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La storia in generale è profondamente segnata dalla convinzione che razze diverse possiedano caratteristiche, abilità e qualità distinte, che le classificano come inferiori o superiori le une rispetto alle altre. Due espatriati, che hanno vissuto il razzismo sulla loro pelle, ci parlano della loro esperienza.
Nel tuo Paese, come all'estero, potresti essere vittima di pregiudizi, di forme di discriminazione o di antagonismo da parte della comunità o delle istituzioni locali. Questo fenomeno si presenta, con più frequenza, se appartieni a un determinato gruppo razziale o etnico, generalmente minoritario o emarginato.
Negli Stati Uniti, secondo un sondaggio condotto dal Pew Research Center nel 2019, la popolazione ritiene che la qualità delle relazioni interraziali sia gravemente compromessa. Sei americani su dieci (58%) la giudica pessima. In pochi credono che la situazione migliorerà. Circa il 56% degli intervistati sostiene che il presidente uscente abbia contribuito a questo stato di cose; il 15% afferma il contrario mentre il 13% crede che abbia provato ad apportare modifiche positive, ma senza risultati.
Secondo Spivak, un'espatriata negli Stati Uniti, le persone che subiscono atti di razzismo sono principalmente quelle che provengono da Paesi meno sviluppati, del "Terzo Mondo". Spiega che è impossibile per questi cittadini esprimersi a causa di divisioni di genere, classe, casta, religione ecc... A suo parere, queste barriere impediscono di trovare spazi dove poter essere ascoltati e meglio rappresentati.
Espatriati di colore vittime di soprusi: testimonianze
Isaias de Jesus, originario del Brasile, è un espatriato di colore che vive in Spagna. Racconta la sua esperienza. "Quando sono arrivato in Europa, mi sono reso conto che ci sono molte persone che si trovano in una situazione peggiore della mia, soprattutto quelle che vengono dall'Africa. Il razzismo è un problema che non parte dai singoli individui ma è piuttosto una piaga che coinvolge la società intera".
Secondo un rapporto sul razzismo pubblicato lo scorso anno dal governo spagnolo, il 51,8% degli intervistati ha ammesso di essere stato vittima di discriminazione sotto forma di: trattamento dispregiativo, insulti, abusi verbali, discriminazione sul lavoro o durante la ricerca di un alloggio, emarginazione o esclusione dalla società. Lo studio ha inoltre analizzato la discriminazione subita da determinati gruppi raziali in ambito sanitario, educativo, lavorativo e immobiliare. Da segnalare che l'81,8% delle persone che ha affermato di aver subito episodi di razzismo in Spagna non ha mai denunciato i soprusi.
Isaias ammette di sentirsi inadeguato di fronte a questa situazione, perché prima di espatriare non si era mai reso conto che il razzismo avesse diverse sfaccettature. "Dopo il trasferimento, sono stato costretto a dare spiegazioni su chi ero e da dove venivo. In seguito, scavando dentro di me, ho capito che anche a casa avevo difficoltà ad accettare la mia identità di uomo di colore in Brasile. Ricordo che a scuola dicevo sempre di non essere nero e sapevo di non essere bianco. Dopo aver lasciato il Brasile, ho capito che il razzismo è un fenomeno direttamente collegato al potere economico".
Vivere e affrontare il razzismo come espatriato
Georgina Santos da Silva è un'espatriata brasiliana che vive a Madrid. Ci fa sapere che ci tiene molto a rivendicare la sua identità di donna latina nera. Dopo una precedente esperienza negli Stati Uniti, si è trasferita in Spagna per avvicinarsi a una cultura più simile a quella dell'America Latina, e imparare un'altra lingua.
Secondo un sondaggio dell'HSBC Expat Explorer 2019, la Spagna è al quarto posto tra i Paesi migliori dove vivere e lavorare.
Purtroppo Georgina ha presto scoperto che esistono diversi pregiudizi legati alle donne latine e brasiliane.
“Il problema principale è che spesso siamo viste come oggetti sessuali, e questo ci impedisce di avere relazioni sane al di fuori del Brasile. L'altro pregiudizio è che veniamo qui per sposarci e ottenere il permesso di soggiorno". Temendo il giudizio della gente, Georgina all'inizio preferiva non rivelare il suo Paese di provenienza. "Dato che ho origini africane, e parlo correntemente l'inglese, posso facilmente passare per un'americana, ma quando le persone scoprono che sono brasiliana, mi guardano con occhi diversi".
Gli espatriati di colore sentono il peso di vivere in Paesi a "maggioranza bianca" a causa di molti fattori. Isaias non ama particolarmente l'Europa, ma riconosce che la situazione è peggiore nel suo Paese. “Sono qui perché la vita è dura in Brasile, e non parlo solo di razzismo. E' un Paese affaticato, arretrato. Forse in futuro le cose andranno meglio ma per ora non è così. Quanto al razzismo, ci si incolla addosso come una seconda pelle. In Brasile, che tu sia bianco o nero, vieni sempre giudicato in base al ceto di appartenenza".
A suo dire, la società brasiliana è profondamente contraddittoria.”Se per certi versi crea fratture tra le persone, per altri le unisce e le mette tutte sullo stesso piano, vedi il calcio, il carnevale, la religione”.
Ci sono posti meno razzisti?
Sebbene la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (ICERD) si impegni per la causa, Isaias insiste sul fatto che il razzismo è ovunque. “Gli africani perdono la vita alla ricerca di un futuro migliore, i brasiliani emigrano negli Stati Uniti e nei Paesi europei. Sfortunatamente, il razzismo è onnipresente e frena la crescita e la prosperità di molte nazioni. Sia parlando con altri espatriati, sia per esperienza personale, posso affermare che il benessere sociale va di pari passo con il benessere economico. Tutto funziona meravigliosamente quando la popolazione, nel suo insieme, vive bene".
La gestione dell'immigrazione è una questione che interessa diversi Stati europei. Vedasi le recenti elezioni presidenziali in Francia dove il tema degli immigrati è stato uno dei punti cruciali della campagna di Marine Le Pen ed Emmanuel Macron. Per Isaias, il razzismo e la xenofobia fanno intrinsecamente parte di una società colonizzatrice. “Coloro che detengono ricchezza e potere non vogliono che i poveri, in arrivo da altri Paesi, traggano beneficio dalla loro ricchezza. Ma a chi appartiene davvero questa ricchezza? Come è stata conquistata? In futuro questa visione univoca delle cose potrebbe cambiare, ma ci vorrà ancora del tempo".