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Primo appuntamento all'estero: chi paga il conto?

couple paying the bill at restaurant
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Scritto daAsaël Häzaqil 20 Settembre 2022

"Chi paga il conto ?" Per alcuni, questa domanda rovina la magia del momento. Per altri, invece, risolve una questione spinosa. Non c'è dubbio che il totale vada saldato prima di lasciare il ristorante. Quali sono i diversi approcci nei vari Paesi? Si divide, uno dei due offre o meglio fare alla "romana"?

Chi paga al ristorante?

In generale, nella cultura occidentale, la persona che invita, paga il conto. In tanti Paesi del mondo, la tradizione vuole che sia l'uomo a pagare, soprattutto al primo appuntamento. Una tradizione e un'eredità culturale che è maggiormente diffusa nei Paesi conservatori, ma anche in Francia e negli Stati Uniti dove la regola implicita che sia l'uomo a pagare (soprattutto al primo appuntamento) è ancora diffusa. 

La questione di dividere o meno il conto è meno banale di quanto sembri. Alla base c'è quello che le femministe chiamano "sessismo benevolo". L'uomo agisce e la donna aspetta. Concependo la relazione in questo modo, è evidente che non si paghi alla romana. In Polonia e in molte altre altre nazoni europee ci si aspetta che siano gli uomini a pagare. Anche i camerieri tendono a dirigersi naturalmente verso gli uomini, come se fosse implicito che saranno loro a saldare il conto.

Meglio non generalizzare o farne una questione legata ai paesi o ai generi. E' più un fatto generazionale. I giovani di oggi sono meno disposti a replicare i modelli comportamentali dei loro genitori. Le varie crisi economiche e i movimenti globali come #MeToo li hanno portati a mettere in discussione il rapporto con sé stessi e con gli altri. Dividere il conto è diventata una questione sociale.

Primo appuntamento: un ritorno al passato?

L'anno scorso, uno studio americano condotto poco prima di San Valentino ha rivelato che oltre l'80% degli uomini ritiene di dover pagare il conto al primo appuntamento. Oltre il 70% delle donne la pensa come loro. Uno studio simile, effettuato in Gran Bretagna, ha evidenziato che una donna su quattro si aspetta che sia l'uomo a pagare al primo appuntamento. Ciò che preoccupa i ricercatori è che la maggior parte delle donne favorevoli a questa pratica ha un'età compresa tra i 25 e i 35 anni. Si tratta forse di un passo indietro?

Secondo le intervistate, ricevere un regalo al primo appuntamento, le fa sentire desiderate. Gli uomini lo vedono più che altro come un dovere da assolvere (su esempio dei padri/nonni), un gesto di cavalleria, di romanticismo, ecc...

Altri studi rivelano tre tipi di comportamenti tra le donne: quello di rifiutarsi di pagare (gli uomini devono pagare, è una questione di principio); quello di insistere nel pagare perchè non vogliono sentirsi inferiori agli uomini; e quello di essere pragmatiche. Quest'ultimo comportamento non vede il denaro come uno strumento di seduzione o un segno di potere. In Corea del Sud, per esempio, gli uomini generalmente pagano al primo appuntamento, le donne al secondo, e seguono alterandosi (ovvio che poi dipende dalla singola coppia).

Cosa implica dividere il conto

Mancanza di romanticismo o addirittura di rispetto, freddezza, avarizia, atteggiamento calcolatore... Dividere il conto non è ben visto dappertutto. Alcune donne preferiscono il modo tradizionale di fare le cose. È responsabilità dell'uomo pagare (soprattutto al primo appuntamento). Le donne che difendono questa usanza lo fanno perchè la considerano come un atto di romanticismo. Chiedere loro di pagare sarebbe una mancanza di rispetto. Dal canto loro, alcuni uomini ritengono che dividere il conto sia scortese e un insulto alla loro mascolinità.

In fase di conoscenza, uomini e donne si attengono più alla tradizione. L'uomo paga il conto più spesso rispetto alla donna. Una volta sposati, o quando la relazione si fa più seria, i confini sono più sfumati. In Vietnam, ad esempio, quando la coppia è sposata, divide il conto senza problemi. Ma quando sono ancora in fase di conoscenza, è l'uomo a pagare. E' importante comunque tenere presente che non si tratta di regole fisse.

La morte lenta del galateo?

In Giappone, i ragazzi rifiutano di essere ingabbiati in un ruolo. Il famoso "chi paga?" per loro rimanda a un modello patriarcale che non condividono. "Perché dovrebbe essere l'uomo a pagare?", gridano a gran voce questi giovani colpiti dalla crisi economica che serpeggia dopo lo scoppio della bolla finanziaria. Non hanno soldi e dividono il conto.

Altri incoraggiano addirittura le compagne a "fare meglio di loro". Contrariamente alla visione tradizionale, non associano il denaro alla virilità. "I soldi sono soldi, e se la mia ragazza guadagna di più, tanto meglio", dice un giovane impiegato giapponese. E' in coppia da quattro anni e non gli interessa fare carriera, sarebbe felice di restare a casa e prendersi cura dei figli. Questi giovani giapponesi vogliono una pausa. Farsi pagare la cena al ristorante non li fa sentire meno uomini. Un modo di pensare che si sta diffondendo un po' dappertutto. In Francia, la maggior parte degli uomini sotto i 30 anni trova normale che sia la donna a saldare il conto.

Le donne rivendicano il potere di pagare

Nel 2016, Marlène Schiappa, allora Ministro in Francia, ha firmato un documento pubblico che prevede che donne paghino al ristorante e altrove. Per lei, la tradizione dell'uomo che paga è una dominazione implicita. La cultura di pagare il conto rimanda a un sistema patriarcale. Queste regole non scritte non sono sempre viste di buon grado. Alcuni uomini pagano per "dovere". Alcune donne accettano passivamente "perchè cos' è sempre stato". Se questi sono i presupposti, c'è da chiedersi come sia possibile gustarsi il pasto. 

Quando una donna paga, rivendica una sorta di libertà. Nell'immaginario della cultura francese, la cavalleria prevede che sia l'uomo a pagare. Il documento firmato dall'ex Ministra vuole riportare una sorta di equilibrio. Pagare non dovrebbe essere una dimostrazione di superiorità, ma un gesto per far piacere all'altro e che non deve essere riservato esclusivamente agli uomini.

Vita quotidiana
A proposito di

Ho una laurea magistrale in Giurisprudenza - Scienze Politiche e un diploma del Japanese Language Proficiency Test (JLPT) N2. Ho lavorato come addetta alla comunicazione. Ho oltre 10 anni di esperienza come web copywriter.

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