Ciao Vincenzo, grazie per averci concesso un po' del tuo tempo per l'intervista. Vivi in Qatar dal giugno dell'anno scorso ma so che hai viaggiato molto, ti va di raccontarci un po' della tua esperienza trascorsa all'estero fino ad oggi?
Ho viaggiato in 27 Paesi nel mondo principalmente per turismo per periodi più o meno lunghi.Ho vissuto lavorando per una piccola realtà editoriale per qualche mese a Parigi ma il punto di svolta nella mia vita è stato sicuramente il viaggio di studi che ho compiuto nel 2012 per frequentare una scuola di Business English negli Stati Uniti. In quel contesto ho maturato la volontà di sperimentare una esperienza di lavoro in un contesto internazionale.
Negli USA ho anche frequentato alcuni corsi nelle università della California.
Lavori nel settore Oil&Gas, qual è il percorso di studi che hai intrapreso per poter svolgere questo lavoro?
Io mi occupo di Internal Audit ma sono laureato in legge con il massimo dei voti a Torino. Finiti gli studi ho svolto la pratica professionale e al contempo ho iniziato a lavorare nell'Internal Audit di un grande gruppo industriale Italiano.
Dopo qualche anno mi sono trasferito a Genova per lavorare in un altro gruppo industriale operante nel mondo dell'oil & gas e dell'energia.
Tecnicamente il mio background non è quello ideale per svolgere la professione dell'Internal Audit ma considerando la mia giovane età quando ho iniziato (24 anni, laureato a 23), ho supplito alle lacune con l'esperienza sul campo.
Se una persona che ha conseguito il tuo stesso titolo di studi volesse intraprendere una carriera nel settore Oil&Gas, che suggerimenti gli daresti? Da dove cominciare?
Un laureato in legge ha maggiori occasioni di lavoro in un'azienda oil & gas negli uffici legali. Sicuramente il punto di partenza è un ottimo curriculum accademico perché sono aziende gigantesche che ricercano personale solo altamente qualificato data le specificità del mondo nel quale operano.
Chiaramente per lavorare in tali contesti si devono amare determinati temi tecnici che non sono trattati nelle aule di università in particolare mi riferisco alla contrattualistica internazionale nello specifico settore di business.
Il mio lavoro è molto diverso, in breve posso dire che nella mia attività mi occupo di offrire al management gli strumenti e le soluzioni per migliorare in termini di efficacia ed efficienza la direzione dell'impresa.
Qual'è stato, per te, l'aspetto più difficile da sormontare legato al trasferimento in Qatar?
Al momento di lasciare l'Italia non ho avvertito particolari difficoltà anche perché avevo maturato la consapevolezza e la volontà di intraprendere quest'avventura. All'arrivo poi la difficoltà è stata legata al Ramadan perché durante tale festività ogni incombenza burocratica viene rallentata dai ridotti orari di lavoro del personale delle amministrazioni pubbliche.
Mi potresti raccontare le tue prime impressioni sul Paese?
Il Qatar non esiste. Esiste Doha. Non esiste paesaggio se si esclude il deserto e la costa che dove non è sfruttata per siti industriali è completamente abbandonata. Sono arrivato a ridosso del Ramadan, l'impatto è stato forte. Anche per via del caldo che in estate (da aprile a novembre) è davvero senza scampo.
Paese che vai, usanze che trovi: c'è un'abitudine locale che ti ha maggiormente colpito?
Il Ramadan. Assolutamente l'aspetto più scioccante. Durante il mese santo dall'alba al tramonto è vietato mangiare, bere, fumare in pubblico. A tutti. Anche in ufficio per bere un sorso d'acqua o pranzare devo chiudere la porta. I locali non servono alcolici tutto il mese, l'unico store (governativo) che li vende (a chi ha licenza governativa) è chiuso. Nessun locale può suonare musica. I ristoranti sono chiusi dall'alba al tramonto. Dopo la preghiera della sera la città esplode e rimane viva e congestionata, fino alla preghiera del mattino. È in definitiva un'esperienza incredibile e può essere scioccante.
Gli aspetti che più ti soddisfano della tua vita attuale...
