Ci parli un po' di lei, da quanto tempo vive in Portogallo e in che zona risiede?
Mi sono trasferito in Portogallo nel 2017, in Algarve, precisamente nella zona di Quarteira e Vilamoura.
Parliamo della crisi sanitaria di coronavirus che ha coinvolto anche il Portogallo, come ha vissuto questa situazione cosi particolare trovandosi lontano dal suo paese d'origine?
Inizialmente con un poco di fatalismo. Successivamente ho cambiato decisamente atteggiamento quando col tempo il problema si è meglio configurato e delineato in tutta la sua drammaticità.
Diciamo che mi sono trovato decisamente spiazzato dalla velocità degli eventi. E' indubbio che quando mi sono reso conto delle reali conseguenze del trovarsi in un paese estero con un'eventuale crisi respiratoria ho realizzato la gravità degli eventi, e questo mi ha spinto ad una maggiore attenzione.
Che misure ha adottato per evitare il contagio?
Semplicemente quelle del buon senso: evitare luoghi particolarmente affollati e cura nell'igiene delle mani soprattutto frequentando luoghi pubblici.
Debbo dire che il vivere in Algarve ha aumentato la sensazione di sicurezza rispetto a città quali Roma o Valencia, che ho l'abitudine di visitare.
L'Algarve ha una bassa densità abitativa, clima solare e ventilato, un'aria cristallina e limpida. Tutto questo ha sicuramente contribuito ad una maggiore sensazione di sicurezza e tranquillità.
Come ha trascorso le sue giornate durante la quarantena?
Con un pizzico di noia in più rispetto ad una classica giornata, ma niente di così penalizzante.
I grandi spazi dell'Algarve mi hanno comunque permesso qualche camminata sulle spiagge e la quotidiana corsetta tardo-pomeridiana.
Da qualche giorno ha lasciato il Portogallo per fare rientro in Italia. Ci racconta del suo viaggio: come l'ha organizzato, con quali mezzi si è spostato, che difficoltà ha incontrato a livello di frontiere e di controlli?
Il rientro in Italia, complessivamente, è stato più facile del previsto e senza particolari difficoltà.
Ad oggi sono due le alternative certe per un ritorno in Italia: macchina via Spagna-Francia oppure traghetto via Barcellona.
La soluzione di un ritorno via rotta aerea, a mio giudizio, è ancora troppo incerta e soggetta sia a cancellazioni improvvise che a triangolazioni tra paesi che rendono il ritorno/andata troppo lungo e incerto.
Chi si volesse mettere in moto oggi per lasciare/raggiungere un paese estero deve essere in possesso di una motivazione valida, credibile e dimostrabile che attesti la reale esigenza dello spostamento.
Sembra banale ma è la chiave di tutto. Senza di questa si rischia veramente di essere bloccati e respinti ad una frontiera.
Sia in Spagna che in Portogallo non richiedono autocertificazioni scritte ma esclusivamente motivazioni concrete, e preferibilmente dimostrabili, se richieste.
Detto questo alla frontiera di Villa Real de San Antonio ho trovato la Polizia spagnola: mi hanno richiesto i documenti e i motivi dello spostamento. Sono stati gentilissimi e rapidissimi.
Durante il transito in Spagna non ho trovato né posti di blocco né particolari controlli.
All'imbarco del traghetto a Barcellona mi hanno misurato la febbre senza richiedere ulteriori controlli.
Ho poi dovuto compilare praticamente gli stessi moduli, con gli stessi dati, per ben tre volte prima dello sbarco in Italia ma ormai lo sappiamo… la burocrazia cartacea è una tentazione irresistibile per noi italiani.
Più problematico è stato trovare una struttura aperta in Spagna per poter dividere il viaggio Algarve-Barcellona (1200 km) in due tratte.
Prima della prenotazione è importante accertarsi sempre, tramite conferma telefonica o mail, che la struttura sia aperta ed operativa. Spessissimo i portali di prenotazione online ti fanno effettuare una prenotazione anche se le strutture sono chiuse. E' reale quindi il rischio di arrivare in Spagna e ritrovarsi letteralmente per strada.
Ho soggiornato a Ciudad Real, ottima tappa per chi lascia il Portogallo. Per chi parte dall'Italia un buon punto potrebbe essere Valencia.
E' stato sottoposto a controlli particolari quando è sbarcato a Civitavecchia ed ha dovuto portare con sè dei documenti particolari tipo certificato medico portoghese per attestare la buona salute?
All'arrivo a Civitavecchia ho dovuto presentare le auto-certificazioni che ormai si trovano scaricabili un poco dappertutto. Non mi hanno richiesto ulteriore documentazione. Tantomeno certificazioni mediche estere. L'unico vero controllo è stata la misurazione della febbre sia alla partenza che all'arrivo.
Le autocertificazioni le forniscono direttamente all'imbarco oppure si possono scaricare dal sito del Consolato italiano.
Come si è svolto il tragitto in macchina da Civitavecchia verso casa, ha incontrato dei posti di blocco durante il percorso? Qual era il suo stato d'animo?
Non ho praticamente mai incontrato forze dell'ordine a presidiare la circolazione su strade ed autostrade. Sia in Portogallo, che in Spagna, che in Italia.
Lo stato d'animo? Perplesso, disorientato e amareggiato nel pensare alle conseguenze del sospendere le attività economiche di interi paesi. In particolare per i giovani e in generale per tutte quelle persone che si sono viste smontate da un giorno all'altro anni di lavoro vanificando impegno e pianificazione.
Rientrato in Italia, deve sottoporsi ad un periodo di isolamento in casa?
Certamente, 14 giorni di quarantena, ma considerando la situazione è il minimo.