È importante ricordare che espatriare con una disabilità è possibile. Molti Paesi stanno introducendo politiche più inclusive, come la Francia, che ha approfittato dei Giochi Olimpici per accelerare l'aggiornamento delle sue infrastrutture. Tuttavia, così come Parigi, molte città restano poco accessibili agli espatriati con disabilità. A questo si aggiungono altri problemi: visti, assicurazione sanitaria, previdenza sociale, ecc. Come si fa a espatriare avendo una disabilità? A cosa devi fare attenzione?
Ottenere un visto quando si ha una disabilità: un percorso a ostacoli
E' la paura più grande di chi ha una disabilità: non riuscire a ottenere un visto per l'espatrio. Il caso più lampante è quello dell'Australia che ha sviluppato una politica contro la discriminazione delle persone con un handicap e allo stesso tempo mette dei paletti a quelle che vogliono immigrare sul suo territorio.
L'Australia limita l'immigrazione delle persone con disabilità
Nella sua Strategia contro la disabilità (Australian Disability Strategy), il governo mira a creare una “società inclusiva”. Il piano vuole garantire gli stessi diritti agli individui, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno una disabilità. Si concentra sulle sfere meno accessibili alle persone con disabilità come il lavoro, la casa e i diritti. La strategia fa riferimento alla legge del 1992, che dichiara l'illegalità di qualsiasi discriminazione basata sulla disabilità.
Questa legge, però, non si applica agli immigrati. L'Australia fa parte di una cerchia ristretta di destinazioni che limita l'immigrazione di persone con disabilità. La Nuova Zelanda ha un sistema simile, ma meno restrittivo di quello australiano. Nello specifico, la legge australiana non concede visti agli individui che necessitano di cure mediche che superano gli 86.000 AUD (57.000 dollari) nell'arco di 10 anni.
Le richieste di visto vengono respinte indipendentemente dalla durata del soggiorno nel Paese, o dalla disponibilità finanziaria del candidato. Di recente, ad esempio, l'Australia ha rifiutato la richiesta di visto per un bambino, nato sul territorio, da genitori stranieri. Il bambino è disabile e le sue cure mediche superano la soglia stabilita dalla legge. Nonostante i genitori siano immigrati in Australia quasi 10 anni fa, e abbiano un'assicurazione privata, la loro richiesta di visto non è stata accolta. Altri espatriati, o aspiranti tali, vivono situazioni simili.
Gli esperti ritengono che vietare l'immigrazione di persone con disabilità equivalga a considerare gli australiani con disabilità come persone non gradite, e si battono attivamente per una revisione della legge.
Altri Paesi che ostacolano l'immigrazione delle persone con disabilità
Nel 2023, Amnesty International ha lanciato un nuovo allarme. L'organizzazione internazionale ha criticato Australia, Nuova Zelanda e Canada per le loro politiche. Come già detto, l'Australia viene regolarmente additata per la sua politica restrittiva nei confronti delle persone con disabilità. La Nuova Zelanda è sullo stesso piano: l'ingresso di un immigrato con disabilità può essere rifiutato se rappresenta un "costo elevato per il sistema sanitario". Il governo neozelandese stabilisce dei “costi sanitari” che non devono essere superati ed esclude automaticamente le categorie di richiedenti con condizioni ritenute “troppo onerose”. Le disabilità fisiche e mentali, i disturbi dello spettro autistico e la paralisi cerebrale sono particolarmente bersagliate.
Il modus operandi del Canada è forse meno noto di quello dell'Australia, ma altrettanto limitante. La legge canadese sull'immigrazione e la protezione dei rifugiati prevede l'interdizione per motivi di salute. Riconosce tre casi che giustificano il rifiuto/annullamento di un visto/permesso di soggiorno: “pericolo per la salute pubblica” (malattia infettiva, ecc.), “pericolo per la sicurezza pubblica” (l'espatriato perde improvvisamente le capacità mentali e/o fisiche, diventa imprevedibile e/o violento) e l'“eccessiva necessità di servizi sanitari o sociali”. A differenza dell'Australia, però, la legge canadese prevede delle eccezioni per alcune categorie di richiedenti, come ad esempio le famiglie (figli a carico, coniugi e partner di fatto, ecc.).
Espatrio e disabilità: a cosa fare attenzione?