Il lavoro. Lavoro in una grande azienda e sono soddisfatto di quello che faccio. L'internazionalità. Lavoro in un dipartimento con 45 persone di 18 nazionalità diverse e in città ci sono persone da ogni angolo del mondo anche il più remoto.
È stato facile ottenere un permesso di lavoro? Potresti darci qualche informazione basata sulla tua esperienza?
Io sono stato selezionato da un cacciatore di teste. Non ho mai mandato un cv e di tutto ciò che riguarda i permessi di soggiorno se n'è occupato il mio datore di lavoro.
In generale è impossibile trovare lavoro in Qatar. Bisogna arrivare con un visto di lavoro. Ha delle regole molto rigide. Il datore di lavoro è lo sponsor. Se perdi il lavoro, vieni accompagnato all'aeroporto. Per fare impresa è necessario avere un socio Qatarino al 51 % che funge da sponsor. Come è facile intuire, tali regole limitano l'accesso al mercato del lavoro a personale selezionato dalle aziende.
Qual'è il modo migliore per cercare alloggio in città: consultare siti immobiliari on-line, annunci sui quotidiani...cosa ci consigli?
Assolutamente i siti internet. In Qatar non esistono i piccoli proprietari che affittano l'appartamento. Sono società che costruiscono e affittano interi quartieri. Gli affitti per vivere in posti decorosi per gli standard di noi occidentali sono davvero alti. Un appartamento camera e cucina in un bel quartiere può costare 3000 euro al mese.
La sanità in Qatar come funziona? Hai stipulato un'assicurazione sanitaria privata prima di lasciare l'Italia?
Per fortuna non ho testato l'assistenza sanitaria. Il mio datore di lavoro l'ha stipulata per me. Esistono strutture pubbliche e private. Il personale medico e paramedico presente in queste strutture viene da ogni parte del mondo.
Sottolineo che per le strutture sanitarie come nelle scuole vige la rigorosa separazione dei sessi.
A fronte della tua esperienza, c'è un qualcosa che è assolutamente necessario fare prima della partenza ( ad esempio stipulare un'assicurazione sanitaria privata) oppure portare con sè dall'Italia ( tipo prodotti che lì non si trovano)?
Sicuramente avere un contratto di lavoro con un'azienda seria e verificare i termini dell'assicurazione sanitaria. Prima di arrivare in un paese come il Qatar, a mio parere bisogna valutare molto attentamente le offerte economiche perché è un Paese molto caro e molto lontano dal mondo Occidentale non solo geograficamente.
Se dovessi fare un bilancio di questi mesi passati fuori dall'Italia, sei soddisfatto della scelta presa? C'è qualcosa che, con il senno di poi, faresti diversamente?
Una bella canzone francese canta "No rien de rien, Je ne regrette rien". Si assolutamente sono soddisfatto ma sottolineo che è un'esperienza molto difficile dal punto di vista umano perché il Qatar è uno stato Islamico conservatore e tradizionalista a 6000 km dall'Europa. Per vivere qui bisogna essere focalizzati sul lavoro e non avere grilli per la testa perché qui se si sbaglia si va a casa; se bevi un bicchiere e ti metti alla guida non c'è l'etilometro, si va a casa. Se il tuo datore di lavoro non gradisce te, il tuo operato o le tue abitudini, si va a casa. Non esistono sindacati e tutele. Questo vorrei fosse chiaro. Non è un Paese in cui ci si arriva per caso. E non è un Paese in cui ci si può vivere per sempre. Gli stranieri non diventano mai cittadini. Non possono nemmeno avvicinare le donne Qatarine (quindi basta per favore con le favole sullo sposare la figlia di qualche sceicco) e comunque a 60 anni devi lasciare il Paese salvo permesso firmato da Sua Altezza l'Emiro in persona. Le regole che ci sono qui sono tremendamente forti perchè si deve tutelare una ricchezza (il Qatar è il terzo produttore al mondo di gas) concentrato in uno Stato più piccolo della Basilicata nel quale i locali sono una minoranza. Su circa 2 milioni di abitanti i Qatarini sono 400 mila. In conclusione, leggo troppo spesso domande di chi vuole venire in Qatar a fare il lavoro che fa in Italia. In Qatar i lavori come il parrucchiere, l'idraulico o il meccanico li fa una manovalanza che viene pagata al mese quanto in Italia si spende in pizzeria in una sera.