Salve Marianna, ci parli un po' di te e dei motivi che ti hanno spinta, assieme alla famiglia, a scegliere il Senegal come destinazione per il vostro trasferimento?
Sono una donna Italiana, con 2 figli e un marito, anch'esso Italiano, che vive a Saly nella regione di Thies, in Senegal . Siamo qui per una scelta maturata alcuni anni fa e che ci ha fatto viaggiare alla ricerca di un posto lontano da un tipo di vita che non ci soddisfava. Siamo stati in alcuni Paesi in Europa e in qualche località (Cuba, Santo Domingo, Messico)al di là dell'Oceano per vedere se ci fossero le condizioni per fare "il passo" ma il lavoro fisso di entrambi ( lui dirigente di una azienda alimentare, io assistenza a bambini disabili ), la casa di proprietà faticosamente ristrutturata in qualche modo ci bloccavano cosi, complice il nuovo clima socio-economico che si stava formando per via della crisi, abbiamo deciso per un Paese dal clima fantastico, affacciato sull'oceano, un Paese di pace e con pochissima criminalità dove poter vivere senza ansia, stress e paure. Un Paese dove far crescere i figli in modo più semplice e quindi più libero. Un Paese infine dove poter pensare al presente, anche economicamente: il Senegal appunto.
Di cosa ti occupavi in Italia, prima del trasferimento?
Come ho detto, ero operatrice socio assistenziale in un centro per bambini disabili. Ero per cosi dire dipendente a tempo indeterminato con in più tutto ciò che deve fare una mamma di due figli e un marito che usciva alle sei del mattino e rientrava alla sera alle otto.
Il mondo del business in Senegal, come si pone nei confronti delle donne? Hai mai riscontrato qualche difficoltà nel procedere?
Essendo il Senegal un Paese con nessuna discriminazione nei confronti delle donne, sia come abbigliamento, sia come accesso alle cariche pubbliche e private, le donne sono una parte importante dei lavoratori Senegalesi. Devo dire che forse una donna Italiana ha piu possibilità qui che in Italia: più libera l'iniziativa privata, meno vincoli, più agile aprire qualsiasi cosa.
L' iter burocratico per aprire un'attività in Senegal è complesso?
L'apparato burocratico é sostanzialmente uguale a quello francese, rivisto all'africana, cioé tempi più lenti ( file di attesa etc, che si possono risolvere dando la mancia a chi la fa per te...) ma costi più contenuti e meno vincoli. Aprire un negozio é facilissimo, si può rischiare senza rischiare molti soldi. Il problema visti e documenti é risolvibile con le informazioni che si possono trovare a Dakar, in Ambasciata o con consulenti che possono occuparsi di tutto. In pratica si possono fare fino a due visti turistici di 3 mesi per un totale di 6 mesi poi si deve uscire dal Paese oppure fare la residenza.
Sei mamma, i tuoi bambini quanti anni hanno? Si sono adeguati facilmente alla nuova realtà?
Il piu grande ha 16 anni ed ha terminato il ciclo scolastico obbligatorio, ora ha una fidanzatina Italiana e vuole iniziare a fare esperienza lavorativa; la piccola invece ha 8 anni e frequenta la terza elementare in una scuola francese/senegalese e, contrariamente all'Italia, é felicissima di andarci! Devo dire che si sono integrati bene, anche meglio di noi e di tutte le paure che da genitori avevamo prima di venire, tanto che non amano molto ritornare in Italia. Hanno amici Italiani, Francesi e Senegalesi e parlano francese e wolof senza problemi.
Ci sono molti stranieri che vivono e lavorano li? La gente locale come si pone negli confronti degli "espatriati"?
Secondo stime ufficiali ho letto che sono circa 60.000 i residenti con maggioranza francofona (40.000), poi ci sono i pensionati e tutti i residenti semestrali che hanno 3+3 mesi di visto. La gente é molto accogliente, del resto siamo nel paese della "teranga" che in wolof significa ospitalità. Gli Italiani poi sono veramente apprezzati, più di ogni altro, per la nostra adattabilità. Siamo definiti Africani bianchi. Per rendere un esempio ricordano con molto piacere la finale Italia Francia del 2006 con Materazzi che fa saltare i nervi all'idolo francese Zidane, come antipasto all'apoteosi dei rigori e alla Francia sconfitta. Gli stranieri che vengono qui a lavorare e quindi non sono i classici ricchi che "svernano al tepore dell'inverno africano in mega ville sull'oceano", ma che vivono nel tessuto locale, spesso sono letteralmente venerati e rispettati, tanto da copiarli e imitarli ossessivamente da parte dei locali.
Qual'è stato l'aspetto più difficile da sormontare legato al trasferimento? Magari cercare casa, integrarsi nella comunità, la burocrazia...potresti raccontarci un po' la tua esperienza?
L'aspetto piu difficile é...il primo giorno all'arrivo a Dakar, in una realtà molto diversa senza apparenze patinate, per cosi dire, lontana dalle città di Cremona e Verona che avevamo abitato in Italia; ma Dakar é durata poco, per fortuna, troppo caotica e satura di gente per noi. Il tempo di organizzarci e l'approdo sulla petite cote dove ci siamo integrati partendo dal villaggio sulla spiaggia di Ngaparou; qui abbiamo affittato una casa sulla spiaggia e ci siamo adattati a vivere senza microonde, lavatrice e tv per 6 mesi. Ci si addormentava con il rumore delle onde e ci siamo come decontaminati, i nostri figli erano in spiaggia con gli altri bambini e ragazzi, le strade non erano mai deserte. Riuscivamo senza pensieri a lasciare nostra figlia di 8 anni in strada a giocare con altri bambini, cosa impensabile nel nostro Nord Italia dove, a parte qualche amica in casa, le uniche aggregazioni giovanili erano tutte strutturate ( scuola , attività sportive etc..)
Ci racconti una tua giornata tipo?
Accompagno mia figlia a scuola, in taxi, poi mi fermo a fare colazione in boulangerie perché i croissant costano 400 cfa (circa 0. 60 centesimi) e il cappuccino circa 1 euro, mi fermo a fare la spesa e rientro a casa quindi di solito mi concedo una nuotata in piscina prima di mettermi al computer; se invece ho degli appuntamenti o visite per fare vedere case... davvero, ora che ci penso una vera giornata tipo non l'abbiamo a parte la scuola di mia figlia.
Ritornerete in Italia un giorno?
Come posso dire di no, l'Italia é il nostro Paese ma é molto difficile viverci adesso, sia noi che i nostri figli ci siamo abituati a vivere con calma e soprattutto al caldo.
A fronte della tua esperienza, ti senti di dare qualche consiglio alle mamme che stanno per affrontare un trasferimento in un Paese estero?
É sempre difficile dare consigli ma sicuramente la paura é un sentimento da scacciare. Ad aspettarsi che potrebbe realizzarsi qualcosa, spesso capita, quindi é meglio aspettarsi il meglio, o no!?