A conclusione di una vita lavorativa in campo giornalistico, Giovanni decide di godersi la pensione in Portogallo. Si trasferisce nel 2018, inizialmente a São Martinho do Porto, e poi a Nazarè, dove vive oggi con la moglie. Reduce dal Covid-19, ci parla della sua quotidianità, dell'esperienza con la sanità locale e del suo rapporto con il popolo portoghese.
Raccontaci di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?
Mi chiamo Giovanni, ho 64 anni e sono un (ormai ex) giornalista. Sono nato a Bergamo dove ho iniziato la mia carriera prima in Bergamo TV, una tra le prime televisioni locali e successivamente ho iniziato a collaborare con il giornale bergamasco per eccellenza, L'Eco di Bergamo.
Il primo contratto da redattore, però, mi ha portato al giornale concorrente de L'Eco, vale a dire Il Giornale di Bergamo Oggi. La direzione di alcune testate sportive e la collaborazione con alcuni quotidiani nazionali ha preceduto il passaggio sull'altra frontiera del giornalismo, vale a dire quella della comunicazione pubblica, prima come portavoce del Presidente della Provincia di Bergamo e poi il grande salto a Milano come responsabile del Servizio Comunicazione e Relazioni con il Pubblico dell'ASL Città di Milano e dell'Ospedale San Carlo Borromeo. Raggiunto il limite per la pensione, ma in attesa di approdare finalmente tra i “reformados”, come li chiamano qui in Portogallo, ho passato gli ultimi due anni di attività come docente in corsi di formazione sulla comunicazione e, grazie all'esperienza maturata nell'ambito della Sanità pubblica, anche sulla tutela della salute.
Alla fine del percorso lavorativo, iniziato quando avevo 15 anni, ho lasciato l'Italia per approdare ad Aprile 2018 qui in Portogallo, inizialmente nell'incantevole São Martinho do Porto e ora nell'altrettanto affascinate Nazarè, conosciuta soprattutto per le sue onde giganti e pertanto paradiso dei surfisti di tutto il mondo. Nazarè, con la sua parte “alta” collegata con la parte bassa da una funicolare, mi ricorda molto la mia natia Bergamo.
Da dove nasce la decisione di trasferirti in Portogallo?
Posso tranquillamente dire che era… nel destino. Non avevo mai messo piede in Portogallo prima, nonostante avessi girato per il mondo. Però la guida del Touring Club di questo paese è sempre stata in bella mostra tra i miei libri preferiti e ogni volta che programmavo un viaggio la sfogliavo, ma l'occasione per venirci non c'è mai stata prima di quell'aprile di ormai tre anni fa, quando è diventata la mia meta definitiva.
Naturalmente, sarebbe sciocco non evidenziarlo, ha avuto la sua parte in questa scelta anche il vantaggio fiscale riservato ai pensionati, così come i racconti entusiastici di chi già viveva qui da tempo. A quel punto ho approfondito la ricerca sul dove andare in Portogallo e, naturalmente, la prima scelta si era focalizzata sull'Algarve, precisamente a Vila Real de Santo António, dove è presente una nutrita colonia di italiani.
Prima della decisione finale, però, mi sono messo in contatto con alcuni amici che si erano da poco trasferiti qui a Nazarè e, a seguito delle lunghe chiacchierate con loro e dei problemi nel trovare un alloggio adeguato in Algarve, a inizio aprile 2018 sono partito all'avventura in cerca di una sistemazione per passare la mia seconda parte di vita, quella da reformado.
In che città vivi ed in base a che criteri l'hai scelta?
Dallo scorso novembre vivo qui a Nazarè, in un appartamento con una stupenda vista sull'oceano. Al mio arrivo in Portogallo, però, trovare casa qui a Nazarè è risultato impossibile, perché troppo a ridosso della stagione estiva e con nessuno disposto a rinunciare ai guadagni negli affitti settimanali dei mesi da giugno a settembre, anche se a fronte della sicurezza di un'entrata a lungo termine.
