Con l'invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite e la carenza di manodopera, si ridisegna la mappa dell'immigrazione globale. I Paesi emergenti sono sempre più gettonati tra i lavoratori stranieri. Scopri quali sono le nuove destinazioni che attirano forza lavoro da tutto il mondo.
Immigrazione: destinazioni emergenti
Mentre le terre storiche dell'immigrazione (Stati Uniti, Canada, Francia...) rimangono popolari tra gli aspiranti espatriati nonostante l'inasprimento delle loro politiche, altri Paesi stanno emergendo. Tradizionalmente terra di emigrazione, la Spagna è diventata terra di immigrazione. Il Paese ha una popolazione di 48,61 milioni di abitanti, di cui 9,03 milioni sono nati all'estero. Nel 2023, il 42% dei 749.000 posti di lavoro disponibili è stato occupato da stranieri. Gli immigrati sono diventati indispensabili per l'economia spagnola che, come altri territori, risente dell'invecchiamento della popolazione, del calo del tasso di natalità e della fuga dei talenti. Nel 2022, più di 400.000 spagnoli qualificati hanno lasciato il Paese. Altre "nuove terre di immigrazione" stanno vivendo situazioni simili.
Lussemburgo
Cresce il numero di espatriati che si trasferiscono in Lussemburgo. Secondo i dati ufficiali, il 47,3% della popolazione non ha la cittadinanza lussemburghese (su 672.050 abitanti, dato 2024). Gli immigrati in Lussemburgo provengono principalmente dall'Unione Europea (UE). Secondo i dati ufficiali, ci sono 93.659 portoghesi (14,5% della popolazione totale), 49.071 francesi (7,6%), 23.881 italiani (3,7%), 19.692 belgi (3,1%) e 12.906 tedeschi (2%). Si stabiliscono principalmente nella città di Lussemburgo (70%), meno nelle zone rurali (circa il 20%). Terra di emigrazione, il Lussemburgo è diventato un Paese di accoglienza. Lo sviluppo della sua economia nella seconda metà del XX secolo (in particolare nel settore finanziario) ha attirato e continua ad attirare talenti stranieri.
Ma la vita nel Granducato non è tutta rose e fiori. Secondo le testimonianze degli espatriati, il costo della vita (in particolare gli affitti) e i ritmi frenetici possono spingere le persone ad andarsene. Alcuni stranieri preferiscono rinunciare a uno stipendio competitivo e lasciano il Lussemburgo, per ritrovare il proprio equilibrio. I lussemburghesi stanno seguendo l'esempio. Le cifre sono contenute, ma rivelano una tendenza che secondo gli osservatori potrebbe consolidarsi. Nel 2023, più di 3.000 lussemburghesi hanno lasciato il territorio nazionale per trasferirsi in Belgio e in Francia. Il motivo principale della partenza sono gli affitti troppo alti.
Liechtenstein
Il Liechtenstein è un Paese poco conosciuto, soprattutto se paragonato alle classiche destinazioni di immigrazione, ma conta comunque un gran numero di stranieri. Secondo i dati ufficiali pubblicati nel 2021, gli immigrati rappresentano 1/3 della popolazione totale (39.315 abitanti). La maggior parte sono europei: svizzeri, austriaci, tedeschi e italiani. Possono contare su accordi europei (accordi dello Spazio Economico Europeo - SEE) basati su un sistema di quote che prevede il rilascio di 72 permessi su base annuale.
I cittadini SEE ottengono il permesso di soggiorno per sorteggio o per decisione del governo, che però non è obbligato a rilasciarlo. In realtà, le norme sull'immigrazione in Liechtenstein sono molto rigide. La legislazione vieta ai lavoratori stranieri di risiedere nel Paese, anche se hanno un contratto locale. Gli stranieri lavorano nei settori chiave dell'economia come manifattura, edilizia e finanza.
Portogallo: terra di emigrazione e immigrazione
Negli ultimi anni, il Portogallo si è imposto come destinazione di punta per l'immigrazione. I dati pubblicati nel gennaio 2023 dal Servizio di Frontiera per gli Stranieri (SEF) confermano l'aumento del numero di stranieri. Una crescita che si mantiene costante dal 2016. La crisi sanitaria non ha frenato la tendenza. Il Portogallo attira nomadi digitali, tra cui molti lusofoni. I brasiliani sono la comunità straniera più numerosa in Portogallo (233.138 nel 2023), superando di gran lunga i britannici (36.639) cui seguono capoverdiani (35.744), indiani (34.232), italiani (33.707), angolani (30.417) e francesi (27.614). Ucraini, rumeni e nepalesi costituiscono le altre tre principali comunità straniere in Portogallo. Anche gli americani sono sempre più attratti dal costo e dalla qualità della vita in Portogallo.
