Il Medio Oriente è sull'orlo di una crisi migratoria?

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Scritto da Asaël Häzaq il 24 ottobre, 2024
A prima vista, la situazione in Medio Oriente, in particolare negli Emirati Arabi Uniti e in Qatar, sembra stabile e tutt'altro che critica. Descriverla come crisi, come fanno i media internazionali, potrebbe sembrare addirittura eccessivo. Dubai continua ad attrarre espatriati da tutto il mondo. Un esame più attento delle tendenze demografiche, però, indica un cambiamento sottile, ma significativo. Approfondiamo la questione.

Espatriati che lasciano il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti

Il fascino di Dubai è leggermente diminuito, dopo aver attirato l'attenzione generale nei primi mesi della pandemia per aver continuato a funzionare normalmente mentre le altre città erano in lockdown. Gli influencer ne esaltano le virtù e gli investitori e gli imprenditori beneficiano del suo ambiente fiscale favorevole. Dopo aver registrato un calo dell'8,4% della popolazione straniera nel 2020, Dubai si è ripresa velocemente. Con la riapertura delle frontiere nello stesso anno, la popolazione espatriata è aumentata di 100.000 unità (tra la fine del 2020 e aprile del 2022). La città ha recentemente superato la soglia dei 3,5 milioni di abitanti ed è pronta a raggiungere i 5,8 milioni entro il 2040.

Nonostante queste statistiche positive, la crescita esplosiva della popolazione, registrata nel 2018, si è ridotta. La popolazione di Dubai continua a crescere, ma a un ritmo più lento. Dal 2012 al 2018, l'aumento è stato di +700.000 residenti, prevalentemente espatriati. Dal 2018, la crescita è stata più modesta: +300.000 persone, per lo più stranieri. La crisi immobiliare si è fatta sentire. Alcuni espatriati hanno nostalgia dei “vecchi tempi”, quando i loro stipendi valevano di più. Oggi, con l'aumento del costo della vita, Dubai è l'emblema del lusso e, agli occhi di una cerchia di espatriati, sta perdendo un po' del suo fascino.

La qatarizzazione del lavoro sta allontanando gli espatriati?

Anche l'espansione demografica del Qatar sta rallentando. Dal 2012 al 2018, la popolazione è passata da 1,9 milioni a 2,8 milioni. Tuttavia, nei sei anni successivi c'è stato un netto rallentamento, con un aumento di soli 200.000 abitanti. Questa decelerazione in Qatar, come a Dubai, è stata in parte innescata dalla crisi sanitaria, anche se le frontiere sono state riaperte in tempi relativamente brevi in entrambe le zone.

Gli analisti pensano che la riduzione del ritmo di crescita della popolazione del Qatar possa essere in parte attribuita alla qatarizzazione del lavoro. Analogamente al Kuwait, all'Arabia Saudita, all'Oman, al Bahrein e agli Emirati Arabi Uniti, anche il Qatar sta promuovendo la nazionalizzazione dei posti di lavoro. Questa politica, una componente chiave della strategia socio-economica dello Stato, è pensata per favorire l'occupazione locale rispetto alla manodopera straniera. Il Kuwait è stato particolarmente aggressivo in questo senso e il Qatar sta compiendo passi simili, come dimostra il riconoscimento conferito alla Qatar Islamic Bank il 7 settembre. Durante una cerimonia organizzata dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) incentrata sull'occupazione, il Ministero del Lavoro del Qatar ha conferito alla banca un riconoscimento per i suoi sforzi nella nazionalizzazione dei posti di lavoro.

Una nuova legge per promuovere la nazionalizzazione dei posti di lavoro

Il 10 settembre, il Qatar ha emanato una nuova legge per accelerare la nazionalizzazione dei posti di lavoro nel settore privato. Questa legge impone ai datori di lavoro di favorire i professionisti locali. La legge estende la priorità non solo ai cittadini del Qatar, ma anche ai figli di donne qatariote sposate con stranieri che non sono considerati cittadini del Qatar. Il governo ha promosso in modo massiccio la piattaforma “Ouqoul”, che favorisce le assunzioni locali. Questi nuovi provvedimenti interesseranno il settore pubblico e quello privato, nonché le organizzazioni private senza scopo di lucro, ad eccezione delle aziende private del settore petrolifero e petrolchimico.

