Intraprendere una carriera internazionale rappresenta già di per sé una sfida significativa per una donna. Farlo con bambini piccoli al seguito aggiunge un ulteriore livello di complessità. Essere un'espatriata significa spesso non poter contare sul supporto della famiglia, rendendo indispensabile una gestione impeccabile del tempo e l'accesso a un sistema di assistenza all'infanzia flessibile e affidabile. Quali sono gli altri ostacoli che si possono incontrare nel perseguire una carriera all'estero con figli piccoli?
Adattarsi a un nuovo ambiente e prendersi cura dei figli
Una posizione di responsabilità all'estero è di per sé una sfida. Una nuova lingua e una nuova cultura del lavoro, modi diversi di gestione: all'inizio bisogna adattarsi a un sistema diverso e questo richiede tempo ed energia.
Un ulteriore ostacolo, secondo uno studio della Harvard Business Reviews, è rappresentato dai pregiudizi sessisti che alcune donne devono affrontare per veder riconosciute le proprie competenze e il proprio potenziale, soprattutto se vengono trasferite all'estero e devono fare i conti con differenze culturali sul ruolo della donna nel mondo del lavoro e nella società.
Ci sono poi gli aspetti pratici della vita quotidiana in un nuovo Paese. La pressione di adattarsi a nuove norme sociali, di districarsi tra sistemi sconosciuti e di affrontare la barriera linguistica. Se questa fase di adattamento al lavoro e alla vita quotidiana coincide con la necessità di occuparsi di bambini piccoli, il connubio può rivelarsi esplosivo...
Su questo tema specifico, molte madri espatriate testimoniano il peso mentale che provano quando cercano di conciliare una carriera professionale impegnativa con la cura dei figli piccoli.
Nancy, un'espatriata che vive a Hong Kong, responsabile del supporto legale per 13 Paesi asiatici, dice:" Mio marito è fuori casa per la maggior parte del tempo e, anche se godo di una certa flessibilità nell'organizzazione degli orari di lavoro, non riesco a occuparmi dei figli come vorrei. Per fortuna abbiamo trovato una baby-sitter molto affidabile, ma ogni volta che torno a casa tardi perchè trattenuta in ufficio, sono assalita dai sensi di colpa".
Quando i servizi per l'infanzia sono inadeguati
Per le madri espatriate, vivere lontano dalla famiglia e dai parenti significa dover fare tutto da sole, senza quel supporto che può fare la differenza. E trovare posto in un asilo, o in altre strutture dedicate all'infanzia, non è sempre facile, soprattutto in alcune destinazioni. Paesi come Francia, Svizzera, Australia e Giappone devono fare i conti con una carenza cronica di educatori ed educatrici e persino la Svezia, famosa per le sue politiche a misura di famiglia, fatica a tenere il passo. In Germania il problema è ancora più evidente, con un deficit di 400.000 professionisti del settore.
Subentra poi anche un altro problema, ossia che gli orari di apertura/chiusura degli asili non collimano con quelli di una normale giornata lavorativa, obbligando i genitori ad assumere una babysitter o una ragazza alla pari. Per i bambini che vanno già a scuola, l'esigenza è di trovare una persona seria cui affidarli nel pomeriggio e che li possa aiutare nei compiti. E' il caso, ad esempio, della Germania, dove le lezioni terminano di solito alle 13:00.
La cultura genitoriale varia a seconda del Paese
Cercare di costruire una carriera all'estero mentre si crescono bambini piccoli può sembrare del tutto normale, ma non è sempre in linea con le norme culturali di alcuni Paesi.
In Giappone, ad esempio, è ancora comune che le donne lascino il lavoro dopo il matrimonio o la nascita di un figlio. Sebbene la mentalità stia lentamente cambiando, secondo The Economist questi progressi sono ancora in fase embrionale. In Germania, invece, entrambi i genitori possono usufruire di lunghi congedi parentali, grazie a leggi che prevedono fino a 14 mesi da dividere tra madre e padre, o 12 mesi per un genitore single, durante i quali viene garantito un sostegno economico. Di conseguenza, sono poche le madri tedesche che rientrano al lavoro subito dopo il congedo di maternità.
Quando una madre sceglie di tornare al lavoro al termine del congedo stabilito, può scontrarsi con dei pregiudizi. In Germania, ad esempio, il termine “Rabenmutter” (madre corvo) viene spesso usato per descrivere una madre "troppo distaccata" dai figli.
Equilibrio tra lavoro e vita privata: una sfida per le mamme espatriate
Per molte madri espatriate, trovare un equilibrio tra lavoro e vita familiare è complesso. Lisa, ad esempio, vorrebbe passare più tempo in famiglia, ma il lavoro le impone lunghe giornate in ufficio. Nonostante il governo coreano abbia attuato delle politiche per ridurre gli straordinari, le aspettative culturali sono ancora molto radicate e difficili da scardinare.
Una situazione simile si verifica in Giappone e in Cina, dove è normale che i colleghi ti cerchino anche nel fine settimana. Negli Stati Uniti, invece, la cultura del lavoro, fortemente orientata ai risultati, implica orari prolungati e grandi aspettative di produttività, a discapito della sfera personale.
Per le madri espatriate, mantenere un equilibrio sano tra carriera e famiglia richiede non solo una gestione attenta, ma anche la capacità di destreggiarsi tra norme culturali diverse e, talvolta, contrastanti.