Nel luglio 2022, il governo portoghese ha allentato le regole sull'immigrazione per attrarre più talenti stranieri, in particolare i nomadi digitali. Il Parlamento ha approvato una nuova legge sull'immigrazione che prevede un visto temporaneo di 120 giorni (prorogabile di altri 60 giorni) per chi cerca lavoro. Il 21 luglio è stata introdotta una misura per facilitare le formalità di rilascio del visto per i nomadi digitali. A settembre, una nuova disposizione accelera il rilascio del visto per i cittadini della Comunità dei Paesi di lingua portoghese (CPLP), che comprende Brasile e Angola.
Secondo l'esecutivo, queste misure sono essenziali per contrastare la carenza di manodopera. Il Portogallo è una destinazione apprezzata a livello internazionale. Gli espatriati ne lodano lo stile di vita, la politica fiscale vantaggiosa e le prospettive di carriera nei settori delle energie rinnovabili, della sanità, dell'istruzione, dell'industria e della tecnologia digitale.
Regole più severe sull'immigrazione
Nel 2023, però, sono iniziati i problemi. Gli abitanti del luogo, esasperati dalla crisi immobiliare, accusano gli espatriati di far lievitare i prezzi. Nonostante le politiche di immigrazione siano tra le più aperte dell'UE, il Paese è precipitato in una crisi politica, seguita dalle elezioni legislative del 10 marzo 2024. A giugno, il nuovo governo ha annunciato un piano per inasprire le regole sull'immigrazione. All'ordine del giorno: la fine della normativa che prevede l'ingresso nel Paese con un visto turistico per poi richiedere un permesso di soggiorno. Questa misura porrà un freno all'immigrazione? I portoghesi, dal canto loro, continuano a lasciare il territorio. Come la Spagna, anche il Portogallo è un Paese di emigrazione. I giovani laureati sono i primi ad andarsene: ingegneri, ricercatori, insegnanti, ecc. Secondo i dati dell'Osservatorio Portoghese dell'Emigrazione, 60.000 di loro vivevano all'estero nel 2021; le cifre non sono in calo, nonostante la ripresa economica.
Mauritius e immigrazione
Secondo il Ministero del Lavoro di Mauritius, a maggio 2024, i permessi di lavoro emessi a stranieri erano 44.043, di cui 21.411 nel settore manifatturiero e 15.284 in quello edile. I permessi di lavoro vengono rilasciati tenendo conto della situazione economica, allo scopo di favorire la crescita del Paese.
Una delle novità principali è stata l'eliminazione delle quote di manodopera straniera nel bilancio 2024/2025, che in precedenza consentiva l'assunzione di un lavoratore straniero ogni tre dipendenti mauriziani.
Presentato il 7 giugno 2024, il nuovo bilancio elimina le quote in settori specifici come l'industria manifatturiera, la gioielleria e l'area del porto franco, che non sono soggetti ai controlli standard. Questo cambiamento ha un impatto anche sui settori dell'informatica (IT) e del Business Process Outsourcing (BPO), che prevedono la gestione di alcuni processi interni attraverso fornitori specializzati. Altre riforme mirano a semplificare l'assunzione di personale straniero nel settore agricolo: il processo di rilascio dei permessi di lavoro sarà snellito e non durerà più di tre settimane, mentre il periodo di validità dei permessi per il settore manifatturiero sarà esteso fino a 10 anni.
Sebbene Mauritius sia una delle destinazioni preferite dagli espatriati europei, la forza lavoro straniera è costituita principalmente da bangladesi, indiani e malgasci. Nell'ottobre del 2021, questi gruppi detenevano rispettivamente 13.385, 5.596 e 2.424 permessi di lavoro in corso di validità.
Il mercato del lavoro mauriziano ad un bivio
Per il Ministero del Lavoro mauriziano, la dipendenza dalla manodopera straniera è inevitabile a causa dell'invecchiamento demografico, del calo delle nascite e della continua emigrazione dei mauriziani, fattori che non sono compensati dalla manodopera straniera in entrata. Questa situazione ha portato a carenze di manodopera in settori economici chiave, tra cui l'industria manifatturiera, l'informatica, la finanza, la sanità e l'edilizia, mentre il turismo sta ancora risentendo dell'impatto della pandemia.
La strategia del governo per affrontare queste problematiche ha suscitato delle polemiche. La Confederazione dei Lavoratori del Settore Pubblico e Privato (CTSP), pur riconoscendo i problemi legati all'invecchiamento della popolazione, contesta le cifre ufficiali, affermando che il numero di lavoratori stranieri è di "almeno 75.000", una discrepanza significativa rispetto ai 21.411 riportati dal governo. Inoltre, una parte di questi lavoratori è impiegata senza un permesso valido. Ad aumentare le criticità, la Federazione dei Dipendenti Statali ha evidenziato che nel primo trimestre del 2024, Mauritius contava 37.300 persone in cerca di lavoro, di cui il 50% donne e il 36% giovani, pari al 6,3% della forza lavoro.
