![entretien d'embauche](https://www.expat.com/images/upload/1/0/3/1/1/1717744252-entretien-dembauche-news_item_slider-t1717744252.jpg)
Nel mercato del lavoro odierno, i periodi di inattività sono più tollerati rispetto a un tempo. Apprezzate dai giovani talenti stranieri, e sempre più accettate dai datori di lavoro, le interruzioni di carriera sono una nuova tendenza. I giovani professionisti si concedono una pausa per trovare una posizione migliore, sia a livello locale che all'estero. Come giustificano la loro scelta quelli che cercano lavoro all'estero e come reagiscono i datori di lavoro?
Interruzione di carriera, ma a determinate condizioni
I giovani lavoratori sono meno esigenti per quel che riguarda la loro carriera? Secondo i sociologi, hanno un rapporto diverso con il lavoro rispetto alla generazione precedente. Per loro, l'azienda non è una "seconda casa" per cui sacrificarsi. Al contrario, la vedono come una struttura da utilizzare per dare forma al lavoro dei loro sogni. Per trovare l'ambiente di lavoro ideale, i giovani non esitano a licenziarsi, a restare disoccupati per un po', a interrompere la carriera per trasferirsi all'estero, a cercare lavoro in un altro Paese, a formarsi, a imparare una nuova lingua o a dedicarsi a nuove attività.
Ad ogni modo, questa "disoccupazione senza complicazioni" riguarda solo i laureati e i giovani professionisti, che fanno affidamento su due fattori chiave: un buon titolo di studio e la sicurezza finanziaria. I governi, consci della tendenza, hanno lanciato dei visti dedicati ai laureati stranieri in cerca d'impiego. E' il caso di Germania, Belgio, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Austria.
Giustificare le interruzioni di carriera con i datori di lavoro stranieri
Che rischi comporta scegliere di non lavorare per trovare impiego all'estero? Come giustificare un'interruzione di carriera nel CV con i futuri datori di lavoro? Si tende a pensare che un curriculum con dei buchi non sia spendibile a livello internazionale, ma i giovani laureati vogliono smantellare questa idea. Portano avanti una nuova visione di carriera, non lineare, e ne difendono la validità
Questi giovani professionisti, pronti a rinunciare a un buon lavoro per assicurarsene uno migliore all'estero, non agiscono impulsivamente. Comprendono lo stato del mercato del lavoro internazionale e il valore dei loro titoli di studio. Sono consapevoli delle riforme sull'immigrazione nei vari Paesi e della competizione tra gli Stati per attrarre talenti stranieri. Le riforme tendono a facilitare l'immigrazione di laureati e stranieri altamente qualificati. Settori come la finanza, l'informatica, il marketing, le nuove tecnologie, la robotica, l'edilizia e l'ambiente hanno bisogno di lavoratori qualificati. Alcune professioni specializzate, in particolare nei settori dell'ambiente e dell'intelligenza artificiale, sono molto ambite a livello internazionale. Si tratta di una valida opportunità per i laureati in cerca di lavoro in questi campi.
Il loro atteggiamento è comprensibile. Non operano in settori dove c'è tanta concorrenza, ma sono le aziende ad aver bisogno di loro. Questi giovani hanno anche un altro vantaggio: spesso sfruttano il periodo di disoccupazione per acquisire competenze in altri ambiti, e lo usano come punto a favore quando si presentano agli reclutatori stranieri.
Talenti stranieri che danno risalto ai "buchi sul CV"
"Dopo cinque anni di studi, mi sono preso una pausa di sei mesi per analizzare meglio il percorso professionale da intraprendere e sviluppare un progetto di carriera. Questa pausa è utile non solo per me, ma anche per voi. La crisi sanitaria ha dimostrato quanto la tutela della salute mentale debba essere sostenuta dalle aziende...".
Questo è quello che spiegano i giovani quando espongono il motivo per cui mettono la carriera in pausa. Sono consapevoli del potenziale del loro CV e del loro titolo di studio. Un periodo d'inattvità di sei mesi, o un anno, non li rende meno competitivi. Ma non rischiano di essere surclassati dai nuovi laureati, con un titolo di studio più recente?
Anche in questo caso, la risposta è no. I giovani professionisti sottolineano la qualità dei loro titoli di studio ed evidenziano le loro esperienze professionali. Aver lavorato per un'azienda prestigiosa all'estero e/o aver svolto incarichi importanti aumenta il valore del curriculum. I giovani professionisti si affidano anche alla loro rete di contatti: ex compagni di classe, contatti ottenuti durante uno stage, un viaggio all'estero o una missione di volontariato. Alcune opportunità di lavoro non si trovano nel mercato del lavoro primario (offerte di lavoro visibili su Internet, ad esempio) ma in quello secondario (offerte interne).
I datori di lavoro come valutano questo nuovo approccio?
Nella loro ricerca di talenti stranieri, i datori di lavoro sono disposti a fare sacrifici per trattenere i candidati migliori: stipendi più alti, lavoro a distanza, assicurazione sanitaria aziendale, bonus di fine anno, ecc. Sanno che i talenti stranieri hanno le loro aspettative e non esitano a scegliere l'azienda che offre benefit migliori. Non cercano necessariamente uno stipendio più alto, ma valutano anche la qualità dell'ambiente e dell'atmosfera sul lavoro, l'equilibrio tra vita professionale e personale e il benessere all'interno dell'azienda.
Alcune aziende, tuttavia, ritengono che questi giovani professionisti non abbiano sempre le idee chiare.
Vogliono "tutto e subito", il che può essere un'equazione difficilmente realizzabile. Ciò detto, i datori di lavoro sanno che un ritorno ai vecchi canoni è improbabile. La modalità del lavoro a distanza è una realtà consolidata. Per attrarre talenti stranieri, le aziende non hanno altra scelta se non quella di adattarsi.
Link utili
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