Missioni di lavoro all'estero: pari opportunità tra uomo e donna?

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Scritto da Katharina von Knobloch il 21 marzo, 2022
Anche se la percentuale di donne espatriate è in crescita, siamo ancora lontani dalla parità di genere. A cosa è riconducibile questa tendenza? I ricercatori affermano che, a partire dagli anni 80, all'interno delle aziende si è creato il cosiddetto effetto soffitto di vetro, ossia un insieme di barriere sociali, culturali e psicologiche che ostacolano le donne che vogliono fare carriera all'estero. Abbiamo parlato con alcune di loro che ci hanno raccontato la loro esperienza.

Donne espatriate: con quali barriere si scontrano?

Il dibattito sull'uguaglianza di genere nelle posizioni di leadership non si placa e la realtà dei fatti è che le donne non hanno ancora il giusto riconoscimento quando si tratta di ricoprire incarichi internazionali. Le donne sono ancora sottorappresentate e le loro carriere a volte faticano a decollare, a causa di diversi ostacoli.
Van den Bergh e Du Plessis, due noti studiosi nel settore, affermano: "Le donne che vogliono intraprendere una carriera all'estero sono vittime di stereotipi e, per liberarsene, devono in primis sfondare il soffitto di vetro imposto nel loro paese d'origine".

Le ricerche evidenziano che questo soffitto di vetro, ramificato a livello globale, è difficile da rompere. Le ragioni per cui le donne espatriate non hanno la stessa probabilità degli uomini di avere una carriera di successo all'estero sono diverse.
Uno dei motivi sarebbe riconducibile al fatto che le aziende sono ancora riluttanti ad inviare le donne all'estero per ricoprire ruoli direttivi. Gli incarichi internazionali pesano sul bilancio di un'azienda e le donne sono spesso viste come un investimento rischioso.
I fattori di rischio addotti dai datori di lavoro sono legati ai pericoli che possono minare la loro sicurezza personale, alla permanenza prolungata in Paesi in via di sviluppo, al possibile insorgere di stati d'animo di solitudine o a reazioni negative da parte di superiori, subordinati, clienti e colleghi nel rapportarsi ad un capo donna.

Di quali pregiudizi soffrono le donne espatriate?

Molti studi dimostrano che le donne espatriate subiscono l'autoritarismo maschile. In generale, i manager uomini sono chiamati a giudicare i requisiti delle colleghe donne. Alcuni degli scogli con cui si scontrano le donne nel processo di selezione per ricoprire una posizione all'estero sono:

  • Un duro processo di selezione e di formazione 
  • I pregiudizi dei dirigenti
  • L'esclusione delle donne dai circuiti sociali sia formali che informali
  • Il fatto che le posizioni da ricoprire presuppongono che la candidata sia in possesso di un forte potere all'interno dell'azienda

Le donne quindi incontrano degli ostacoli ancora prima di avere la possibilità di mettersi alla prova. Tuttavia, quando si mettono a confronto le prestazioni delle donne con quelle degli uomini, nell'ambito di incarichi internazionali, la realtà è diversa. Diverse ricerche rivelano che le donne espatriate hanno livelli significativamente più elevati di interazione e di adattamento sia in ambito lavorativo che nella vita in generale.

In che modo le donne affrontano questi pregiudizi?

Per avere un riscontro diretto, ho intervistato 30 donne che hanno fatto carriera all'estero riuscendo a superare i vari ostacoli con i quali si sono scontrate.
Mentre alcune di loro mettono l'accento sulla neutralità di genere nel settore in cui operano (ad esempio nel settore bancario e turistico) altre dicono di avere subito discriminazioni e di aver fatto prova di rigore e di perseveranza per superarle, tanto era forte il loro desiderio di vivere all'estero.
La maggior parte di loro ha comunque subito una qualche forma di discriminazione in un modo o nell'altro, ad esempio:

  • Pregiudizi da parte della direzione quanto alle loro capacità di ricoprire quella posizione
  • Pacchetto di espatrio meno vantaggioso rispetto al collega maschio che svolge lo stesso incarico
  • Destinazioni, progetti o clienti meno interessanti rispetto ai colleghi uomini
  • Dopo il rimpatrio, condizioni contrattuali meno interessanti 
  • In generale, carriere più stagnanti rispetto agli uomini dopo l'espatrio
  • Molte donne hanno fatto sapere che, prima di poter iniziare a operare in azienda, si sono dovute guadagnare il rispetto dei colleghi. Sono state costrette a investire più tempo e fatica rispetto ai colleghi maschi, assegnati alla stessa posizione.

Queste sono le loro testimonianze:

“Gli uomini tendono a fare carriera più velocemente delle donne. Da  esperta in risorse umane, posso confermare l'esistenza di questo soffitto di vetro di cui si parla così spesso nel caso di incarichi internazionali. Ho riscontrato però che questo fenomeno è meno presente tra le donne che scelgono di trovare un lavoro all'estero da sole».

“Gli uomini tendono a fare carriera più velocemente delle donne. Da  esperta in risorse umane, posso confermare l'esistenza di questo soffitto di vetro di cui si parla così spesso nel caso di incarichi internazionali. Ho riscontrato però che questo fenomeno è meno presente tra le donne che scelgono di trovare, da sole, un lavoro all'estero”.

“La questione riguarda la tipologia di posizioni lavorative che ti vengono offerte come professionista all'estero. Ho la sensazione che, in quanto donna, certe destinazioni e certi incarichi mi siano preclusi a priori".

“La mia azienda ha preferito inviare all'estero dei dipendenti maschi senza famiglia, giustificando la loro scelta nel fatto che costassero meno rispetto a me che sono madre. Ci sono però dei miei colleghi che guadagnano molto di più di quello che mi è stato offerto. In base alla mia esperienza, posso dire che i contratti di chi viene assegnato a posizioni estere, variano considerevolmente tra uomo e donna".

“Mi è stato rifiutato un incarico a Londra per questione di costi. Oggi la posizione è occupata da un uomo che prende l'aereo ogni fine settimana per rientrare a casa e vive in un grande appartamento così la famiglia può fargli visita regolarmente".

Come superare gli ostacoli?

Non tutte le donne hanno dovuto fare i conti con gli ostacoli legati al riconoscimento delle loro capacità in ambito lavorativo. Ho cercato di individuarne le ragioni e ho riscontrato che le donne che ne sono scampate sono quelle che si sono interfacciate con settori  ed industrie più paritarie, come ad esempio quello bancario e del turismo. Oppure si tratta di professioniste che iniziano un'attività per conto proprio.

E per quel che ti riguarda, qual è la tua esperienza lavorativa all'estero come donna espatriata? Non esitare a raccontarcelo lasciando un commento qui sotto.
 

A proposito di Katharina von Knobloch

I am a certified coach with a focus on Expat (Partner) Career Support. In my coachings and publications on sharethelove.blog, I am empowering women around the world to gain clarity on how to re-enter the workforce abroad or back home after maternity leave. Currently based in Germany, I have lived and worked in Taiwan, USA (Chicago), Spain, and the UK. If you are curious to know more about career coaching please do not hesitate to reach out via info@sharethelove.blog