Ciao Francesco, grazie per averci concesso un po' del tuo tempo per l'intervista. Sei un ingegnere civile e attualmente lavori a Ho Chi Minh, ti posso chiedere che percorso hai dovuto intraprendere per trovare lavoro in questo Paese?
Sono stato selezionato da una azienda Italiana, la prima richiesta di contatto è arrivata da loro tramite una ricerca che hanno fatto su Linkedin.
Ho dovuto passare alcuni test tecnici e psicologici e un paio di colloqui. Alla fine è arrivata la proposta di lavoro concreta come capoufficio, ma accettarla non è stato un passaggio facile, dato il Paese in cui mi veniva proposto di trasferirmi per lavorare. Avendo moglie e figli, mi sono dovuto informare bene per capire bene quali fossero le condizioni di vita qui prima di partire, la scuola per i bambini ed altre cose pratiche.
Per riuscire a prendere questa decisione assieme a mia moglie è stato fondamentale il confronto ed il sostegno con i familiari e gli amici più stretti.
Qual'è stato l'aspetto più difficile da sormontare legato al trasferimento in Vietnam?
Il clima è molto diverso da quello del Nord Italia a cui era abituato, molto afoso. Il Paese, le persone, il lavoro, tutto è stato nuovo per me. Ma uno degli aspetti per me più difficili alla scelta di trasferirmi è legato alla responsabilità che ho come padre e marito nel fare una scelta di questo tipo che ha delle conseguenze non solo su di me, ma anche sui miei familiari. Come dicevo prima, è stato molto importante informarsi prima di partire con persone che sono riuscito a contattare e che conoscevano il Paese e la città in cui sarei andato ad abitare. Era per me fondamentale assicurarmi di avere la possibilità di trovare una casa, un ambiente ed una scuola in cui non solo io, ma tutta la mia famiglia potesse trovarsi bene. Non è stato facile, lo vedremo meglio col tempo, ma per ora i primi riscontri sono stati positivi in questo senso. Anche lasciare la mia città e tutti i miei amici a cui ero così legato non è stato facile. Sono anche dovuto rimanere lontano dalla mia famiglia per diversi mesi dato che mi sono trasferito qui ad anno scolastico incominciato e c'era bisogno che i bimbi concludessero la classe che stavano frequentando.
Mi potresti raccontare le tue prime impressioni sul Paese?
La gente mi sembra semplice, sembra accontentarsi di poco. Il Paese ha molti giovani e già questo è bello da vedersi. Ma è anche bello vedere che si ritrovano al parco a fare un pic nic insieme ed a cantare con la chitarra. Lo stare assieme semplicemente li fa sentire bene. Questo gusto di stare bene assieme facendo cose semplici penso che si sia un po' perso da noi e ritengo sia un po' un peccato. Qui lo ho ritrovato nei Vietnamiti. Allo stesso tempo non sono abituati alla frenesia del lavoro come lo concepiamo noi. Per loro non sembra così grave come lo è per noi essere in ritardo su una consegna. A volte questa lentezza sul lavoro non è facile per noi Occidentali da accettare.
Paese che vai, usanze che trovi: c'è un'abitudine locale che ti ha maggiormente colpito?
Alla diversa gente piace mangiare per terra. Nell'azienda in cui lavoro, a volte anche se il tavolo è libero, qualcuno preferisce mettere un giornale per terra, sedercisi sopra e mangiare così con la ciotola in mano seduti a gambe accavallate per terra. Mi sorprendono anche le cassiere al supermercato che incartano uno per uno tutti gli articoli di vetro per paura che si rompano (come le bottiglie) o il fatto che è normale qui che la spesa venga consegnata a casa. Attraversare la strada con tutti questi motorini poi sembra sempre un rischio pazzesco, ma alla resa dei conti i motorini ti schivano e credo che in Italia gli incidenti siano in numero maggiore.
Gli aspetti che più ti soddisfano della tua vita attuale...
Il fatto di essermi ambientato in un Paese così diverso dal mio e di aver cominciato a conoscere persone con cui comincia a stringersi un'amicizia. Il lavoro che faccio mi piace e mi dà una buona prospettiva per la mia carriera. Inoltre a breve la mia famiglia mi raggiungerà definitivamente per trasferirsi qui con mE dato che l'anno scolastico è finito.
