Visti elettronici e zone di libero movimento: verso un mondo senza frontiere?

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Scritto da Asaël Häzaq il 22 ottobre, 2024
Lo sviluppo di visti elettronici e di programmi transnazionali che mirano a eliminare le frontiere suggerisce un futuro dove il mondo potrebbe essere completamente aperto. Il modello Schengen, che consente di spostarsi liberamente tra i Paesi partecipanti, sta guadagnando terreno a livello globale. Ma un mondo senza frontiere, per esistere davvero, deve includere la popolazione intera. In un contesto dove alcune nazioni stanno inasprendo le regole d'ingresso, questo progetto vedrà mai la luce?

Espandere le zone franche oltre l'Europa

Il successo del sistema Schengen ha suscitato interesse anche al di fuori dell'Europa, spingendo regioni come il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), l'Unione Africana e il Sud-Est Asiatico a sviluppare delle zone senza frontiere. Il visto Schengen, istituito dal Consiglio Europeo, consente ai viaggiatori di entrare e muoversi all'interno dell'area Schengen per un massimo di 90 giorni, in un periodo di sei mesi, compresi i transiti aeroportuali. Questo visto viene rilasciato dai 27 Stati dell'Unione Europea, oltre che da Islanda, Svizzera, Norvegia e Liechtenstein.

Un vantaggio importante del visto Schengen è la libertà di muoversi all'interno di quest'area. Seguendo questo principio, il CCG prevede di lanciare un visto entro il 2025 che includa i suoi Stati membri: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Kuwait, Oman e Arabia Saudita. Questo visto permetterà di viaggiare senza restrizioni all'interno del CCG, con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione e facilitare il flusso di turisti e uomini d'affari. L'iniziativa dovrebbe stimolare gli investimenti e favorire la crescita economica nei Paesi del Golfo.

Un progetto simile è stato avviato dalla Thailandia per coinvolgere i Paesi del Sud-est asiatico, con l'obiettivo di migliorare la crescita, incentivare il turismo e attrarre investimenti stranieri. Dovrebbero partecipare Cambogia, Vietnam, Laos, Malesia e Myanmar. La Thailandia ha anche concordato l'esenzione dal visto con Cina, Taiwan e India e ha attuato un accordo temporaneo con il Kazakistan, sostenendo ulteriormente la connessione regionale e le opportunità economiche.

Promuovere la libera circolazione: verso un'Africa senza confini?

L'Unione Africana (UA) sta cercando di eliminare le frontiere per mitigare la disparità tra passaporti forti e deboli, agevolare gli spostamenti all'interno del continente e favorire la crescita economica. Nel luglio 2016, l'UA ha lanciato il “Passaporto continentale africano”, ispirandosi al modello europeo di libera circolazione. Per ora si tratta di un lancio pilota, grazie al quale solo un gruppo selezionato di ministri e funzionari di alto livello ha ottenuto il passaporto. L'obiettivo è quello di aprire la strada a un'Africa senza confini entro il 2026. I progressi sono lenti, ma fanno ben sperare.

Visti: allentamento delle regole a livello nazionale

Paesi come Benin, Gambia, Seychelles, Ruanda, e dal 1° gennaio anche il Kenya, hanno abolito i visti per i viaggiatori africani, esortando gli Stati vicini a seguirne l'esempio. Di recente però il Kenya ha cambiato strategia, abolendo di fatto il libero accesso e introducendo un'autorizzazione di viaggio obbligatoria e a pagamento (30 dollari), da richiedere 72 ore prima della partenza. 

Mentre l'idea di un passaporto africano universale sembra lontana, i progressi a livello regionale sembrano più promettenti. A giugno, cinque nazioni della Comunità per lo Sviluppo dell'Africa Meridionale (SADC) hanno annunciato la creazione di un visto condiviso per incrementare le prospettive economiche e turistiche. Zambia e Zimbabwe, già coinvolti nel programma "KaZa Univisa", sono ora affiancati da Angola, Namibia e Botswana. Si prevede che questa iniziativa si estenderà ad altri Paesi della SADC, sottolineando che la collaborazione regionale è un passo concreto verso una più ampia integrazione continentale.

La globalizzazione sta davvero ampliando gli ingressi?

La tendenza globale all'eliminazione delle frontiere suggerisce una tendenza all'unificazione del mondo, con varie nazioni che hanno avviato politiche progressiste in materia di visti. Dal 1° ottobre, lo Sri Lanka ha avviato un programma pilota che offre visti turistici gratuiti per i prossimi sei mesi, concedendo un ingresso di 30 giorni ai cittadini di 35 nazioni tra cui India, Cina, Francia e Stati Uniti. Lo scorso aprile, l'Unione Europea ha annunciato norme più permissive in materia di visti per i cittadini di Oman, Bahrein e Arabia Saudita. Contemporaneamente, l'Arabia Saudita ha facilitato l'accesso ai titolari di visti Schengen, ai cittadini americani e britannici, consentendo loro di ottenere più facilmente i visti elettronici.

I visti digitali stanno diventando fondamentali per incrementare la mobilità internazionale. Nazioni come Camerun, Brasile, Filippine, Australia, UE, Stati Uniti, Canada, Etiopia, India e Corea del Sud si stanno orientando sempre più verso soluzioni digitali. Il passaggio ai visti elettronici è destinato a ridurre gli ostacoli burocratici e a far risparmiare molto tempo ai viaggiatori. Tuttavia, questa transizione digitale sottolinea anche le profonde disparità che persistono tra i diversi Stati, mettendo in discussione l'ideale di una comunità globale senza confini.

Spostarsi in un mondo aperto a metà: le disparità nascoste della globalizzazione

Il concetto di "mondo senza confini" non è privo di barriere. Se per alcune nazionalità i confini possono scomparire, per altre rimangono saldamente in piedi e, in alcuni casi, si rafforzano. Basti pensare alla disparità tra passaporti forti e deboli e all'innasprimento delle politiche migratorie in alcune parti del mondo.

In base alla classifica stilata da Henley & Partners per il 2024, il passaporto di Singapore è in cima alla lista e consente l'ingresso in 195 Paesi senza visto, superando notevolmente la media globale di 111 Paesi. La maggior parte dei passaporti forti è emessa dall'Europa (Germania, Italia, Francia, Danimarca, Svezia), oltre che da Stati Uniti, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Canada, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia. In America Latina, Cile e Argentina consentono l'esenzione dal visto in 176 e 172 destinazioni, rispettivamente. In Africa, Seychelles, Mauritius e Sudafrica offrono il maggior numero di opzioni di viaggio senza visto.

Questo presunto “mondo globale senza barriere” nasconde in realtà profonde restrizioni che variano a seconda della nazionalità. Il recente inasprimento delle regole sull'immigrazione in Europa ha un impatto diretto sulla mobilità internazionale. Alcuni gruppi, come gli studenti africani in Canada, o gli artisti africani e asiatici che cercano di esibirsi in Europa, si scontrano con alti tassi di rifiuto del visto. Secondo gli esperti, queste crescenti disparità riflettono disuguaglianze sociali più ampie in tutto il mondo, che influenzano la mobilità internazionale e aggravano il divario economico tra le nazioni più ricche e quelle più povere.