Inizialmente ho vissuto male questa situazione e a mala voglia ho iniziato a cercare una soluzione diversa nelle vicinanze, ma quando sono arrivato nell'incantevole baia di São Martinho do Porto ho deciso che da lì non me ne sarei andato senza trovare una soluzione abitativa.
Non è stato facile, anche per la tradizione che esiste da queste parti di “sfrattarti” per i mesi estivi, cosa che non ho nemmeno voluto prendere in considerazione, ma a forza di chiedere nelle agenzie, nei negozi, nei bar, alla fine la soluzione l'ho trovata in un appartamento a poche decine di metri dalla spiaggia.
I due e anni e mezzo passati a São Martinho sono stati memorabili, sia per l'incanto del posto, dei tramonti, delle passeggiate, ma soprattutto perché lì è iniziata la mia graduale integrazione nella cultura portoghese.
Quello che mi ha spinto a lasciare l'incantevole São Martinho è stato l'aver trovato qui a Nazarè un appartamento con una impagabile vista dell'Oceano. E solo chi lo prova può capire cosa significa svegliarsi guardando la cittadina dall'alto e con sullo sfondo l'Oceano e, ancora più emozionante, stare seduti in terrazza a gustarsi tramonti ineguagliabili.
Hai avuto difficoltà ad adattarti alla nuova vita e come le hai superate?
D'istinto mi viene da dire: no, non ho avuto difficoltà, ma a ben vedere non è stato neppure semplice.
La barriera linguistica ha rappresentato, e in parte ancora è, il vero problema che ho dovuto affrontare, visto che fin dall'inizio mi ero prefissato di fare tutto quello che serviva fare, per stabilirmi qui, da solo.
Per prima cosa, quindi, mi sono iscritto a un corso di portoghese per stranieri, anzi a due: uno a São Martinho, con la stupenda “professora Luisa”, e uno presso l'Universidade Sénior da Nazarè.
Man mano che imparavo i primi rudimenti della nuova lingua li mettevo a frutto recandomi negli uffici pubblici per sbrigare le varie pratiche. A dire il vero, però, più che il mio pessimo (ancora oggi) portoghese, a fare la differenza nel permettermi di sbrigare le varie faccende ha avuto un ruolo fondamentale la disponibilità e cortesia delle persone che ho incontrato agli sportelli e che non hanno mai fatto mancare il loro concreto supporto per superare le difficoltà. Per conto mio ho attivato le utenze domestiche, ho richiesto la residenza e, cosa che all'inizio sembrava insormontabile, ho provveduto al cambio delle targhe della mia auto, passando dall'IMT all'Alfandega, alla Conservatoria con parte delle pratiche da svolgere allo sportello e altre via web. Però ce l'ho fatta. E in quel momento confesso di essermi sentito orgoglioso.
Nella vita di tutti i giorni, invece, mi sono subito adattato alla nuova realtà senza alcun problema. Talmente integrato che due anni fa proprio qui in Portogallo, il 14 di febbraio (data scelta non a caso) mi sono sposato con Luciana, dopo quasi dieci anni di convivenza in Italia. Aggiungo che nell'occasione, anche perché richiesto dalla procedura, sono stato assistito dall'amico Henrique, una persona straordinaria che ha fatto da interprete/testimone alla cerimonia.
Sei reduce dal Covid-19. Come stai ora e come reputi il livello di cure ricevete in Portogallo?
Vengo da una Regione, la Lombardia, considerata di eccellenza in campo sanitario, cosa che confermo pienamente per aver lavorato quasi vent'anni praticamente al fronte in quel settore, e dalle notizie che avevo raccolto via web non ero entusiasta della situazione che avrei trovato qui.
Ebbene, mi devo assolutamente ricredere. E' vero, esiste una carenza di medici di famiglia, per cui quando ti iscrivi al Centro di Saùde spesso non ti viene assegnato il medico. A me inizialmente è capitato, ma se chiedi una “consulta” ti viene dato un appuntamento e trovi il medico di turno che ti visita e ti prescrive ciò che ti serve. Quando poi c'è stata la possibilità mi hanno assegnato la “mia” dottoressa. Ora, con il trasferimento a Nazarè sono nuovamente senza medico, ma l'assistenza è comunque assicurata e il medico che trovi ha tutti i tuoi dati informatizzati a disposizione.