La legge offre anche incentivi finanziari alle aziende che partecipano attivamente al processo di qatarizzazione, con benefici che si estendono ai dipendenti qatarioti. Ulteriori dettagli, tra cui un nuovo elenco di posti di lavoro riservati specificamente ai locali, dovrebbero essere comunicati a breve. Per gli espatriati, il messaggio è chiaro: il mercato del lavoro del Qatar sta diventando sempre più esclusivo. Attualmente, solo il settore petrolifero non è stato toccato. Gli espatriati più colpiti dalla privatizzazione del lavoro sono quelli meno specializzati, che si confrontano con la carenza di posti di lavoro e con l'aumento del costo della vita. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), si prevede che la popolazione del Qatar si ridurrà da 3 milioni a 2,5 milioni entro il 2027.

La graduale trasformazione di Dubai

I lavoratori stranieri a Dubai sostengono in modo importante sia l'economia degli Emirati Arabi Uniti che quella dell'intero Medio Oriente, con un contributo stimato di 115 miliardi di dollari. Gli Emirati Arabi Uniti hanno attuato una politica di nazionalizzazione dei posti di lavoro, ma è meno severa di quella del Qatar, dato che lo Stato continua a far leva sulla sua solida reputazione per attrarre talenti su scala mondiale. Come città ammiraglia del Medio Oriente, Dubai si trova ora ad affrontare una sfida importante: una popolazione in crescita e un mercato immobiliare accessibile solo ai super ricchi. Negli ultimi quattro anni, sono confluiti in città circa 400.000 stranieri, attratti dalle promettenti opportunità di lavoro e di carriera, dagli elevati standard di vita, dagli stipendi competitivi, dal fiorente mercato delle criptovalute e dalle favorevoli politiche fiscali.

Il settore immobiliare raggiunge cifre da capogiro

A Dubai, la città più popolare degli Emirati Arabi Uniti, i prezzi continuano ad aumentare: gli affitti sono cresciuti in media del 20% nel 2024 e i costi delle ville sono saliti dell'86% dal 2021. Gli analisti dicono che, nel corso del tempo, la città si è trasformata: la crescita del suo prestigio ne ha impattato la demografia. Alcuni la paragonano addirittura a Monaco, definendola una “destinazione per ricchi”, dove tanti espatriati iniziano a sentirsi fuori posto e si spostano in altre città emiratine che offrono un costo della vita più accessibile.

L'afflusso di espatriati ha fatto lievitare i costi in generale - case, assicurazioni, scuole - allargando il divario economico tra gli stranieri più ricchi e gli altri. I quartieri più belli sono abitati quasi esclusivamente da residenti locali e da persone facoltose. Gli espatriati che hanno approfittato del calo dei prezzi, durante la pandemia, per investire nel settore immobiliare, si ritrovano ora indebitati. Quelli che si posizionano ai livelli più bassi dello spettro economico stanno lasciando Dubai per trasferirsi in emirati come Sharjah, che non ha risentito dell'aumento del costo della vita. Molti stranieri con reddito medio, che guadagnano bene, ma non possono permettersi lo stile di vita di Dubai, si stanno trasferendo in periferia o nelle città vicine.

Espatriati e mercato immobiliare di Dubai: le infrastrutture riusciranno a tenere il passo?

Da un lato, il settore finanziario di Dubai è in piena espansione. In soli cinque anni, la forza lavoro del Dubai International Financial Center è aumentata del 70% e il tasso di occupazione degli uffici supera il 91%. Tuttavia, l'afflusso di stranieri ha creato forti tensioni, soprattutto nel settore dell'istruzione. Escluse dalle scuole pubbliche, le famiglie di espatriati si devono appoggiare a istituti privati sovraffollati e costosi. Con circa 220 scuole disponibili e liste d'attesa in crescita, la domanda supera di gran lunga l'offerta. Si prevede l'apertura di circa 15 nuovi istituti nei prossimi tre anni, perché le aziende riconoscono la necessità di investire in strutture educative per trattenere i lavoratori stranieri.

Le autorità di Dubai sono consapevoli delle problematiche che accompagnano l'aumento della popolazione residente, soprattutto per quanto riguarda i trasporti pubblici. Le strade sono spesso congestionate e le opzioni di trasporto pubblico sono limitate. Lo Stato ha stanziato investimenti consistenti: 5 miliardi di dollari per ampliare la rete metropolitana e 8,2 miliardi di dollari per migliorare le condizioni delle strade, oltre a ristrutturare le infrastrutture danneggiate dalle forti piogge di aprile. Nonostante queste sfide, il governo di Dubai rimane ottimista sui benefici dell'immigrazione, auspicando di attirare più investitori, immigrati qualificati e imprenditori. La città aspira a classificarsi come terza città globale in termini di qualità della vita entro il 2040.

A proposito di Asaël Häzaq

Mikki è un'espatriata che vive in Giappone. Scrive contenuti per Expat.com ed è una blogger appassionata di lifestyle e cultura pop.