Cosa cambia per gli espatriati che vivono in Kuwait da tempo?
La misura governativa interessa diverse categorie di espatriati: professionisti che lavorano nel settore pubblico, ossia impiegati in agenzie e dipartimenti governativi, persone a carico di espatriati, investitori stranieri, soci in attività industriali o commerciali. Nell'elenco ci sono anche gli espatriati con più di 60 anni, in possesso di un diploma di scuola media o superiore, che godono dello status di residenti auto-sponsorizzati. Tutti questi espatriati possono ora convertire il loro permesso di soggiorno e lavorare anche nel settore privato. In passato, questa opzione non era prevista.
Grazie a questa normativa, le autorità del Kuwait hanno soddisfatto una richiesta degli stranieri in loco, che chiedevano una maggiore flessibilità delle regole vigenti. L'anno scorso, il governo ha permesso agli espatriati ultrasessantenni non laureati di rinnovare il permesso di soggiorno, a patto che stipulassero un'assicurazione sanitaria e che pagassero una tassa annuale di 250 dinari kuwaitiani (circa 814 dollari).
La disposizione è entrata in vigore lo stesso giorno in cui è stata annunciata, ossia mercoledì 8 marzo. Circa i permessi di lavoro degli espatriati over 60 non laureati, sono previsti cambiamenti ulteriori.
Residenza per espatriati ultrasessantenni in Kuwait
Questa misura a favore degli stranieri con più di 60 anni arriva dopo una serie di rimostranze. L'antefatto è la sospensione del rinnovo del visto per gli over 60 come parte della manovra di nazionalizzazione a favore della manodopera locale.
La decisione ha generato proteste tali per cui il governo è dovuto tornare sui suoi passi concedendo agli stranieri over 60 il rinnovo del visto sotto pagamento di una tassa di 2.000 dinari kuwaitiani (circa 6.500 dollari). La cifra, esageratamente elevata, ha fatto insorgere l'opinione pubblica. Le autorità hanno di conseguenza fissato il pagamento per il rinnovo a 250 dinari, con l'obbligo di stipula di un'assicurazione sanitaria privata.
A che punto è la kuwaitizzazione?
In Kuwait, ad ogni crisi si ripropone il problema dell'immigrazione. Dopo la pandemia, il Kuwait ha ripreso la sua politica di nazionalizzazione dei posti di lavoro. Nel 2020, il Paese contava 3,4 milioni di stranieri per 4,8 milioni di abitanti. Gli stranieri rappresentavano quasi il 70% della popolazione, troppi secondo le autorità! Le istituzioni kuwaitiane hanno quindi cercato di ridurre il numero di lavoratori stranieri limitando l'accesso ai posti di lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato. Alla fine del 2020, 100.000 espatriati avevano lasciato il territorio. Nel 2021, se ne sono andati più di 168.000. Gli espatriati si sono sentiti presi di mira e discriminati. A settembre dell'anno scorso, un'ennesima campagna contro gli stranieri ha riacceso le tensioni. Gli espatriati non sono contrari alla kuwaitizzazione, che mira a promuovere l'occupazione dei cittadini locali, ma dissentono con le pratiche del governo, che considerano troppo drastiche e scollegate dalla realtà.
Alcuni sottolineano l'importanza dei lavoratori espatriati che, lungi dal "rubare" il lavoro ai kuwaitiani, contribuiscono in modo significativo alla crescita economica della nazione. Secondo il gruppo di ricerca britannico The Economist Intelligence, oltre il 65% degli espatriati lavora nei Ministeri della Sanità e dell'Istruzione del Kuwait. Anche se l'impatto della nuova misura sulla residenza a lungo termine per gli espatriati è ancora da vedere, è evidente che le porte di questo Paese non si chiuderanno tanto presto.