A giugno del 2023, in concomitanza con il suo 10° anniversario, la Confederazione sindacale internazionale (CSI) ha pubblicato il rapporto aggiornato sui diritti dei lavoratori nel mondo. Cosa è cambiato nell'ultimo decennio? I diritti dei lavoratori sono migliorati o hanno subito una battuta d'arresto? Quali sono le nazioni peggiori dove lavorare?
Democrazia e diritti dei lavoratori nel mondo
La CSI crede fermamente che la democrazia e i diritti dei lavoratori siano strettamente interconnessi. Secondo la Confederazione, la democrazia non è in crisi solo nei Paesi politicamente instabili, ma anche in nazioni come la Germania, il Regno Unito e la Corea del Sud, dove le recenti manifestazioni dei lavoratori hanno dimostrato la determinazione a difendere i propri diritti. Dal resoconto che ha stilato emerge che l'87% dei Paesi ha violato il diritto di sciopero. I lavoratori di Canada, Belgio, Spagna e Togo hanno subito procedimenti penali e licenziamenti per aver esercitato il loro diritto di sciopero. In Corea del Sud, la potente azienda Daewoo ha intrapreso un'azione legale contro il sindacato dei metalmeccanici, sostenendo di aver subito perdite finanziarie a causa degli scioperi e chiedendo 47 miliardi di won di risarcimento (circa 35,3 milioni di dollari).
Il diritto alla contrattazione collettiva, ad essere rappresentati in modo adeguato e il rispetto delle libertà civili sono diritti fondamentali per i lavoratori. Tuttavia, il 79% dei Paesi ha violato il diritto alla contrattazione collettiva e il 77% ha impedito ai lavoratori di formare o aderire ai sindacati. Questo vale anche per i lavoratori espatriati e temporanei. Il 73% delle nazioni, tra cui Canada e Hong Kong, ha riscontrato restrizioni al momento della registrazione di un sindacato.
L'Indice dei diritti mondiali della CSI classifica i Paesi a seconda dei diritti dei lavoratori, con valori che vanno da 1 (Paesi con sporadiche violazioni dei diritti) a 5+ (Paesi con pochi/nessun diritto). Nel 2014 lo studio includeva 139 nazioni mentre ora ne conta 149.
Paesi dove i lavoratori hanno meno diritti
Dopo la pandemia, la crisi si è intensificata, mettendo a dura prova l'economia globale e rendendo necessari nuovi accordi. La CSI rileva che le varie nazioni competono tra loro anziché cooperare.
Secondo la CSI, nel 2023, i 10 Paesi con le condizioni peggiori per i lavoratori sono Bangladesh, Bielorussia, Egitto, Ecuador, Eswatini, Guatemala, Myanmar, Filippine, Tunisia e Turchia. Hanno ottenuto un punteggio di 5, appena sotto la categoria 5+ che raggruppa nazioni come Haiti, Myanmar, Afghanistan, Yemen e Siria. L'Ecuador e la Tunisia si sono aggiunti quest'anno alla classifica. In Ecuador le proteste dei lavoratori per la democrazia vengono violentemente represse, mentre la Tunisia è sempre più dominata dal presidente Kaïs Saïed. La Guinea-Bissau, anche lei nuova entrata, ottiene un punteggio di 4 (Paesi con violazioni sistematiche dei diritti), unendosi all'Arabia Saudita, agli Stati Uniti, alla Grecia, al Qatar, al Vietnam e al Regno Unito, il cui punteggio è salito.
I Paesi con punteggio pari a 3 sono quelli in cui i diritti vengono regolarmente violati. Si tratta del Canada, Sudafrica, Giamaica, Marocco, Mozambico e Belgio. Costa d'Avorio, Gabon, Australia e Cile hanno invece migliorato il loro punteggio. Ghana, Costa Rica, Lettonia, Giappone, Svizzera, Repubblica Dominicana, Francia, Nuova Zelanda e Malawi ottengono un punteggio di 2 (violazione reiterata dei diritti). Solo 9 Paesi hanno ottenuto il punteggio più alto (1, per violazione sporadica dei diritti): Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Irlanda, Italia, Norvegia e Svezia.
La responsabilità delle aziende
C'è voluto un libro per far sì che il governo francese prendesse provvedimenti e facesse luce sulle pratiche di Orpea, un'azienda che sostiene di essere "leader mondiale" nell'ambito delle dipendenze. Nel 2022, il giornalista Victor Castanet ha pubblicato Les Fossoyeurs, un libro che svela le pratiche estreme di Orpea volte al "taglio dei costi", nonostante ricevesse ingenti finanziamenti statali. La vicenda ha evidenziato maltrattamenti ai pazienti e la violazione dei diritti dei lavoratori. La CSI punta il dito contro Orpea, e altre grandi aziende, per aver violato i diritti dei lavoratori o per non averli garantiti. Tra queste figurano Amazon, Starbucks (Stati Uniti), Apple (Australia), Philip Morris (Turchia), Daewoo (Corea del Sud), Deliveroo, Uber (Paesi Bassi), Ikea (Polonia), DPD (Svizzera), Telmex (Messico), Ryanair (Spagna) e Yamaha Motors (India).
