o farti affettare del formaggio tanto per dirne due, perché non troveresti il personale addetto. E forse il traffico caotico ma a carattere torrenziale poiché tutti vanno in auto in assenza di una rete vera e propria di trasporto pubblico, e le strade sono molto simili a quelle americane, con tante corsie, sopraelevate e ponti stradali per l'attraversamento veloce dei nodi principali. O forse per le diverse entrate che trovi in ogni luogo, una per le donne e gli uomini single, e un'altra per le famiglie. Quest'ultima non la senti molto quando ti muovi continuamente con moglie e figli come faccio io, ma credo abbia un impatto maggiore se qui ci arrivi da solo. Quanto al clima non posso dire molto poiché sono arrivato in "inverno" e ora siamo ancora in primavera con temperature di poco al di sopra dei trenta gradi, ma l'estate vera e propria mi dicono ancora non essere arrivata, e quella sì fa la differenza...
Pianificare il trasferimento vi ha richiesto molto tempo? Vi siete affidati a qualche agenzia per l'organizzazione ed il disbrigo delle formalità burocratiche oppure avete fatto da soli?
Le pratiche per trasferimento sono sicuramente una delle cose più impegnative per chi viene a lavorare o a vivere qui; i documenti richiesti sono diversi e non sempre è facile ottenerli. Noi ci siamo affidati prima a un'agenzia di Dublino e poi a una inglese, ma in alcuni casi abbiamo dovuto anche fare da soli, per cui conviene prepararsi con un certo anticipo per non trovarsi poi a fare corse quando ci si trova in extremis. Faccio notare, anche se già molti lo sapranno, che l'Arabia Saudita non concede generalmente permessi turistici, per cui l'unica maniera di venirci è per lavoro o per ricongiungimento familiare.
Di cosa ti occupi attualmente?
In questo momento sono diviso tra un lavoro di ricerca e scrittura, di cui magari dirò meglio quando sarà ben sviluppato e il... lavoro di papà, altrettanto impegnativo perché mia figlia è ancora lattante e ha bisogno di molte cure, ventiquattr'ore al giorno.
È stato facile ottenere un permesso di lavoro? Potresti darci qualche informazione basata sulla tua esperienza?
Non è difficile avere un permesso di lavoro parlando in generale: è sufficiente avere un proponente, chiamato all'inglese "sponsor", che ti fa un'offerta da fuori e ti dà un contratto temporaneo di alcuni mesi, il cosiddetto "probation period". Se tutto va bene, finito il periodo di prova ti viene concesso l'"iqama", il permesso permanente che si presenta come una sorta di carta d'identità, che ti permette tra l'altro di lasciare il Paese per tornare dai tuoi o di possedere e guidare un'auto. I familiari vengono aggiunti al permesso del soggetto lavorante come "block visa" in un secondo momento, e acquistano il visto permanente solo dopo che il primo iqama è stato concesso.
Come giudichi il costo della vita a Jeddah?
Mi sembra abbastanza simile alla maggior parte dei Paesi europei per i generi di prima necessità, con la differenza sostanziale dei carburanti, che sono distribuiti a prezzi notoriamente bassissimi, alcuni cibi come il pesce e i frutti di mare di qualità alta e di cifre basse, e alcuni settori che incidono maggiormente all'interno dei nostri confini, come l'IVA e i parcheggi, per ricordarne due, sono pressoché assenti qui. Una bella differenza. Alcune cose mi sembra di vedere costano di più, come i prodotti per bambini o alcuni alimenti tipicamente italiani, come la pasta o il caffè, sono sensibilmente più cari. Tutto sommato direi che il costo è minore, considerato anche che Gedda rispetto a città come Riad è considerata meno cara.
Cosa vi piace fare nel tempo libero? Che opportunità di svago offre la città per le famiglie con bambini?