A gennaio anche io e mia moglie, nonostante tutte le attenzioni, l'uso di mascherine e lavaggi delle mani, abbiamo dovuto fare i conti con il Covid, fortunatamente in modo leggero, senza particolari necessità di assistenza.
In questo caso c'è stato un intoppo, dovuto al fatto che la struttura che ci ha sottoposto al test, anziché classificarci come residenti e segnalarci nella piattaforma del SNS ci ha registrato come turisti, per cui il contatto con il medico che avrebbe dovuto attivarsi automaticamente c'è stato solo dopo una mia sollecitazione al SNS che ha immediatamente rimediato.
Avendo problemi con il cuore, pur non avendo attualmente il medico assegnato, il dottore di turno mi ha prescritto tutta una serie di accertamenti da effettuare, anche perché il Covid è stato leggero, ma gli strascichi ancora li sento. Per le analisi, praticamente ogni paesino ha un suo laboratorio convenzionato con il SNS e qui a Nazarè ce n'è più d'uno con accesso diretto. Per gli esami strumentali ci si può rivolgere all'ospedale o ai centri di salute e in genere l'appuntamento viene fissato entro una ventina di giorni.
Gentilezza, competenza e professionalità di tutti gli operatori che abbiamo incontrato completano un quadro più che positivo della sanità portoghese.
Come ti piace trascorrere le tue giornate, restrizioni permettendo?
Lunghe passeggiate sono state il filo conduttore di questo ultimo anno e mezzo. Del resto, qui, a portata di camminata ci sono davvero tante cose da ammirare. In questo modo l'obiettivo dei 10 mila passi giornalieri è stato praticamente sempre raggiunto, ad eccezione dei 15 giorni passati in quarantena durante il Covid.
Dopo tre anni posso tranquillamente dire di aver visto praticamente ancora poco o nulla del Portogallo, per cui organizzare gite anche di un paio di giorni per vedere quanto offre questo Paese è all'ordine del giorno, anche se c'è una difficoltà: noi viaggiamo in tre, io, Luciana e Pepe, il nostro chiwawa e non è così immediato trovare strutture alberghiere che accettano animali, così come in molti luoghi da visitare non è consentito l'ingresso ai cani, anche se il nostro pesa meno di due chilogrammi e mezzo e sta tranquillo nel trasportino.
Naturalmente, a volte, non ci lasciamo scappare l'occasione di gustare la cucina portoghese, andando a scegliere posti consigliati da amici portoghesi e spesso fuori dalle rotte turistiche.
Sei riuscito a costruire una rete di amicizie in loco e il popolo portoghese è aperto verso gli espatriati?
Sì, posso tranquillamente affermare che le amicizie con persone del posto superano oramai di gran lunga quelle con gli italiani.
Qui ho riscoperto l'Amicizia, proprio quello con l'A maiuscola. La riprova quando ho avuto il Covid, con tutti i vari amici portoghesi a sincerarsi ogni giorno delle condizioni e mettendosi a disposizione per approvvigionarci di quanto necessitavamo. Permettimi un ringraziamento particolare ad Armando e Gabriela, ad Andrea e Saira e a Pasquale e Alice.
Costruire una rete di amicizie è stato importante anche per (tentare di) migliorare la lingua, oltre che avere punti di riferimento per organizzare uscite in compagnia.
Da quello che ho potuto sperimentare gli italiani sono ben voluti, ma credo dipenda anche da come ci si pone nei loro confronti.
Purtroppo, ho conosciuto persone che hanno come un senso di superiorità nei confronti del popolo portoghese ed è chiaro che a questo atteggiamento i locali rispondono alzandoti una barriera invalicabile.