Diritti nel mondo: come sono cambiati in 10 anni?
149 Paesi sotto la lente d'ingrandimento e un quadro allarmante. Tutti gli indicatori della Confederazione sindacale internazionale sono in rosso. In 10 anni, l'indice mostra un aumento delle violazioni del diritto di sciopero e di contrattazione collettiva. La violenza contro i rappresentanti e gli iscritti ai sindacati è aumentata, così come le restrizioni alla formazione, all'adesione o alla registrazione di un sindacato.
Medio Oriente e Africa
Le violazioni dei diritti dei lavoratori sono aumentate negli ultimi 10 anni. Il Medio Oriente e il Nord Africa si confermano le regioni peggiori al mondo per i lavoratori, con un punteggio che è passato da 4,25 nel 2014 a 4,53 nel 2023. L'Africa sub-sahariana se la cava un po' meglio ma anche in questo le condizioni si sono aggravate (3,26 nel 2014 e 3,84 nel 2023). I recenti colpi di stato, le guerre e gli sconvolgimenti politici stanno esacerbando una situazione già critica. I conflitti continuano a scuotere il Burundi, la Repubblica Centrafricana, la Somalia e il Sud Sudan. I colpi di stato in Burkina Faso, Mali, Ciad, Guinea e Sudan hanno limitato le libertà dei lavoratori.
Asia-Pacifico
Anche la regione Asia-Pacifico ha registrato un peggioramento, con un declassamento del rating da 4,05 nel 2014 a 4,18 nel 2023. Anche in questo caso, negli ultimi 10 anni sono aumentate le restrizioni e le sanzioni contro i sindacati. La situazione a Hong Kong rimane tesa, con pressioni sempre più forti sugli attivisti. I sindacati indipendenti e le organizzazioni per la democrazia sono stati sciolti e i sindacalisti sono stati minacciati. In Cina, la repressione delle popolazioni uigure, kazake, turche e musulmane non si placa. Il Paese è stato inoltre segnalato per le violazioni dei diritti dei lavoratori, in particolare nell'industria dell'abbigliamento. Nelle Filippine, in India, Pakistan e Myanmar, gli arresti arbitrari dei lavoratori e le crescenti pressioni sui rappresentanti sindacali stanno limitando l'espressione dei diritti.
Europa
Europa, continente dei diritti umani e della democrazia? Il punteggio del Vecchio Continente è passato da 1,84 nel 2014 a 2,56 nel 2023. Le cause sono da ricercare nelle misure esecutive che limitano il diritto di sciopero e di manifestazione. È il caso del Regno Unito, dove il governo ha cercato di approvare una legge che limita tali diritti. La nazionè è conosciuta anche per le sue pratiche antisindacali e per il mancato rispetto dei contratti collettivi.
In Francia, Paesi Bassi e Belgio il dialogo tra governi e sindacati è sempre più teso. In Turchia, Kazakistan e Bielorussia è la natura stessa del regime politico (che tende all'autocrazia) a limitare o addirittura impedire l'espressione dei diritti dei lavoratori.
Americhe
Nessun continente è stato risparmiato dall'aumento delle restrizioni imposte ai lavoratori. In 10 anni, anche il punteggio delle Americhe è precipitato, passando da 3,16 nel 2014 a 3,52 nel 2023. In questi Paesi, la violenza ha raggiunto livelli senza precedenti, con l'uccisione di alcuni rappresentanti sindacali. È il caso di Brasile, Colombia, Guatemala e Perù dove i datori di lavoro stanno limitando o impedendo la libertà sindacale e del diritto di sciopero. Una situazione simile si registra anche negli Stati Uniti e in Canada.
Cosa ci aspetta tra 10 anni?
Negli ultimi 10 anni siamo andati indietro invece che migliorare. Il diritto di sciopero è stato messo sempre più in discussione. Il diritto alla contrattazione collettiva è stato ridotto. I lavoratori sono sempre meno tutelati, così come il loro accesso alla giustizia. Allo stesso tempo, aumentano le detenzioni e gli arresti arbitrari. Per la CSI, la democrazia è in crisi, a causa di un "metodico smantellamento degli elementi costitutivi della libertà". E mette l'accento sul fatto che una presa di coscienza da parte dei governi, e un cambiamento radicale, siano la chiave per migliorare le condizioni dei lavoratori in tutto il mondo.