È stato facile ottenere un permesso di lavoro? Potresti darci qualche informazione basata sulla tua esperienza?
Non è stato per nulla facile, ma è l'Azienda per cui lavoro che se ne è occupata. Ha dovuto fare la traduzione giurata dei miei titoli di studio, farmi fare una visita medica qui e verificare che non avessi precedenti penali. Ci sono voluti diversi mesi e numerosi passaggi burocratici, da solo non sarei stato in grado. La legge sull'immigrazione è cambiata recentemente restringendo di molto i requisiti. Di fatto il criterio è che può lavorare qui solo chi fa un mestiere per il quale sia dimostrabile che non c'è disponibilità sul mercato di una persona Vietnamita che possa fare quello stesso lavoro. Se non sbaglio credo che sia lo stesso principio che vale negli Stati Uniti. Non in tutto il mondo si applicano gli stessi criteri di legge che conosciamo noi in Italia, forse dovremmo riflettere su questo aspetto quando discutiamo delle nostre leggi sull'immigrazione.
Ti sei trasferito assieme alla famiglia, come vi piace trascorrere il tempo libero? La città offre opportunità di svago?
Ci piace visitare la città, ma per ora le possibilità di svago che abbiamo scoperto non sono così numerose. Io ero abituato ad avere laghi e montagne a 40 minuti di distanza in macchina e ne approfittavo settimanalmente. Qui non è la stessa cosa, ma facendo amicizia con altre famiglie con bambini, c'è anche qui la possibilità come ovunque che i piccoli possano trascorrere dei bei momenti giocando in compagnia di loro coetanei.
A fronte della tua esperienza, c'è un qualcosa che è assolutamente necessario fare prima della partenza (ad esempio stipulare un'assicurazione sanitaria privata) oppure portare con sè dall'Italia ( tipo prodotti che lì non si trovano)?
Si trova quasi tutto, anche se occorre un po' di tempo per capire bene dove cercarlo. In media la vita è molto più economica che da noi, ma alcuni prodotti (come gli affettati o i formaggi) che da noi sono molto a buon mercato, qui sono costosi, così come il caffè. L'assicurazione sanitaria è assolutamente fondamentale da fare dato che ci sono ospedali di buon livello, ma per i quali occorre averla. Bene informarsi sulle vaccinazioni che dipendono non solo dal Paese ma anche dalla zona in cui si va. Una buona dose di pazienza non fa mai male per accettare tutti gli inconvenienti di adattamento legati allo spostamento in un nuovo Paese ed ai tempi necessari per questo, che non coincidono mai con quelli che erano preventivati alla partenza.
Se dovessi fare un bilancio di questi mesi passati fuori dall'Italia, sei soddisfatto della scelta?
Sì, la rifarei. Non è stata una scelta facile, ma sta portando i suoi frutti in un momento in cui in Italia la situazione per i giovani è molto difficile.
Infine, ti senti di dare qualche consiglio ai giovani Italiani alla ricerca di nuove opportunità all'estero?
Mi sentirei di consigliare di studiare bene le lingue attraverso periodi di permanenza all'estero. In primo luogo l'inglese, ma anche sapere una terza lingua è un plus molto importante. Non basta la grammatica, bisogna avere una buona comunicazione. Per i giovani che hanno difficoltà economiche per andare all'estero ad imparare la lingua, suggerirei di non escludere a priori la possibilità offerte in questo senso dal fare per un periodo il ragazzo/ragazza alla pari all'estero. Per i laureati mi sentirei di consigliare di sfruttare molto le possibilità legate all'uso di Linkedin curando bene il proprio profilo (in inglese ovviamente) ed essendo attenti ad i gruppi inerenti la propria professione. Soprattutto di non arrendersi disperando per l'attuale situazione economica Italiana (oggettivamente difficile): per chi è disposto a spostarsi, come già i nostri padri e nonni hanno dovuto fare dopo la seconda guerra mondiale, le possibilità di lavoro all'estero ci sono. Noi mediamente, rispetto a loro, siamo facilitati dall'avere un titolo di studio (di solito molto ricercato all'estero) che ci consente di poterci candidare per lavori cui i migranti di una volta non avrebbero nemmeno sperato.
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