Expat.com incontra Stefano, un espatriato italiano che vive con la famiglia a Valencia. Parliamo della sua routine tra lavoro da remoto e gestione dei figli durante l'isolamento.
Da quanto tempo vivete in Spagna e in che città vi trovate?
Viviamo a Valencia da ormai 2 anni.
Come siete venuti a conoscenza dell'emergenza sanitaria legata al diffondersi del coronavirus? E come avete reagito alla notizia?
Abbiamo seguito con attenzione l'emergenza coronavirus fin dai suoi primi sviluppi in Cina.
Successivamente, dovendo rientrare per lavoro in Italia un paio di volte al mese, ho iniziato a seguire gli sviluppi in Spagna ed in Italia in modo da capire se dover seguire particolari procedure/precauzioni nei miei vari viaggi, fino ad arrivare al punto dove decidere di non muovermi più da Valencia visto le difficoltà che iniziavo ad incontrare.
Da quel momento, credo che come chiunque, l'unica notizia che ricorreva nei telegiornali, in casa, con amici e parenti è stata questa…ed ancora più o meno purtroppo segue così.
Che misure ha adottato la città di Valencia per contenere i contagi e mettere in sicurezza la cittadinanza? Avete l'obbligo di restare dentro casa?
Valencia è una città dove il senso civico è molto forte, nonostante si trovi abbastanza al sud del paese. Per questo la città è sempre stata ligia alle procedure ed al contrario di quello che sentivamo in Italia, le auto che giravano e le persone che si vedevano in giro sono sempre state molto poche, cosa che spingeva di conseguenza anche noi a rispettarle. Quello che mi ha sorpreso è che a differenza dell'Italia, nonostante Valencia sia la città del running, non ho sentito un Valenciano lamentarsi di non poter andare a correre e dover rinunciare alla sua corsetta quotidiana.
Che mezzi usano le autorità locali per informare i cittadini dell'evolversi della situazione? La barriera linguistica vi dà dei problemi di comprensione sulle notizie diffuse?
Valencia si sente molto orgogliosa e sente molto il fatto di far parte della comunità Valenciana, anche se non in maniera così estrema come in Catalunya. Per questo ha il suo quotidiano, Las provincias, sempre molto attento a fornire notizie sulla comunità. Forse prima del telegiornale è il mezzo di comunicazione da seguire, visto che si può consultare anche telematicamente.
Che ripercussioni ha avuto/sta avendo la pandemia sul tuo lavoro?
Per fortuna io collaboro a distanza con una società italiana che lavora nell'alimentare e non ha mai dovuto chiudere.
Il “lavoro da casa” era già per me la norma. Ogni due settimane rientravo in Italia per passare un paio di giorni in azienda, ma le difficoltà di spostamento attuali non me lo stanno permettendo.
L'azienda sta comunque promuovendo l'home working, per cui al momento non risente della mia mancanza. Spero vivamente, non solo per il mio lavoro, di poter riiniziare a muovermi prima dell'estate.
Ci sono casi positivi a Valencia?
Chiaramente si, come in tutta la Spagna, ma per fortuna la UCI (unità di terapia intensiva) non si è mai riempita oltre il 70%, quindi diciamo che la crisi sanitaria qui non c'è mai stata. Inoltre di fianco all'Ospedale La Fe (il più grande di Valencia) è stato allestito un ospedale da campo in tempi record, che per fortuna non ha mai necessitato di apertura. Verrà comunque lasciato in essere fino al nuovo anno, sperando di continuare a non essere utilizzato.
Che impatto ha questa situazione sui tuoi figli? Sono consapevoli di ciò che sta succedendo?
L'essere umano è in grado di adattarsi più di quanto pensiamo e così sembra stiano facendo anche i miei figli di 12 e 14 anni.
Incredibile pensare come due ragazzi che non erano in grado di stare in casa tranquilli, visto la loro necessità di muoversi, giocare, interagire e sfogarsi fisicamente, siano in grado di passare così tanto tempo dentro quattro mura senza lamentarsi.
All'inizio, pensare di passare le prime due settimane di stato di allarme sembrava impossibile, ma ora che da più di un mese ci ritroviamo chiusi insieme in casa, sembra quasi diventata la norma. Vedo però che l'irrequietezza aumenta ogni volta che si inizia a parlare di poter uscire.
Molti genitori oggi sono costretti a casa con i loro figli. Avete qualche consiglio da condividere?
Forse non ci rendiamo conto che questo momento che stiamo passando non tornerà mai più nella vita. Quando avremo ancora la possibilità di stare insieme in famiglia per così tanto tempo?
I due consigli che mi sento di dare sono:
Godiamoci questo momento! Ogni momento. E cerchiamo di godere della famiglia, di un bel film insieme sul divano, del preparare una pizza o fare un gioco da tavolo. Abbiamo solo questa possibilità per farlo.
Inoltre, stabiliamo delle regole, dei tempi nella giornata, cercando di concedere ai bambini/ragazzi un po' di più di quanto siamo abituati a concedere, ma dall'altra parte richiedere qualcosa di più… che sia aiutare in casa, passare un po' di tempo insieme e perché no…insegnare loro anche ad annoiarsi un po'!