Sono anche convinto che una cosa che fa molto piacere ai portoghesi è quella di rivolgersi a loro nella loro lingua. Io penso di dire ancora oggi strafalcioni inenarrabili, ma vedo in loro l'apprezzamento per lo sforzo che si fa. In fondo siamo noi stranieri che dobbiamo “adattarci” a chi ci sta in qualche modo ospitando.
Parlando del Portogallo, immagino che ci siano degli aspetti della vita in questo paese (positivi e negativi) che hai scoperto solo vivendoci. Quali sono?
Dell'eccellenza della sanità ho già detto quanto mi abbia sorpreso in positivo, ma in generale mi ha lasciato piacevolmente stupito la cordialità delle persone. Qui chiunque ti incontra per strada ti saluta. Bella differenza con Milano, dove manco il dirimpettaio della porta di casa ti rivolge un saluto.
Ciò che più mi ha impressionato, però, è quella che definisco la filosofia di vita basata sulla tranquillità, che probabilmente è anche legata al fatto che vivo in paesi tutto sommato piccoli. L'esempio più eclatante è l'abitudine dei conducenti di auto di fermarsi anche semplicemente per scambiare due parole con la persona che incontrano per strada a piedi, oppure fermarsi per far scendere i passeggeri o per ritirare il pane o scaricare qualcosa: il tutto tranquillamente fermando il traffico e senza che da chi sta dietro arrivi un solo colpo di clacson.
La cosa che ricordo ogni volta sorridendo è quella di una coppia di persone piuttosto in là con gli anni che si sono fermate ad un incrocio, hanno spento l'auto, sono scesi e sono andati a prendersi il gelato nella gelateria di fronte. Chi stava dietro si è limitato a fare zig-zag per superare “l'ostacolo” ed evitare le auto in arrivo. Ma nessuno che si sia alterato per la situazione. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se fosse capitato a Milano.
Al lato positivo di questa filosofia c'è anche quello negativo: se ti serve un intervento per riparare qualcosa il tecnico di turno ti darà appuntamento ad “amanhã” ovvero a domani, ma ho ormai imparato a non contarci ed aspettare che l'“amanhã” del mio interlocutore arrivi, anche alcuni giorni dopo.
Al di là di queste cose, sicuramente un aspetto positivo è rappresentato dalla presenza di tanti mercati giornalieri e settimanali che consentono un grande risparmio nell'acquisto di frutta e verdura, così come la presenza di supermercati in grande quantità e varietà. Tutto questo incide sul costo della vita, che è sicuramente inferiore rispetto all'Italia.
Da applausi è il sistema informatico che collega tutti gli uffici pubblici. Qui con il NIF e il numero utente sanitario vai ovunque senza necessità di avere altro.
I negozi rilasciano di default la ricevuta/fattura semplicemente fornendo il NIF, con le spese che puoi poi scaricare dalla dichiarazione dei redditi.
Per la parte negativa dovrei lasciare la parola a mia moglie, entusiasta per il luogo in sé, per i paesaggi, per le tante cose da vedere, ma estremamente critica nei confronti del meteo. Lei adora il caldo e qui, ammetto, non ne ha trovato molto. In effetti del tanto declamato “clima mite”, almeno in gran parte di questi ultimi tre anni, se ne è visto pochino. Anche d'estate le mattinate sono caratterizzate dalla foschia oceanica e il venticello più che fresco un poco di fastidio lo crea, anche se il sole scotta, eccome (ma mia moglie aggiungerebbe “solo quando c'è”)!
A distanza di qualche tempo dal trasferimento, sei soddisfatto della scelta presa?
Mi rifaccio all'ultimo periodo della risposta precedente per dire che io rifarei questa scelta mille volte. Invece, mia moglie almeno una volta al giorno mi rinfaccia che qui non c'è il clima che lei si aspettava e che dovremmo muoverci per cercare un posto al… sole.
Di lasciare il Portogallo, però, non se ne parla perché qui ci troviamo veramente bene. Alla fine, quindi, un punto di equilibrio lo abbiamo trovato alternando la permanenza qui a casa con la magnifica vista su Nazarè e i tramonti spettacolari, con viaggetti verso mete dove il caldo non manca mai (o quasi, aggiungo io!).