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Le riforme economiche della Cina: Una nuova era per gli investitori e i lavoratori stranieri

Lujiazui Business District à Pudong, Shanghai
JoeyCheung / Shutterstock.com
Scritto daAsaël Häzaqil 22 Agosto 2024
Aggiornato daFrancescail 27 Agosto 2024

La Cina sta spalancando le porte alle imprese e ai lavoratori stranieri, con un netto cambio di rotta rispetto alla politica adottata durante la pandemia. L'ultima riforma fa parte di una strategia volta a una massiccia modernizzazione da attuarsi entro il 2029, anno in cui ricorrerà l'80° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Segue un approfondimento.

Incrementare la crescita attraverso le imprese straniere

Nel marzo del 2024, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha invitato la Cina a riformare il suo mercato economico per ringiovanirne l'economia. In quel periodo, il Paese stava affrontando una crisi abitativa senza precedenti e un'elevata disoccupazione giovanile (entrambe le problematiche persistono). Per di più, le imprese straniere non sono tornate in Cina dopo la pandemia. Nel febbraio del 2024, il governo ha diffuso una serie di dati che mostrano come gli investimenti diretti esteri nel 2023 siano stati di soli 33 miliardi di dollari, i più bassi dal 1993. Nel 2021, invece, nonostante una crisi sanitaria che ha sconvolto le economie, gli investimenti stranieri in Cina avevano raggiunto i 350 miliardi di dollari.

Era il 1993 quando la Cina iniziava ad attuare delle riforme per aprirsi a livello internazionale. Nel 2024 ha avviato nuove riforme per rilanciare l'economia, dopo aver inizialmente ignorato gli appelli del FMI. Per giustificare questa nuova posizione, il Partito Comunista Cinese (PCC) si è riunito per la terza sessione plenaria del 20° Comitato Centrale (dal 15 al 18 luglio 2024), sottolineando per prima cosa la sua solida salute economica. Quest'anno punta a una crescita del 5%, anche se la Banca Mondiale prevede un rallentamento dal 5,2% al 4,5%.

Il “piano globale” di riforma del PCC evidenzia diversi obiettivi: creare un ambiente internazionale più favorevole alla “modernizzazione cinese”, rafforzare le partnership con le “imprese esterne”, gestire meglio gli investimenti stranieri, facilitare il commercio internazionale, promuovere “partnership strategiche” con altre potenze e costruire un'economia globale aperta.

Mercato cinese e opportunità per le imprese straniere

La legge sulle società del 2024 rispecchia il vasto piano di riforme attuato dalla Cina. Approvata nel dicembre 2023, ed entrata in vigore il 1° luglio 2024, questa legge mette in ombra le altre disposizioni riguardanti le società e diventa il documento di riferimento. Il suo obiettivo è quello di facilitare le transazioni commerciali (anche per le società straniere), semplificare le procedure amministrative, proteggere i diritti e gli interessi degli investitori e migliorare le regole di governance. La Cina vuole inviare un messaggio forte alle aziende straniere: è sensibile ai rapidi sviluppi del mercato e può offrire alle aziende straniere un ambiente favorevole alla loro crescita.

La società di software NielsenIQ ha recepito il messaggio. Tracey Massey, la COO, afferma che la Cina è uno tra i mercati più "strategici". A suo dire, le riforme contribuiscono alla crescita delle aziende straniere in Cina e alla crescita cinese nel mondo. Essendo presente sul mercato cinese da 40 anni, NielsenIQ afferma di aver contribuito al successo della maggior parte delle aziende Fortune Global 500.

Wuxi, una città vicina a Shanghai, è uno dei simboli dell'ambizione cinese. Secondo i dati ufficiali, Wuxi ospita più di 7.200 aziende straniere. Più di 200 sono sostenute da aziende appartenenti alla lista Fortune Global 500 e quotate in borsa. Più che una semplice vetrina, Wuxi rappresenta lo sforzo della Cina di aprirsi a livello internazionale. A maggio, l'azienda belga Barco (intrattenimento, salute) ha aperto delle sedi a Wuxi. A luglio 2023, Panasonic ha aperto negozi in loco, seguita da Schneider Electric (novembre 2023) e da Bridgestone (febbraio 2024). Anche AstraZeneca e il leader saudita dell'energia verde Envision Group stanno pensando a Wuxi.