In linea di principio, chiunque può trasferirsi in un altro Paese se soddisfa le condizioni per ottenere un visto, un permesso di soggiorno, ecc. La disabilità non costituisce un ostacolo all'espatrio. In pratica, le persone con disabilità devono affrontare molti ostacoli, a partire dalle restrizioni sui visti.
Visto, permesso di soggiorno e legislazione
Prima di fare qualsiasi progetto, è importante informarsi sulle procedure per i visti e i permessi di soggiorno. Ci sono restrizioni sul visto che hai scelto? Se sì, a quali categorie di persone sono rivolte? Sono previsti divieti di ingresso a causa di una particolare disabilità? Sebbene la maggior parte delle nazioni evidenzi gli sforzi fatti per l'inclusione e la lotta contro la discriminazione, in realtà le persone con disabilità possono trovarsi di fronte a un “muro amministrativo”, soprattutto se il loro caso è considerato “grave”.
Assicurazione sanitaria
Qual è il livello di copertura previsto nel Paese ospitante? Le cure sono rimborsate come in quello d'origine? Quali criteri vengono utilizzati per determinare l'importo del rimborso? Queste sono solo alcune delle domande che ti devi fare per prepararti all'espatrio se hai una disabilità. Come l'Australia, alcuni Stati rifiutano le domande dei richiedenti con una patologia medica “troppo costosa”. Può trattarsi di esami medici obbligatori, da fare durante la procedura di immigrazione.
Devi essere sicuro che il sistema sanitario del Paese ospitante copra le spese mediche legate alla tua condizione. Alcuni impongono ai soggetti interessati il pagamento dell'eccedenza, qualora raggiungano il livello massimo di copertura. Altri rifiutano le domande che superano i massimali, anche se il richiedente o la sua famiglia possono permettersi di pagare il costo aggiuntivo dell'assistenza (è il caso dell'Australia).
Assistenza e previdenza sociale
Fai attenzione a questo punto perché in molti casi gli aiuti dipendono dal luogo di residenza. Nel momento in cui una persona si trasferisce all'estero perde il diritto all'assistenza e alla previdenza sociale.
È il caso della Francia: una persona che percepisce l'assegno per adulti disabili (AAH), lo perde quando si trasferisce all'estero. Il governo francese fa un'eccezione per gli espatriati che studiano all'estero. Anche in questo caso, però, bisogna informarsi se il Paese ospitante fornisce assistenza alle persone con disabilità e se questa assistenza è disponibile per gli stranieri (il sussidio per la casa, ad esempio).
Espatriare con una disabilità: quali sono i Paesi più accoglienti?
C'è ancora molta strada da fare per rendere le città davvero accessibili alle persone con disabilità. Gli Stati approvano leggi che non sempre vengono rispettate. Le nuove costruzioni urbane non tengono sufficientemente conto delle disabilità (strade troppo strette, assenza di segnaletica stradale, di semafori sonori, ecc.). Per fortuna, ci sono alcune destinazioni che si sforzano più di altre per promuovere l'inclusione. Nel 2024, Edmonton, Toronto, Montreal, Winnipeg (Canada), Dubai (Emirati Arabi Uniti), Stoccolma (Svezia), Berlino (Germania), Tokyo, Osaka (Giappone) e Barcellona (Spagna) si sono classificate come le città più accessibili in termini di infrastrutture.
Le cose si muovono lentamente. In Canada, la provincia dell'Ontario punta ad essere accessibile al 100% entro il 2025. La Nuova Scozia, che ha il più alto numero di persone con disabilità, vuole vincere la sfida entro il 2030. Nel 2021, l'Unione Europea ha adottato un nuovo piano (2021-2030) per “migliorare la vita delle persone con disabilità in Europa e nel mondo”. Nel settembre 2023, l'Unione Europea ha messo a disposizione delle persone con disabilità due nuove versioni della tessera Europea per la Disabilità e della tessera Europea per il Parcheggio. Il numero delle persone con disabilità che si batte per una maggiore inclusione cresce ogni giorno.
Le associazioni seguono le loro orme per garantire che le promesse dei governi si traducano in azioni concrete.
Link utili:
Welcoming Disability: un'organizzazione che fa pressione sul governo australiano affinché riveda la legge sull'immigrazione per le persone con disabilità.
Americans with Disabilities Act (ADA): informazioni per le persone con disabilità negli Stati Uniti