Le tensioni hanno raggiunto l'apice il 7 luglio, quando una protesta organizzata dai sindacati e dai residenti locali si è opposta alle nuove misure. I manifestanti hanno chiesto politiche di immigrazione più in linea con la realtà del Paese. Hanno espresso preoccupazione per il tasso di disoccupazione locale e per il potenziale aumento dello sfruttamento dei lavoratori stranieri dovuto alla rimozione delle quote.
Al contrario, il settore delle imprese, in particolare quelle interessate dalla riforma, ha lodato la mossa del governo. L'Associazione dei Produttori Mauriziani (AMM) ha approvato la misura, affermando che garantisce la competitività dell'industria mauriziana a livello internazionale. Altre aziende hanno evidenziato la necessità di velocizzare le procedure di immigrazione e hanno sottolineato l'importanza di investire nella formazione dei giovani mauriziani per bilanciare le dinamiche del mercato del lavoro.
Svizzera
La Svizzera ha registrato un aumento consistente della popolazione nata all'estero a partire dagli anni Ottanta. Nel 2022, gli immigrati e i loro discendenti costituivano il 40% della popolazione residente, circa 3 milioni di persone, una percentuale che supera quella di molte terre di immigrazione tradizionali come gli Stati Uniti, avvicinandosi più ai livelli canadesi o australiani.
La maggior parte degli immigrati proviene dall'Unione Europea (UE) e dall'Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), rappresentando circa il 63% dei residenti stranieri, ovvero 1,5 milioni di persone (2023). Nonostante non sia un membro dell'UE, la Svizzera fa parte dell'EFTA, facilitando la libera circolazione di questi europei. Un ulteriore 19,5% degli immigrati proviene da altri Stati europei: gli italiani sono storicamente il gruppo più numeroso. Recentemente, però, sono stati raggiunti dai tedeschi: le statistiche federali del 2023 parlano di un 14% di immigrati italiani e di un 13,8% di tedeschi. Seguono i portoghesi e i francesi, che rappresentano rispettivamente il 10,8% e il 7% della popolazione immigrata.
Gli immigrati asiatici rappresentano il gruppo non europeo più numeroso con l'8%, superando in modo significativo quelli provenienti dall'Africa (5%), dalle Americhe (3,8%) e dall'Oceania (0,1%).
Alimentare la crescita economica attraverso l'immigrazione
La popolarità della Svizzera è in crescita: solo nel 2023 ha richiamato 68.000 lavoratori europei, con un aumento del 29% rispetto all'anno precedente. I tedeschi sono in testa, seguiti da francesi e italiani, attratti dalla prospettiva di stipendi più alti e condizioni di vita migliori. La Svizzera vanta una robusta crescita dell'occupazione, che si attesta al 2% e mantiene un tasso di disoccupazione basso (2%), in netto contrasto con il 6,8% dell'Italia e il 7,3% della Francia.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Svizzera ha affrontato la crisi sanitaria in modo più efficace rispetto ai suoi vicini. Nonostante si trovi ad affrontare sfide simili, come la carenza di manodopera e l'invecchiamento della popolazione, la vitalità economica del Paese è sostenuta in modo significativo dall'immigrazione. Gli immigrati, che svolgono sia professioni all'avanguardia che lavori meno qualificati, hanno anche un ruolo cruciale nell'innovazione e nella ricerca. Nello specifico, il 39% dei fondatori di aziende e il 50% dei fondatori di startup sono stranieri e molti professori universitari hanno origini straniere. Ciò dimostra che l'impatto dell'immigrazione si estende oltre il settore economico, rinvigorendo anche diverse sfere sociali.
Il passaggio a politiche di immigrazione più rigide
Sebbene la Svizzera abbia tratto grandi benefici dal contributo dei lavoratori stranieri, nel tempo ha inasprito le sue politiche di immigrazione. Nel 2014, il Partito Popolare Svizzero (SVP), un gruppo nazionalista, aveva proposto di limitare l'immigrazione. Il 50,34% della popolazione aveva votato a favore, pur trattandosi di una mozione in netto contrasto con le norme di libera circolazione dell'EFTA. Insoddisfatto del risultato ottenuto, nel 2023 l'SVP si è nuovamente schierato contro l'aumento della popolazione svizzera che tocca "10 milioni di abitanti".
Sebbene il clima politico sia cambiato e sia improbabile che la Svizzera metta a repentaglio le sue relazioni con l'UE, il messaggio dell'SVP ha guadagnato terreno durante le elezioni federali dell'ottobre 2023, caratterizzate da una bassa affluenza (46,6%).
Il futuro delle politiche di immigrazione della Svizzera rimane un argomento di dibattito. Alcuni pensano che, come le sue controparti europee, la Svizzera continuerà a dare priorità agli espatriati altamente qualificati. I cittadini dei Paesi membri dell'EFTA saranno avvantaggiati grazie alla libera circolazione, mentre i non europei dovranno soddisfare requisiti più severi, dimostrando di possedere un elevato livello di competenze. Non si prevede che la Svizzera emuli la recente mossa della Germania di ripristinare i controlli alle frontiere, in vigore dal 16 settembre.