Perché alcuni espatriati rinunciano alla loro nazionalità?

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Scritto da Asaël Häzaq il 20 marzo, 2024
Rinunciare alla cittadinanza del Paese d'origine è una decisione importante. Alcuni espatriati possono essere costretti a farlo, mentre per altri è una scelta consapevole, dettata da questioni fiscali o politiche. Indipendentemente dalla situazione personale, si tratta di una questione che richiede un'attenta riflessione.

Accesso alla cittadinanza nel Paese di espatrio

Per alcuni espatriati, rinunciare alla cittadinanza del Paese di nascita è un passaggio obbligato per ottenere quella nello Stato di espatrio. Quando la permanenza all'estero diventa stabile, subentra il desiderio di non sentirsi più come degli stranieri. Parliamo di cittadini che contribuiscono attivamente all'economia del posto dove vivono: lavorano, pagano le tasse e sono ben integrati nella comunità. Malgrado questo, sono soggetti a delle limitazioni come il rinnovo dei permessi di soggiorno, l'impossibilità di votare a livello nazionale e di ricoprire cariche pubbliche. 

La soluzione più semplice?

Risiedere in un Paese che riconosce la doppia cittadinanza, ossia nella nazione d'origine e in quella d'adozione. Questa opzione però non è disponibile dappertutto. Stati come la Germania, i Paesi Bassi, la Norvegia, l'Austria, la Cina e il Giappone vietano la doppia cittadinanza o impongono severe limitazioni. In Germania e nei Paesi Bassi sono in corso delle riforme per concedere la doppia cittadinanza, per le altre destinazioni non resta che rinunciare alla propria.

Il dissenso politico può essere motivo di rinuncia

La rinuncia alla cittadinanza può anche essere un atto politico. Nel 2016, il numero di americani che hanno rinunciato alla propria cittadinanza è salito a 5.411, un aumento significativo rispetto ai 398 del 1998 (Fonte Statista - in base dei dati del Dipartimento statunitense del Tesoro). Durante questo periodo, molti espatriati hanno espresso dissenso per la candidatura di Donald Trump, tagliando i ponti con gli Stati Uniti. Ritenevano che i suoi valori fossero in contrasto con i loro, e temevano che la sua presidenza avrebbe danneggiato il Paese. E' importante però sottolineare che le politiche fiscali introdotte dalla legge FATCA hanno giocato un ruolo significativo in questa ondata di rinunce.

Allo stesso modo, la Brexit ha spinto molti britannici a prendere la cittadinanza del Paese europeo di espatrio, rinunciando alla propria. Perdere la cittadinanza europea significa perdere diritti preziosi, come quello di residenza. Mantenendo la nazionalità britannica oggi incontrerebbero limitazioni nel votare e nel ricoprire cariche all'interno della comunità europee. 

Per protestare contro la Brexit, e mantenere la loro cittadinanza europea, alcuni britannici hanno scelto di rinunciare alla loro nazionalità. Sebbene sia una decisione impegnativa e costosa, nel tempo le richieste non sono diminuite. Solo in Francia, le richieste di cittadinanza francese da parte dei britannici sono aumentate del 254% (Le Monde). In risposta, nel 2018, il Ministero degli Interni del Regno Unito ha alzato il costo della pratica per la rinuncia alla cittadinanza, da 370€ a 427€, per scoraggiare i richiedenti e rimpinguare le casse del governo.

Sfuggire alla burocrazia e agli ostacoli fiscali

La doppia cittadinanza può portare complicazioni impreviste. Nel 2012, un numero significativo di cittadini svizzero-americani ha rinunciato alla cittadinanza statunitense. Se da un lato le nuove leggi fiscali statunitensi erano fonte di preoccupazione, l'ostacolo principale era rappresentato dall'onere amministrativo, in virtù dell'attuazione del FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), una legge volta a combattere l'evasione fiscale.

Il FATCA impone alle istituzioni finanziarie di segnalare i conti dei clienti americani alle autorità fiscali statunitensi. Tale obbligo si estende ai conti detenuti all'estero, alle assicurazioni sulla vita e agli investimenti in società non statunitensi. Il mancato rispetto della normativa fiscale può comportare multe salate. Tutti i cittadini statunitensi sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi, indipendentemente dal fatto che siano soggetti a tassazione o meno, espatriati o no.

Secondo le autorità statunitensi, 5816 cittadini americani hanno rinunciato alla loro cittadinanza nella prima metà del 2020. Il motivo principale che li spinge a questa scelta è la tassazione. Anche le persone esenti dal pagamento delle tasse, rischiano di dover pagare ingenti somme di denaro solo per regolarizzare la loro situazione con il fisco statunitense.

Il calvario degli "americani per caso"

C'è anche una categoria di cittadini che paga un prezzo molto salato per la nazionalità statunitense. Si tratta dei cosiddetti "americani per caso", che sono nati negli Stati Uniti e ci hanno vissuto per poco tempo. Non hanno studiato né lavorato in America. Ci sono solo nati, per poi trasferirsi nel Paese di origine dei genitori. In base alla legge FATCA, sono soggetti al fisco statunitense. Questa situazione fa precipitare molte famiglie in un vero e proprio "inferno fiscale".

Da molti anni le associazioni che difendono questi "americani per caso" denunciano il sistema. La pressione fiscale, esercitata dalle autorità statunitensi, riduce questi cittadini con doppia cittadinanza in situazioni precarie. Rinunciare alla cittadinanza americana diventa l'unica via d'uscita. Ma anche in questo caso, bisogna prima regolarizzare la propria situazione fiscale, espletare le formalità amministrative, pagare un avvocato e infine pagare la procedura di rinuncia alla cittadinanza. Il costo totale è di diverse decine di migliaia di euro. Una somma di cui spesso queste persone non dispongono. Subiscono l'ingiustizia di un sistema "aggressivo" che non tiene conto della loro situazione.

Conclusione

Rinunciare alla propria cittadinanza quando si espatria è una decisione complessa e spesso dolorosa. Le ragioni che spingono a compiere questo passo sono varie. È importante conoscere le conseguenze di questa decisione prima di iniziare il procedimento.

A proposito di Asaël Häzaq

Mikki è un'espatriata che vive in Giappone. Scrive contenuti per Expat.com ed è una blogger appassionata di lifestyle e cultura pop.