Restrizioni sul matrimonio e per risposarsi all'estero
Prendiamo come primo esempio l'Arabia Saudita. Quando si parla di matrimonio, il Paese ha regole particolarmente rigide, principalmente nel caso di una donna saudita che sposa un uomo straniero.
Per sposare uno straniero, una donna saudita deve avere almeno 25 anni e non più di 50. La legge impone anche restrizioni sulla differenza di età tra i futuri sposi e richiede l'approvazione del padre o di un membro anziano della famiglia.
In alcuni casi, anche un uomo saudita che desidera sposare una donna non saudita necessita di un'approvazione speciale da parte del governo.
Esistono restrizioni anche per gli uomini che desiderano sposare donne straniere. Sempre in Arabia Saudita, è stata introdotta di recente una legge che vieta i matrimoni tra uomini sauditi e donne provenienti da Pakistan, Bangladesh, Ciad e Myanmar. Inoltre, un uomo saudita che intenda sposare una donna straniera deve prima presentare una domanda al governo e ottenere il consenso ufficiale.
Gli Emirati Arabi Uniti, generalmente considerati una destinazione favorevole agli espatriati, hanno una comunità molto eterogenea e applicano norme diverse in materia di matrimonio. I musulmani devono seguire la Sharia, mentre i non musulmani possono sposarsi seguendo le leggi dei loro Paesi. Le cose si complicano quando uno dei due partner è musulmano e l'altro no. Per esempio, se una donna musulmana vuole sposare un uomo non musulmano, quest'ultimo deve convertirsi all'Islam. Inoltre, il matrimonio di una donna musulmana può essere ulteriormente complicato dall'esistenza dell'"iddah", il periodo di attesa di tre mesi prima che una donna possa risposarsi.
L'Egitto è un'altra nazione in cui la legge islamica gioca un ruolo fondamentale nella regolamentazione del matrimonio e del divorzio. Le donne musulmane non possono sposare uomini non musulmani, a meno che questi ultimi non si convertano all'Islam, e devono rispettare un periodo di attesa prima di potersi risposare.
La Turchia ha un sistema di matrimonio civile relativamente semplice, ma le donne musulmane possono incorrere in una serie di ostacoli se desiderano sposare un uomo straniero non musulmano. I matrimoni civili in Turchia sono legalmente vincolanti, ma in alcune regioni potrebbero esserci pressioni tradizionali e religiose. Risposarsi dopo un divorzio è relativamente semplice, a patto che il divorzio sia stato formalizzato legalmente in Turchia.
In Malesia, le leggi sul matrimonio variano per musulmani e non musulmani. I cittadini musulmani devono sposarsi secondo la Sharia, il che significa che se uno dei due partner non è musulmano, deve convertirsi all'Islam per potersi sposare. I non musulmani, invece, seguono le leggi civili. Gli espatriati che intendono sposare un cittadino locale potrebbero dover affrontare molte pratiche burocratiche.
Le leggi sul matrimonio in India variano a seconda della religione, il che può rendere le cose complicate per gli espatriati. L'Hindu Marriage Act regola i matrimoni indù, mentre lo Special Marriage Act riguarda i matrimoni interculturali o interreligiosi. Per gli stranieri che intendono sposarsi in India, lo Special Marriage Act è l'opzione più adatta. Una restrizione da considerare è che un uomo deve aspettare 90 giorni dalla richiesta di divorzio prima di potersi risposare. Inoltre, se il matrimonio viene annullato, la procedura per risposarsi può essere complicata, con un periodo di attesa più lungo.
Un altro Paese dove le leggi per sposarsi e risposarsi sono rigide è rappresentato dalle Filippine, che considerano il divorzio illegale. L'unica eccezione prevista è per i filippini musulmani.
A maggio 2024, tuttavia, la Camera dei Rappresentanti delle Filippine ha approvato l'Absolute Divorce Act (Legge sul Divorzio Assoluto), una proposta che mira a cambiare la posizione legale del Paese sul divorzio. Se approvata, la legge consentirà alle coppie di chiedere il divorzio dopo aver vissuto separate per almeno cinque anni o se sono separate legalmente da più di due anni.
La situazione attuale presenta notevoli ostacoli per gli espatriati che vogliono sposare cittadini filippini. L'unica opzione legale per porre fine a un matrimonio nelle Filippine è l'annullamento, un processo lungo, complicato e costoso. Questo rende complicato anche risposarsi. Sebbene gli espatriati possano ottenere il divorzio rapidamente, per il loro partner filippino il matrimonio precedente rimarrà legalmente vincolante a meno che non ottengano l'annullamento o richiedano il riconoscimento del divorzio all'estero.
In Indonesia, il diritto matrimoniale è fortemente influenzato dalla religione. Di conseguenza, il matrimonio interreligioso è complesso, poiché nella maggior parte dei casi ci si aspetta che il partner straniero si converta. Inoltre, le donne devono aspettare tre mesi dopo il divorzio prima di potersi risposare, come previsto dalla legge islamica.
Le leggi giapponesi sul matrimonio sono più clementi nei confronti degli espatriati, ma esistono ancora restrizioni sul risposarsi. Le donne, ad esempio, devono aspettare sei mesi dopo il divorzio. Questa legge esiste per evitare dubbi sulla paternità di eventuali figli nati subito dopo il matrimonio.
In Thailandia, i matrimoni tra uomini stranieri e donne thailandesi sono popolari. Gli stranieri non hanno restrizioni per sposare cittadine thailandesi, ma le donne devono aspettare 310 giorni dopo il divorzio per risposarsi.
In Israele, il matrimonio è regolato dalle autorità religiose, il che significa che non è possibile celebrare matrimoni interreligiosi all'interno del Paese. Le coppie devono viaggiare all'estero per sposarsi legalmente; i matrimoni interreligiosi celebrati all'estero sono riconosciuti in Israele. Risposarsi, soprattutto in caso di divorzio ebraico, può essere complesso e richiede il rilascio del "get", un documento di divorzio religioso.
Leggi sul matrimonio per la comunità LGBTQ all'estero
Per gli espatriati in una relazione omosessuale, le leggi sul matrimonio e sul risposarsi all'estero possono rappresentare un'ulteriore sfida. La situazione può essere particolarmente complessa nelle destinazioni che non riconoscono le unioni LGBTQ+. Molti Paesi del Medio Oriente, dell'Africa e dell'Asia hanno leggi severe che vietano le unioni tra persone dello stesso sesso. Alcuni non vietano le relazioni in sé, ma non forniscono alcun riconoscimento o protezione legale alle coppie LGBTQ+. Questo crea una zona grigia dal punto di vista normativo, che può influenzare ogni piccolo aspetto della vita all'estero.
In Israele, ad esempio, i matrimoni tra persone dello stesso sesso legalizzati all'estero sono riconosciuti, ma non vengono celebrati nel Paese. In Giappone la situazione è simile. Nel 2021, i tribunali giapponesi hanno dichiarato incostituzionale il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma non sono stati fatti ulteriori passi in questa direzione. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso rimane quindi illegale in Giappone, anche se alcuni comuni e prefetture rilasciano certificati di unione.
Sposarsi e risposarsi all'estero può essere complicato. Perciò, è essenziale fare le dovute ricerche prima di espatriare. Internet può essere un valido supporto, ma per informazioni aggiornate e dettagliate è consigliabile rivolgersi al consolato del Paese di destinazione.