La Cina può aspettarsi un ritorno massiccio di lavoratori stranieri?

Secondo il Ministero del Commercio cinese, tra gennaio e febbraio 2024 sono state fondate 7.160 imprese finanziate da stranieri. Si tratta del 34,9% in più rispetto all'anno precedente e del livello più alto da quando è iniziata la pandemia. Secondo un rapporto della Camera di Commercio tedesca in Cina, pubblicato a gennaio, il 90% delle aziende tedesche interpellate prevede di continuare a svolgere la propria attività in Cina. Oltre la metà di esse intende aumentare i propri investimenti in Cina nei prossimi due anni.

Più di 5.000 aziende tedesche hanno attualmente sede in Cina, oltre a quelle francesi (più di 2.100), americane (8.619) e giapponesi (più di 13.700). Le aziende straniere non puntano più solo sulle grandi città, ma anche su quelle di medie e piccole dimensioni per sfruttare al meglio il mercato cinese.

Le riforme intraprese dalla Cina possono rappresentare nuove opportunità per i professionisti stranieri? Molti hanno lasciato il Paese, frustrati dalla politica zero-COVID. Da allora le restrizioni sono state tolte, ma i lavoratori stranieri faticano a tornare. La Cina ha anche allentato la sua politica sui visti, ha promesso sgravi fiscali per gli investitori stranieri e ha rivolto inviti agli studenti stranieri, con pochi risultati. Nel 2023, un'indagine della Camera di Commercio Europea in Cina ha rivelato che i lavoratori stranieri rappresentavano solo il 10% dei dipendenti della maggior parte delle aziende straniere in Cina. Il 2024 è iniziato con la stessa tendenza. Le aziende straniere si stanno rivolgendo sempre più ai locali, e questa è proprio una delle strategie del governo.

Le riforme della Cina devono essere gestite con cautela

La mancanza di lavoratori espatriati ostacola la crescita delle imprese straniere in Cina. Dato che questa tipologia di impiegati fa da collante tra la sede centrale dell'azienda e la sede in Cina, la loro presenza è fondamentale per comprendere il mercato locale e adattare le strategie aziendali. Mentre attendono il ritorno degli espatriati, le aziende straniere tentano di gestire i costi. Alcune ritengono che gli sforzi del governo non bastino. Altre sottolineano l'incoerenza di uno Stato che apre le porte agli stranieri e al tempo stesso mostra segni di chiusura: rafforzamento della legge anti-spionaggio che viola le libertà fondamentali e impedisce la conclusione di affari comunque legali, perquisizioni e chiusure di aziende straniere senza un motivo chiaro...

Alla fine, le aziende straniere sono combattute. Da un lato, il mercato cinese offre reali opportunità di crescita. Dall'altro, rappresenta un'intensificazione della concorrenza, come nel caso dei veicoli elettrici. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, il 45% delle auto elettriche prodotte quest'anno sarà cinese. La Cina supera l'Europa (25%) e il suo principale rivale americano (11%). I leader storici dell'industria automobilistica (Germania, Giappone e Stati Uniti) non caldeggiano investimenti in Cina (il Paese non ne ha bisogno), e invocano misure protezionistiche per frenare l'espansione cinese.
Nel frattempo, Pechino continua la sua politica di modernizzazione. La riforma per attirare i capitali stranieri fa parte di un pacchetto di 300 misure “fondamentali”. Il PCC afferma che le porterà tutte a termine entro l'80° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

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A proposito di

Mikki è un'espatriata che vive in Giappone. Scrive contenuti per Expat.com ed è una blogger appassionata di lifestyle e cultura pop.

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