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Espatriare con una disabilità o una malattia

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Scritto daAsaël Häzaqil 22 Marzo 2024

Un numero crescente di città sta adottando delle misure per migliorare la propria accessibilità. Le infrastrutture, le indicazioni e la segnaletica sono progettate per consentire a tutti di spostarsi. Trasferirsi all'estero dovrebbe essere un'opzione possibile per tutti, indipendentemente dal fatto che si soffra, o meno, di una malattia o di una disabilità. Ma è davvero sempre così? I primi ostacoli non sono sempre dove li immaginiamo. Ancora prima dell'accessibilità delle città, l'espatrio dei viaggiatori con disabilità o patologie può essere ostacolato da vincoli burocratici. 

Requisiti sanitari per immigrare in Australia

Le regole sono uguali per tutti quando si tratta di trasferirsi all'estero? Quando una poliziotta inglese ha aderito a una campagna di reclutamento del governo dell'Australia occidentale, non immaginava che la sua domanda di visto sarebbe stata respinta. Professionista esperta, rispeccchiava tutti i requisiti. Purtroppo è stata costretta a ritirare la domanda per la disabilità di uno dei suoi figli. La bambina, affettata sindrome di Down 21, nel Regno Unito frequentava una scuola pubblica e aveva una vita sociale come qualsiasi altro bambino. Ma il governo australiano ha rifiutato la richiesta di visto. 

La poliziotta, avendo difficoltà a trovare informazioni sull'espatrio in Australia per persone con disabilità, ha contattato un consulente in immigrazione che le ha confermato l'impossibilità di trasferirsi in Australia a causa della disabilità della figlia. Una prassi che può essere considerata discriminatoria, ma che è comunque consentita dalla legge australiana. Le normative che regolano l'immigrazione in Australia sono molto discriminanti nei confronti delle persone con disabilità. Non c'è purtroppo chiarezza in merito e gli aspiranti espatriati rischiano di spendere migliaia di dollari per poi vedersi negare il visto.

La visita medica è decisiva. Il governo australiano valuta la situazione del richiedente sulla base del "requisito sanitario". Secondo questo "requisito", se le spese mediche superano i 51.000 dollari per l'intera durata del visto (10 anni per la residenza permanente), la domanda viene respinta. Una pratica controversa, alla luce anche della legge votata dal governo per promuovere le pari opportunità. Rifiutare una richiesta di visto solo perché il figlio del richiedente è disabile, contraddice la legge.

Le sfide di trasferirsi all'estero con disabilità o patologie

Iniziamo dicendo che la disabilità o la malattia non impediscono un trasferimento all'estero. Vanno ovviamente considerati i vincoli associati a ciascuna situazione, per assicurarsi che le esigenze personali siano soddisfatte al meglio. Accessibilità dei trasporti pubblici, degli uffici, degli esercizi commerciali, degli alloggi... Ma prima ancora di considerare questi aspetti, bisogna fare i conti con la burocrazia. L'Australia non è un caso isolato e riflette le tante insidie che ostacolano un espatrio.

Canada: favorire l'immigrazione delle persone con disabilità

I governi favoriscono l'immigrazione economica, più precisamente l'immigrazione di persone giovani, attive, in buona salute e pronte a lavorare. Tutto dipende dalla valenza che le amministrazioni danno alla definizione di "buona salute". Il Canada, ad esempio, in linea di principio accoglie tutti gli immigrati, indipendentemente dal fatto che abbiano, o meno, una disabilità, o che siano accompagnati da un familiare disabile. In pratica, però, durante la visita medica, uno dei canoni che viene valutato è il "carico" che un immigrato può dare al sistema. Se il governo ritiene che la persona pesi sul sistema sanitario, o sui servizi sociali, può rifiutare la domanda. Anche in questo caso, si tratta di una pratica discriminatoria ma consentita dalla legge sull'Immigrazione.

Per determinare se la persona costituirà un "peso eccessivo", l'amministrazione canadese stabilisce un calcolo "costi-benefici" basato su tutte le informazioni fornite: esami e referti medici, trattamenti pregressi e anamnesi.  A differenza del governo dell'Australia occidentale, il Canada non impone una soglia, ma considera ogni richiesta caso per caso. La questione resta comunque controversa. Lo stesso governo canadese ha ammesso che questa pratica è discriminatoria e va modificata.

L'amministrazione canadese fa però notare che il "carico sul sistema" è uno dei tanti criteri che vengono esaminati, al pari della capacità finanziaria e dell'abilità linguistica. Non è un criterio che esclude a priori l'immigrazione di persone con disabilità. Al contrario, il Canada incoraggia il loro trasferimento attraverso una serie di programmi di accesso al lavoro.

Consigli per trasferirsi all'estero con una malattia o una disabilità

Ovviamente è possibile trasferirsi all'estero anche se si soffre di una malattia o di una disabilità. Viaggiare è un diritto universale e dovrebbe rimanere tale... Chi lo fa con una malattia o una disabilità deve prendersi il tempo necessario per pianificare. La prima cosa da fare è verificare con il medico curante che la propria condizione sia idonea al trasferimento nella destinazione prescelta. 

Se percepisci un assegno dallo Stato, potrebbe essere sospeso nel momento in cui sposti la residenza all'estero. Se ti trasferisci per studiare, o per seguire una formazione professionale, il sostegno finanziario dovrebbe essere garantito. Per andare sul sicuro, contatta l'ente che eroga l'assegno per maggiori dettagli. Informati anche sul tipo di assistenza a cui avrai diritto nel Paese ospitante. Se hai figli con bisogni speciali, assicurati che possano beneficiare di un supporto adeguato. 

Link utili in inglese e in francese:

Disability Rights Education and Defense Fund (DREF) – international laws

Convention on the Rights of Persons with Disabilities (CRPD)

Abilities.com : the resource for the disability community

Disability:In, nonprofit resource for business disability inclusion worldwide

SG Enable : dosability and inclusion in Singapore

France : voyager à l'étranger avec un handicap

Accessible Japan

Japan Organization for Employment of the Eldery, Persons with Disabilities and Job Seekers (JEED)

Council of Canadians with Disabilities

Canadian Disability Foundation

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A proposito di

Ho una laurea magistrale in Giurisprudenza - Scienze Politiche e un diploma del Japanese Language Proficiency Test (JLPT) N2. Ho lavorato come addetta alla comunicazione. Ho oltre 10 anni di esperienza come web copywriter.

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