La Nuova Zelanda cerca candidati per il visto di vacanza-lavoro

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Scritto da Ameerah Arjanee il 01 settembre, 2022
Come misura temporanea per arginare la carenza di competenze e di manodopera, la Nuova Zelanda ha aumentato il numero di visti per vacanza-lavoro per l'anno 2022/2023. Dopo il Covid, alcuni settori, tra cui il turismo e l'edilizia, faticano a trovare forza lavoro. Il rilascio di 12.000 visti aggiuntivi dovrebbe aiutare a colmare queste carenze.

Che cos'è il Programma di vacanza-lavoro?

Il Working Holiday Scheme offre ai giovani l'opportunità di fare un'esperienza lavorativa all'estero e di scoprire un nuovo Paese. Il sito dell'immigrazione neozelandese informa che i giovani adulti tra i 18 e i 30/35 anni, a seconda della nazionalità, possono ottenere un visto di 12 mesi per lavorare sul territorio. 

La Nuova Zelanda ha stipulato accordi con 45 nazioni per il programma di vacanza-lavoro. Tra questi figurano Cina, Taiwan, Vietnam, Singapore, Israele, Turchia, Perù, Uruguay, Messico, Italia, Portogallo, Norvegia, Paesi Bassi, Croazia, Polonia e Stati Uniti. I cittadini britannici e canadesi possono usufruire di un visto più lungo, della durata di 23 mesi, in base all'accordo dei loro governi con la Nuova Zelanda.

Durante la loro permanenza, i giovani possono anche seguire brevi corsi, tra cui lezioni di inglese, e svolgere attività di volontariato. World Wide Opportunities on Organic Farms (WWOOF), ad esempio, propone delle esperienze in fattorie biologiche. I partecipanti, tuttavia, finché soggiornano in Nuova Zelanda con questo visto, non possono accettare offerte di lavoro a tempo indeterminato. Devono inoltre pagarsi il volo aereo di andata/ritorno, e provvedere alle spese personali, poiché il programma non è finanziato dal governo neozelandese.

Durante il periodo 2022/2023, saranno emessi 12.000 visti di vacanza-lavoro in più rispetto al normale. Inoltre, agli stranieri il cui visto per scade tra il 26 agosto 2022 e il 31 maggio 2023, sarà concessa una proroga di 6 mesi. Il Ministro dell'Immigrazione, Michael Wood, ha anche fatto sapere che il termine entro cui i titolari di questo visto possono entrare in Nuova Zelanda è stato esteso da settembre 2022 a gennaio 2023. Migliaia di giovani, già in possesso del visto, non sono ancora riusciti a partire a causa della scarsità di voli, delle tariffe aeree più alte del normale e di altri problemi legati al Covid.

Carenza di manodopera e lavoratori temporanei in Nuova Zelanda

La disoccupazione in Nuova Zelanda è attualmente al minimo storico del 3,3% eppure, alcuni settori, faticano a trovare personale. Si tratta di settori gravemente colpiti dalla pandemia: turismo, ospitalità, assistenza agli anziani, edilizia e trasformazione della carne. 

Ad Auckland, alcuni ristoranti hanno addirittura introdotto dei robot per facilitare il servizio ai tavoli perché non trovano camerieri. I tassi di mortalità da Covid-19 nei settori sopra citati sono stati elevati in tutto il mondo. La natura delle mansioni e le condizioni di lavoro hanno reso difficile mantenere le distanze sociali. In Nuova Zelanda, la chiusura delle frontiere ha esacerbato questa situazione, rendendo impossibile l'ingresso di lavoratori stranieri per la maggior parte del 2021.

Un settore fortemente compromesso è quello del turismo. Un'indagine condotta dal Tourism Industry Aotearoa rivela che tre quarti delle aziende turistiche cercano personale (guide turistiche, addetti al marketing, direttori operativi ecc...). Purtroppo, il 59% delle offerte di lavoro disponibili ha ottenuto meno di cinque candidature.

La carenza di manodopera sta aggravando l'inflazione. Ad agosto, la Reserve Bank of New Zealand, al settimo rialzo consecutivo, ha aumentato il tasso ufficiale di liquidità di 50 punti, portandolo al 3%. Questa misura per contenere l'inflazione avrà un esito poco soddisfacente se non si argina la carenza di manodopera. Secondo Wood, Ministro dell'Immigrazione, è cruciale "fornire un sollievo immediato" al settore privato introducendo, nel breve termine, un maggior numero di lavoratori stranieri.

Wood ammette che l'"eccessiva dipendenza" dalla manodopera temporanea e sottopagata ha favorito la crescita di un mercato del lavoro tossico, ma ritiene che questa volta si possa trovare "il giusto equilibrio".

Accordi di settore

Ai settori più colpiti dalla carenza di manodopera il governo neozelandese ha concesso degli sgravi per "sbloccare manodopera aggiuntiva". Si tratta di un'esenzione da applicare allo stipendio medio (27,76 NZD all'ora) che permette alle aziende di assumere più personale dall'estero tramite l'Accredited Employer Work Visa (AEWV), un visto diverso dal Working Holiday Visa.

Le aziende operanti nel turismo, nell'ospitalità e nell'edilizia potranno pagare un lavoratore straniero 25 NZD all'ora. Per quel che riguarda l'assistenza agli anziani, la retribuzione minima dovrà essere di 25,39 NZD all'ora. Nei settori della lavorazione della carne e dei frutti di mare, la tariffa oraria è stata fissata a 24 NZD. 

Queste soglie salariali saranno aumentate ogni anno in base alle oscillazioni dello stipendio medio. I lavoratori stranieri in possesso di un AEWV possono essere pagati al di sotto del salario medio per due anni. Dopo due anni, devono trascorrere 12 mesi fuori dalla Nuova Zelanda prima di poter richiedere un altro AEWV per un impiego pagato al di sotto della media. Se invece trovano un impiego retribuito al di sopra della media, non devono aspettare un anno prima di rientrare nel Paese.