La crisi immobiliare condizionerà la politica migratoria delle grandi potenze? L'inflazione sta facendo salire i prezzi in tutto il mondo e gli affitti non fanno eccezione. Il costo della vita in alcune nazioni è salito alle stelle e la disponibilità abitativa scarseggia. Questa situazione potrebbe avvantaggiare altri Paesi che stanno cercando di attirare gli espatriati, soprattutto gli studenti internazionali.
Espatrio e crisi degli alloggi
In Canada, un territorio che vanta una lunga storia di immigrazione, il mercato immobiliare è in stallo. Per uscire dalla crisi, bisogna costruire altri 3 milioni e mezzo di case entro il 2030. Al ritmo attuale di costruzione, la missione sembra impossibile. Nel Regno Unito, la crisi degli alloggi frena le assunzioni. Dal 2022, il Paese è stato scosso da disordini sociali e manifestazioni. Il malcontento cresce e lo stipendio basta solo per pagare l'affitto. Una cattiva pubblicità per una nazione ancora segnata dalle conseguenze del Covid e da un'inasprimento della politica di immigrazione.
La situazione è difficile anche in Australia, un'altra destinazione popolare per gli espatriati, sia professionisti che studenti. Anche qui la crisi degli alloggi sta costringendo il governo a prendere nuove decisioni. Il Primo Ministro Anthony Albanese ha appena annunciato la creazione di bonus per gli Stati che costruiscono più case del richiesto. Il bonus avrà un valore massimo di 3 milioni di dollari australiani. Il governo spera che questo bonus incentivi l'edilizia abitativa. L'Australia ha bisogno di un milione e duecentomila nuove case nei prossimi cinque anni. È una questione urgente, dato che la crisi degli alloggi sta facendo aumentare gli affitti e riducendo molti inquilini in condizioni di indigenza. Gli studenti stranieri sono particolarmente vulnerabili, soprattutto perché le tasse universitarie sono in aumento.
La situazione è altrettanto tesa in Francia e negli Stati Uniti, dove gli alloggi sono sempre più piccoli e cari. A farne le spese sono gli studenti e i lavoratori stranieri. L'inflazione fa lievitare i costi. Alla luce dei fatti, ha ancora senso fare progetti per andare a vivere all'estero? Forse sì perchè, se alcuni Paesi soffrono per la crisi degli alloggi, altri sfruttano l'opportunità per richiamare sul territorio talenti stranieri. Di seguito, l'esempio del Canada e della Corea del Sud.
Carenza di alloggi in Canada
Limitare i visti degli studenti per affrontare la crisi degli alloggi? È la soluzione radicale che sta valutando il Canada. Il governo è sotto pressione a causa di una dilagante crisi abitativa. Alcuni esperti si chiedono: e se il problema fosse causato (in parte) da una carenza di alloggi e da una crescita demografica troppo rapida? Mentre il numero dei cantieri diminuisce, quello degli abitanti, in particolare degli espatriati, è in aumento. Secondo i dati ufficiali, nel 2022 sono stati rilasciati più di 800.000 visti per studenti.
Secondo gli economisti della National Bank of Canada, nel primo trimestre del 2023, il Paese contava 204.000 persone in età lavorativa. Nello stesso periodo, però, sono state edificate solo 57.000 nuove case. Anziché accelerare, la costruzione di alloggi sta rallentando. Nel giugno 2023, la Canada Mortgage and Housing Corporation (CMHC) parla di un calo del 23% (rispetto ad aprile). I rallentamenti più significativi sono stati registrati a Vancouver (-45%), Montreal (-35%) e Toronto (-28%), destinazioni dove vivono tanti stranieri.
Sostenere l'immigrazione per sostenere l'economia
Per Sean Fraser, ex ministro dell'Immigrazione e ora ministro dell'Edilizia abitativa, il "forte aumento nel numero di studenti" sta effettivamente mettendo "sotto pressione alcuni mercati immobiliari". Tuttavia, sottolinea che la limitazione del numero di visti per studenti è solo una delle soluzioni prese in considerazione. Di fronte all'opposizione, Fraser ha ribadito che il piano di immigrazione (accogliere 485.000 nuovi residenti permanenti entro il 2024 e 500.000 entro il 2025) rimane valido. Limitare questo numero non risolverà la crisi abitativa.
Nel contempo, il mercato immobiliare si sta riprendendo, grazie anche all'accelerazione della crescita demografica dovuta all'immigrazione. Dato che molti settori sono affetti da carenza di manodopera, il Canada è ancora a corto di forza lavoro. Per questo motivo ha mantenuto la sua politica di immigrazione per attirare e, soprattutto, trattenere gli espatriati. Da aprile, la vendita di alloggi ha subito un nuovo incremento del 5,1%. Tra maggio 2022 e maggio 2023, le vendite avevano già registrato una crescita dell'1,4%. Ma l'aumento dei tassi di interesse sta facendo lievitare i prezzi e svuotando le tasche dei cittadini già colpiti dalla crisi economica. Questo è un altro aspetto della crisi immobiliare e un'ulteriore sfida per il governo.
La strategia della Corea del Sud per attrarre gli espatriati
Il governo sudcoreano sta pianificando una serie di cambiamenti. La quota di borse di studio governative (Global Korea Scholarships) sarà maggiorata, con borse di studio speciali per gli stranieri che frequentano corsi nei settori della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e dell'informatica (STEM). Ne potranno usufruire anche gli stranieri che studiano fuori Seoul. Sono previste anche delle borse di studio destinate a giovani provenienti da Paesi specifici, come la Polonia e gli Emirati Arabi Uniti (per chi frequenta il corso di laurea in tecnologie nucleari e di difesa). Seoul intende ridurre la sua dipendenza da Cina, Vietnam e Uzbekistan, puntando a reclutare studenti del settore STEM da India e Pakistan. 6.000 posti saranno inoltre riservati a studenti stranieri che non studiano materie STEM.
Per attirare gli studenti stranieri e, soprattutto, per assicurarsi che rimangano dopo la laurea, il governo sudcoreano intende velocizzare il processo di richiesta della residenza permanente. Attualmente, gli studenti devono aspettare 6 anni per ottenere la residenza permanente. Con il nuovo piano del governo, il tempo di attesa si ridurrebbe a 3 anni.
Circa il livello linguistico richiesto, i pareri sono discordanti. Il governo sta pensando di abbassare il livello del Topik, il test di lingua coreana per accedere all'università. Un livello 3 (intermedio base) potrebbe bastare, rispetto al 4 attuale (intermedio avanzato). Alcuni docenti universitari non sono d'accordo, sostenendo che abbassare il livello non ha senso. Fanno notare che il livello di coreano di alcuni studenti sia, già cosi, scadente (nonostante il livello 4 richiesto). Anche la conoscenza dell'inglese è insufficiente. Molte domande di studenti stranieri vengono respinte perché non hanno una padronanza sufficiente della lingua.
Tra le altre misure a favore degli studenti stranieri, il governo intende abbassare i requisiti finanziari minimi per ottenere il visto e portare il numero di ore di lavoro settimanali da 20 a 25.