Nel tempo libero qui, e a Gedda in particolare, le differenze sono notevoli, e ancora una volta decide la adattabilità del soggetto alla diversa cultura, o ai diversi ritmi di vita. Se vuoi una realtà chiassosa e sfrenata come nei pub di Dublino nel tuo tempo libero, puoi lasciar perdere l'Arabia perché ti mancherebbero troppo le vecchie abitudini. Se invece ti piace praticare sport acquatici, girare per mercati locali e incontrare gente di ogni cultura e nazionalità, città come questa può fare al caso tuo. Il controvalore è che in genere, come qualcun altro ha già sottolineato in altre interviste, si vive nei compound, sorta di residence o villaggi-vacanze sorvegliati, abitati da gente di diversissima origine e dotati di ogni comodità ma pur sempre isolati dalla realtà circostante e soprattutto non abitati da locali. Ma l'atmosfera risulta sempre positiva e in condizioni climatiche particolari come quelle regionali, con un'estate praticamente lunga tutto l'anno, anche... piacevolmente sopportabile. È una novità recente la proposta di inserire il centro antico di Gedda nell'elenco delle località Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, e insieme a siti archeologici sauditi come Madain Salih e Al-Darayia, la città può offrire occasione per escursioni di interesse storico e culturale.
La sanità come funziona? Ci si può affidare alle strutture pubbliche in caso di necessità o consigli di rivolgersi al privato e stipulare un'assicurazione sanitaria?
Ti dirò, questo è un settore che ancora non conosco bene. Informandomi in proposito e chiedendo in giro ho appreso che il livello sanitario è ai livelli occidentali, ma mi manca un'esperienza sufficiente per poter essere più preciso. Mi sembra di capire che l'attenzione a cose di interesse generale come le vaccinazioni o le analisi cliniche siano date come acquisite, meno attenzione ho visto invece per cose come la raccolta differenziata, che mi pare sia assente o almeno non generalizzata come da noi. Quanto alle energie alternative ho scoperto che l'attenzione è molto maggiore di quello che ci si aspetterebbe da un Paese a base petrolifera per eccellenza come questo, ma questo è un altro discorso. Quanto all'assicurazione, conviene tenere sempre quella del Paese d'origine e magari affidarsi ai controlli periodici dal proprio medico in occasione dei non rari viaggi che si fanno in occasione delle ferie e delle festività.
Per quel che riguarda la sfera sociale, siete già riusciti a creare una rete di amicizie locali? Esistono circoli per gli espatriati?
Come dicevo prima, per quanto riguarda le amicizie i compound sono una naturale occasione di relazioni con gente di provenienza e vissuti personali diversissimi, e spesso sono una fonte di iniziative in proprio come concerti all'aperto o grandi grigliate organizzate con una certa frequenza. Ma trovo sia abbastanza facile comunicare con la gente locale, ovviamente se conosci lingue come l'inglese, e spesso come mi è capitato in Irlanda sono loro ad offrire aiuto o supporto di ogni tipo quando notano lo straniero aggirarsi in città. Oggi un commerciante locale di un mercato per esempio si è offerto spontaneamente di guidarmi in giro per negozi per aiutarmi a cercare un accessorio per il mio cellulare, e senza averglielo richiesto - e non è la prima volta che accade - si è messo finanche a trattare sul prezzo con il collega che non parlava che in arabo...Per i circoli non saprei dirti, se non richiamarti ancora una volta a quanto detto per i compound, che in un certo senso sono un po' "collettori di espatriati" (anche se per qualche motivo non ho ancora incontrato un solo italiano finora, ma in compenso ho stretto conoscenza già con un paio di locali).
A fronte della tua esperienza, c'è qualcosa che è assolutamente necessario fare prima della partenza (ad esempio stipulare un'assicurazione sanitaria privata) oppure portare con sè dall'Europa?
Per l'assicurazione privata non saprei; come dicevo prima conviene tenere quella che si ha se non ci si trasferisce su base definitiva. Come qualcuno ha già, e giustamente, ricordato direi di non dimenticarsi di mettere nel bagaglio personale la propria moka e il caffè italiano, che qui sono quasi del tutto sconosciuti, e magari il proprio pesto preferito, perché sarebbe anche difficile poi farseli spedire da fuori.