Da dove vieni e quali sono i motivi del tuo espatrio?
Mi chiamo Lesly, ho 33 anni, sono nata in Italia da mamma italiana e papà cileno. Nata e cresciuta a Genova, ho vissuto a Milano e a Lugano. Sempre aperta a spostarmi, ho sempre desiderato fare un esperienza all'estero. Nel 2019 si è concretizzato il desiderio, quando a mio marito hanno proposto il trasferimento ad Abu Dhabi. Da una parte è stato facile perché avendo bimbi piccoli mi trovavo già in una situazione dove non lavoravo. Inoltre a Genova, nella nostra città, non avevo parenti stretti da cui separarmi.
In periodo di coronavirus, che formalità hai dovuto espletare in uscita dall'Italia ed in entrata negli Emirati Arabi?
Non è stato per nulla facile, a dire il vero siamo partiti senza sicurezze. Quando siamo partiti, in Italia erano vietati i viaggi turistici per l'estero e per entrare negli Emirati invece erano bloccati i working visa (ovvero i permessi per lavorare). Ci siamo messi in viaggio con un bambino di poco più di 2 anni e una bimba di 7 mesi, con un biglietto solo andata.
Le compagnie aeree chiedono un tampone effettuato nelle 72 ore precedenti la partenza; suggerisco di contare bene le ore prima di effettuare la prenotazione del biglietto, a noi è capitato di doverlo posticipare di 24h poiché l'ente che effettua i tamponi non garantiva l'esito del tampone entro i limiti di tempo che avevamo calcolato.
Che impatto ha avuto la pandemia sull'organizzazione del trasloco?
Forse, se fossimo stati solo io e mio marito, l'avremmo presa come un'avventura ma sotto pandemia, con due bambini, l'impatto è stato piuttosto importante. Avremmo dovuto fare un viaggio nel corso del 2020 per individuare il quartiere e l'asilo ma non è stato possibile. Abbiamo scelto di fare scalo e quarantena a Dubai perché in questo modo abbiamo evitato di farla ad Abu Dhabi e di indossare il braccialetto elettronico. Dopo quattordici giorni e un tampone drive-in (obbligatorio per chiunque voglia andare ad Abu Dhabi) siamo arrivati qui senza sapere dove saremmo andati a vivere e in quale asilo iscrivere Federico.
E' stato difficile organizzare il trasferimento del tuo cane? Che documenti hai dovuto presentare alla compagnia aerea per il suo viaggio?
Il viaggio del cane, che è arrivato il 9 febbraio, è stato calcolato in base a precedenti esperienze vissute da colleghi di mio marito. Ad Abu Dhabi praticamente nessun albergo con prezzi sostenibili accetta cani e per noi sarebbe stato un grande problema. Ci siamo dunque affidati ad un'agenzia che effettua solo voli di animali domestici perché negli Emirati, per trasportare un cane, è necessario effettuare un permesso d'importazione e, se viene a mancare qualche documento, qui non hanno le stesse accortezze europee.
Ci dai delle dritte per aiutare altri genitori che devono affrontare un lungo viaggio aereo con bambini?
Per noi è stata la prima volta. Per quanto si possa provare ad organizzare tutto alla perfezione, con i bambini piccoli c'è sempre qualcosa che va in modo diverso. Abbiamo viaggiato con Emirates che ci ha fornito una culla per la piccola (da richiedere in anticipo, non ne hanno molte a disposizione) e posti a sedere con nessuno davanti, in prossimità delle uscite d'emergenza. Inoltre in aeroporto per chi ha bambini c'è un gate dedicato e sono ammessi liquidi superiori ai 100ml per gli alimenti a loro destinati.
Tu e tuo marito, come si siete mossi per trovare una casa adatta alla vostra famiglia ad Abu Dhabi?
All'inizio pensavamo ad una villetta o un terracielo perché il nostro cane è abituato a spazi aperti, ma durante la ricerca ci siamo resi conto che non corrispondevano a quello di cui avevamo necessità... ovvero una comunità per me e i bambini, una casa accogliente e pulita e dello spazio per far passeggiare il cane. Alla fine abbiamo optato per questa soluzione. Consiglio a chiunque abbia in progetto di trasferirsi qui di vedere con i propri occhi il quartiere e la zona. Il centro è troppo caotico, non adatto a famiglie occidentali. I posti sul mare sono i più ambiti, dove è possibile trovare molti expat. Le villette fuori dalle community sono abitate principalmente da locali e si rischia di vivere emarginati.
Cosa ci puoi dire sul costo della vita ad Abu Dhabi?
A primo impatto il costo della vita equivale a quello italiano. Ci sono beni che costano circa il 20% in meno, e altri, principalmente importazioni o servizi, che alzano la spesa.
Partendo dall'ovvio, la benzina costa circa la metà.
Per quanto riguarda la casa, abbiamo optato per una soluzione in una community che offre molti servizi, si trovano altri expat ed è tutto ben tenuto e ammettono cani. Un appartamento duplex, ovvero a 2 piani, con 3 camere, piscina E palestra condominiale, accesso alla spiaggia privata, costa all'incirca 150.000 AED; al di fuori dei compound, con la stessa cifra, puoi prendere un'intera villa con piscina privata.
Asilo: abbiamo iscritto nostro figlio in un asilo internazionale con un metodo d'insegnamento particolare, quindi un po' più caro rispetto alla media, e ci costa circa 3.500 AED al mese (non proprio economico).
Il costo per un abbonamento post pay per il telefono è di 300 AED al mese, con minuti che prevedono anche chiamate internazionali.
Ho l'impressione che la cosa a cui si dovrà fare più attenzione qui ad Abu Dhabi sia la spesa; i prodotti d'importazione a cui siamo abituati costano parecchio, come il parmigiano reggiano, la pasta (dai 12 ai 20 AED), i formaggi in genere. La carne, ovviamente tutta d'importazione, la si trova abbastanza a buon mercato, principalmente da Nuova Zelanda e Brasile (40aed per 1/2 kg di macinato magro). Gli alcolici vengono venduti solo in negozi dedicati e all'interno degli hotel internazionali.
Le tue prime impressioni su Abu Dhabi
È sicuramente una città dove si percepisce il benessere, sono molto organizzati in tutto. E' una città in larga scala, come tutto ciò che si trova qui. Credo che ci troveremo tutto sommato bene. Una realtà invece che fa pensare riguarda la mano d'opera a basso costo, il rovescio della medaglia: intere nazionalità etichettate per determinati mestieri, trattate con pochi diritti e pagate pochissimo, a quanto pare in base al costo della vita nel proprio paese.
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